ANNA, BIPEDE DELLA FAMIGLIA DEI CRISTIANIDI.

Anna era quel tipo di ragazza che ancora sopravvive per via di certi ambienti familiari cattolici, nuclei dall’immacolata morale, dagli estremi tradizionalismi. Anna era un mammifero in via d’estinzione. Il fatto poteva ritenersi preoccupante solo per l’eventuale perdita di una specie caratteristica che aveva segnato la storia degli ultimi due millenni. Anna, bipede della famiglia dei cristianidi. Moderni dinosauri. Anziché estinguersi rapidamente per un meteorite impazzito, degradavano lenti come continenti verso un meritato oblio. La presa di coscienza del realismo ha tempi lenti, tempi morti, palesi ostacoli. Anna era tenace, forte di convinzioni millenarie, di un ferreo plagio storico. Mi ero lasciato ingannare dalla sua mise seducente, dall’aria maliziosamente lasciva, in bilico sul precipizio della sua scollatura, la sera del nostro primo incontro. Difficile accorgersi della sua sbornia dall’alto della mia. Le piccole controindicazioni dei chiaroscuri della notte, delle penombre dell’etile. Ora Anna mi appare nel suo stato originario. I vestiti goffi, l’acqua e il sapone, la mano molliccia da prete, i pomeriggi al catechismo, le amiche della madre alla finestra. Ora le meraviglie alcoliche sono solo la mia di soluzione. Ci vediamo in interminabili domeniche pomeriggio. In passeggiate lunghe quanto i miei sbadigli, dolorose come l’emicrania che mi accompagna. Anna si tiene a distanza di sicurezza, le nostre mani si uniscono al centro di un ponte a corde sospeso sopra un baratro. Mi da dei baci casti alle ventuno, quando la riaccompagno sotto casa puntuale. Immancabilmente toglie la mia mano dalla sua coscia. Non si fa. Il suo è lo sguardo irreprensibile di una vigilessa ad un incrocio preso contromano. Mi riprometto di lasciarla ogni qualvolta ingrano la retromarcia, Anna. Sua madre mi sbircia dalla finestra del primo piano, dietro una tenda ricamata all’uncinetto. Sfortunatamente la separazione prevede un qualche tipo di unione. Non mi sarà facile liberarmi di Anna. Oggi mi ha parlato per ore di tutti i bambini nati al paesello. Peso, lunghezza, costituzione, fisionomia, tipologia e durata del parto, colore del primo pigiamino, previsioni sulla data del battezzo. Che volesse farmi capire qualcosa? Sarebbe stato molto più semplice – e leggero, ve lo assicuro – che si fosse lasciata sfilare i pantaloni. Numerose persone hanno questa smania per gli infanti, che comprendo bene, ma naturalmente non condivido. La comunicazione richiede impegno, una qualche attitudine alla socievolezza e soprattutto delle argomentazioni diverse dalla meteorologia. Rivolgersi ad un moccioso con dei versi gutturali e delle impacciate movenze fisiche è quanto di più imbarazzante, ma semplice e redditizio, esista nel campo dei rapporti interpersonali. I bambini vi risponderanno con un sorriso gengivale, un abbondante fuoriuscita di saliva. Più probabilmente inizieranno a strillare. La gente sa accontentarsi di poco. L’ingenerosità della vita è palese. Ma quando non si sa apprezzare il sorriso degli adulti, è quello che ci si merita. Non mi piacciono i bambini. Si dovrebbe già nascere vecchi, con dell’esperienza da raccontare. Mettere al mondo dei figli è trovare un hobby ai nonni in pensione. E’ alternativa ad andropausa e menopausa altrui. E’ cacciare in grossi guai un individuo, per ripicca contro i propri. E’ una catena di sottili vendette. Glielo devo dire ad Anna, forse è la volta buona. Un giorno lei mi ha gia detto. I bambini sono un dono del Signore. Si ma il pisello chi ce lo mette? E poi fatevi passare gli assegni famigliari..

12 Risposte a “ANNA, BIPEDE DELLA FAMIGLIA DEI CRISTIANIDI.”

  1. ehhh qui si sta facendo confusione eh… mo perchè il quotidiano deve per forza essere noioso? perchè la semplicità deve per forza essere un difetto?

    sono d’accordissimo con chi dice che le cose conquistate danno più soddisfazione…ma anche ciò che non è sudato può essere piacevole.

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