CRISTALLO

Ora sono fragile.


 


Ero pietra ed ora sono sabbia di mare. Fine ed impalpabile che scivola fra le dita aperte.


Tutto questo viaggio, passato a dedicarsi senza ricevuta di ritorno,


a trovare tempo, senza visualizzare nessuno scatto di lancetta al cospetto,


a rincorrere obiettivi che passavano sfuggenti attraverso muri di cinta come dentro porte temporali.


Tutto questo ho sopportato, come un vetro antirapina a difendere lo spazio interiore.


Resistente e inflessibile, rimbalzavo tutto con l’aspetto invincibile di facciata


e assorbivo i colpi nelle spesse nervature interne.


 


Non è arrivato nessuno troppo forte. Una banda criminale organizzata del settore.


Solo tanti piccoli accumuli del passato. Tanti piccoli ladruncoli.


Scippatori di vecchiette, ladri d’autoradio, rapinatori di tabaccai, borseggiatori di strada.


 


Ora ho una spessa scheggiatura al centro,una breccia nel vallo, delle onde circolari come sasso nello stagno che da li, vorticano verso l’esterno fino ad estinguersi in microfratture seghettate verso gli angoli.


Ho piccoli dolori traumatici da caduta giovanile, ginocchia e gomiti sbucciati, abrasioni ed ematomi.


 


Il freddo è pungente e si infiltra attraverso il vetro in frantumi, l’alcool brucia sulle ferite aperte.


Ora non posso più sopportare come prima. Sono vacillante.


Ho bisogno di certezze, di contraccambi, di aiuto esterno, ho dato ho bisogno di prendere.


Piccoli materiali per la mia ristrutturazione interiore.


Manutenzione delle strutture portanti.


Datemi del cicatrizzante.


Un ciao alla mattina.


Dieci secondi del vostri tempo.


Un telo in polietilene per coprire questa dannata fessura.


Del nastro isolante.


Una risposta almeno ogni due domande.


Un bicchiere d’alcool per tirarmi su.


Una pacca sulle spalle.


 


Datemi e continuerò a darvi.

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