ATTACCHI DI ESTREMISMO UMANO.

Hai mai notato l’estremizzazione che subisci davanti alla scoperta, intesa come messa a nudo, di un sentimento? Hai mai fatto caso che sei impossibilitato a mediare le tue sensazioni? Ti accorgi che percepisci, assorbi e diffondi materiale solo ai suoi estremi, altamente negativo, altamente positivo? Ti rendi conto di perdere ogni visione logica delle cose, che hai solo i toni bianco o nero nelle scala cromatica della vista? Fai di un insignificante dettaglio la freccia del tuo arco, le fondamenta della tua esistenza. Sei disposto a rimangiarti chilogrammi di parole, a rovesciare convinzioni, ad aggrapparti alla speranza testardo come una goccia che scivola sul vetro. Che tu sia vincente o perdente, sei irreale, sei dis-umano. Estraniato dalla tua normale natura. Ma a che cosa sei dovuto? E’ solo puro, tenace istinto di mantenimento di quel che hai raggiunto? Estremo, disperato tentativo di recupero di quel che ti è sfuggito?

L’amore-dolore, vita-morte sono gli istanti in cui mostriamo a noi stessi i nostri limiti, intesi come partenza e capolinea, baratro e vetta, delle nostre possibilità, disponibilità e risorse. Raggiungiamo il culmine della sensibilità, della testardaggine, dell’irragionevolezza, della fiducia, di disponibilità e occlusione, di entusiasmo e disperazione, di prestazione e decadimento fisico. E questi istanti, sono probabilmente quelli in cui siamo più a rischio. Rischio di incomprensione. Quelli con minor copertura lucida. Propensione all’atto vandalico. Momenti in cui siamo sovresposti all’errore. Errore considerato come lo scostamento dalla nostra normal-media, dallo standard cui abbiamo abituato, ma anche dalla comune media.

Ma forse, tutto questo che ci appare come – estremamente irreale – non è probabilmente la più spontanea delle normalità, aimè non comprensibile da chi non si trovi allo stesso livello di enfasi? Infatti, indipendentemente da che parte stiano torto o ragione, giustizia od errore, il quesito interessante potrebbe essere. Tra i due stadi, dove possiamo collocare il nostro io?

Siamo ciò che siamo nel novanta-per-cento del percorso, o sono quei singoli e periodici momenti di estremismo a rappresentarci con precisione?

C’è finzione nel ragionamento e nella stabilità emotiva, quanta c’è imperfezione e illogica nell’istinto. Allo stato delle cose, probabile la società sia più portata ad accettare ciò che è innocuo equilibrio. La malaugurata arte del tenersi lontani dai guai. Ti preferisco standard dentro la mia giornata standard. Per motivi diversi, un eventuale parte lesa del rapporto, spera nel ritorno alla sobrietà, perché il ragionamento le conceda un ulteriore chanches.

Ma se non la giustizia,  sicuramente la bellezza delle persone, va ricercata nell’estremo momento. In quegli attimi sfuggiti alla nostra copertura radar, da captare come stella cadente con occhio e animo avido. Li, ciò che appariamo agli occhi dello spettatore esterno, semmai fossimo in grado di rendercene conto (cosa che capita in genere a posteriori, a mente lucida, un tot più in la) siamo realmente noi, nella nostra pura e cruda nudità, al nostro apice.  Se ce ne vergogniamo solo in seguito, coprendoci a posteriori l’intimità celata, è solo perché siamo coscienti di quanto di più essenziale e personale abbiamo esposto. L’osservatore esteta potrà schernire o trovare deplorevole l’eccesso, la nudità. Solo taluni ne potranno cogliere la sensibilità, trarne piacere o sofferenza.

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