"CARA. ESCO UN ATTIMO A PORTARE LA DEMOCRAZIA."




Il termine democrazia deriva del greco δμος (démos:) popolo e κράτος (cràtos:) potere, ed etimologicamente significa governo del popolo. Non è evidente, ma si può supporre sia sottinteso all’interno del concetto, che tale punto d’arrivo debba essere raggiunto e conquistato dal popolo stesso. Con la presa di coscienza, la conoscenza, l’impegno, la lotta, che partendo dal singolo “illuminato”, arrivino – in un tempo x –  ad un interesse e un adoperarsi, maggioritari, e conseguentemente, vincente. La durata del fattore “X” – che prendendo ad esempio la repubblica italiana – può necessitare una gestazione di svariati millenni, diventa, quando lo scopo di lucro dei paesi civilizzati e civilizzatori si fa impellente, assolutamente variabile, tendente al minimo, di un impazienza e urgenza, a dir poco sospette. Non vi sono motivi, né morali, né umanitari, sociali od economici, di punizione postuma o per salvaguardia anticipata, che possano permettere a stati od organizzazioni – che con più o meno diritto si possano ritenere superiori o giustificati – di mettere le mani sul delicato meccanismo temporale di evoluzione di una nazione, nel tentativo di variarne, le tempistiche. Forse più correttamente si dovrebbe dire, – seppur le motivazioni vi siano – (soprattutto in ambito umanitario), il divieto deve ugualmente vigere. L’evoluzione di una nazione è l’amplificazione allo specchio, dell’evoluzione del singolo individuo. Tempi e modi di quest’ultima, storicamente, sono influenzati da fattori naturali originari. Dai suoi albori, l’evoluzione della specie è legata al territorio e al di questo conseguenti accadimenti. Credo si possa definire una sorta di biodiversità. E’ un’evidenza storica, come le lotte intestine all’interno di un popolo, non possano fare a meno del sopruso, della violenza, dell’organico bisogno di dominio dell’uno sull’altro che caratterizza ogni esperienza umana. Nel corso dell’evoluzione, l’istinto di sopravvivenza, la ferocia animale primordiale, si sono adeguati ai tempi, ammodernandosi per così di dire, diventando prima tirannia militare, per sbocciare allo stato attuale, nel più elegante, diritto di dominio politico. E’ innegabile, tutti, compreso l’ultimo, stadi ben lontani da quella che dovrebbe essere l’esperienza democratica, sia essa intesa nel puro senso politico, ma ancor più per quello sociale. Ma come un malessere interiore, le risposte esistenziali, – il culmine degli interrogativi umani, per farla semplice -, le cui soluzioni devono essere trovate dal paziente entro i propri confini, tra il caldo delle viscere e sopra la tensione delle fibre, così il percorso verso l’equilibrio di una comunità, non può che essere unicamente dipendente dalla comunità stessa. (Parliamo di comunità solo come semplificazione, ben consci di quali siano, le aggiunte di difficoltà, che il concetto di confine nazionalistico, di patria nel suo senso geografico di conquista, aggiungano alla già improba impresa.) Prendendo come esempio l’ultimo mezzo secolo, che è generosamente ricco di altrettanto generosi e farlocchi atti di misericordia dell’Occidente, attenzioni molto interessate verso piccoli stati Lolita, tanto bisognosi quanto evidentemente possibili dispensatori di grazie, è dimostrato e dimostrabile come la pacificazione armata, i tentativi di accelerazione del processo democratico, siano stati del tutto fallimentari, sia nei risultati, sia nel maldestro tentativo di occultare, le vere ragioni dell’intervento. I bagni purificatori nel sangue, non sono che il rigetto di un corpo complesso dinnanzi all’innesto – invasivo – di un corpo, ipoteticamente funzionale, estraneo. E’ indiscutibile che un organo, anche parzialmente sano, alla parte debole (ma senza diritto di rappresentanza) sarebbe comunque gradito. Da malati si bada certamente meno a questioni etiche o morali, meno alla dignità e più alla sopravvivenza. Ma da chi sta lottando per la vita, regresso o forse mai partito da quell’istinto primordiale, di lotta individuale, si può forse pretendere una nuova, rapida, motivata, insurrezione contro idee e stabilità secolari? Gli aumenti di velocità provocano su passeggeri poco atti agli spostamenti, sorte di mal d’auto, di mare, d’aereo. E per concludere, nella strenua ricerca di un risvolto postivo che sembra non esserci, ecco che non lo troviamo, nemmeno in casa nostra. Ci rimangono lacrime previste di vedove, e di coccodrilli. Occasioni per nuovi teatri politici e morali. Un funerale di stato. Paracadutisti dopo il presentatore americano. Rigore e tv show. Quel che offre l’attuale democrazia.

 

Una risposta a “"CARA. ESCO UN ATTIMO A PORTARE LA DEMOCRAZIA."”

  1. bel post, molto saggistico direi, con opinioni che condivido fortemente… la lotta o meglio la guerra tra mondi e civiltà oggi è più che mai evidente, ma perlopiù si fa finta di essere ciechi; il punto di vista occidentale vuole essere considerato un esportatore illuministico ignorando il principio antropologico secondo il quale: « ogni cultura ha il suo proprio criterio, la cui validità comincia e finisce con esso. Non vi è alcuna morale umana universale ». Non è più solo un fattore economico ma quanto piuttosto di dominio…incomincio a temere, Mart, che gli uomini siano molto più lupi di quanto ci si possa aspettare.

    Mi segno il libro di Claudio Giunta, che -tra l’altro- girando su anobii ho notato che ha anche un prezzo molto abbordabile per gli argomenti che tratta

    🙂 salutissimi!

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