DEDICATO AD ULISSE.




Mi sono iscritto ad un corso di scrittura. Forse è preferibile – frequenterò un corso di frequenza. Un laboratorio di parole dicono. Partiremmo a settimane. Un circoletto di sinistra in uno scantinato del centro città: staremo freschi, male che vada. L’ultima volta che ci sono stato per sentire un tale, amico di, che vantava collaborazioni con, ho temuto di essere linciato di lì a breve. Scemo io, a pettinarmi i capelli, sbarbarmi e dimenticarmi la giacca a coste di velluto.  – I soviet più l’elettricità, non fanno il comunismo -. La pelata porta le sue grane: l’estate devi costantemente andare a spasso spalmato di protezione dodici o superiore. Conseguentemente, ben odorante di composti al carotene, sei oggetto degli sguardi languidi di tutti i conigli e delle casalinghe anziane che non arrivano alla quarta settimana. Altre volte della gente che si atteggia da sinistra, ti scambia per uno che sta sul marciapiede di destra molto rasente il muro. E’ un po’ come quando ti sembrano tutte fighe, a vederle da lontano o dentro la macchina sulle statali al sole. La società si distingue ormai per stereotipi più che per codici fiscali. Non si è, si appartiene ad un certo gruppo. L’insieme degli esseri umani è stato scremato da negri e altre colorazioni troppo vivaci, e diviso in sottoinsiemi. Dentro questi ultimi,  in base ad aspetti economici e commerciali ben studiati da un gruppo di esperti con un faccione da quarantadue pollici pieno di plasma (venoso), si può rintracciare sommariamente il resto degli umani. Le caratteristiche personali ed univoche di ciascuno, non contano più. A questo punto, a mia volta travolto da questo generalizzare e compostare in grosse balle, ho smesso di preoccuparmi per le mie orecchie larghe e per la mia passione per la dark anni ottanta. I segni particolari sul documento d’identità non interessano più a nessuno. Avremmo dovuto sospettarlo vedendo che tutti riportiamo “nessuno”. Ulisse è stato il primo a fare del qualunquismo e anche a vagare per il Mediterraneo su un barcone: precursore.

Sul modulo di adesione al corso, per giustificare il mio interesse verso la scrittura ho denunciato qualcosa come “per combattere la rarefazione di comunicazione”. Ero serissimo. “Uno degli ultimi giorni di pioggia il sottoscritto si è reso conto di aver eletto la comunicazione a placebo della sua faticosa esistenza: – quel giorno non mi funzionava rete quattro” – . Questa sarebbe una grandissima battuta, se stessimo giocando a chi la spara più grossa. Ma per questo abbiamo già il presidente del consiglio e il papa, che francamente trovo imbattibili. Sto divagando. Non voglio essere polemico, dicevo della comunicazione. Amo comunicare, ma sono estremamente taciturno. Le due cose non vanno esattamente d’accordo. Fino a quando qualcuno non mi dimostra un certo interesse – l’essere interessante a sua volta -, faccio economia di discorsi, parole, sguardi. E spendo tutto in bevande. Comprendo quanto sia difficile giudicare o appassionarsi ad un tizio che se ne sta nell’angolo a tessere golfini a vi coi pensieri, se non si è un fan del punto croce. Non ne faccio, né colpe, né drammi. Ho un ex fidanzata che mi tiene alto l’ego. Può bastare. Mi trovo un discreto conversatore quando non c’è nessuno di meglio in giro. Ma in giro mi piace starci. Proiettare ombre poco definite date da punti luce molto inclinati. Incontrare tra i banchi una passionaria che scriva i suoi testi sul mio torace depilato. Trovare i particolari, unire i puntini dall’uno al cento, saltando i numeri pari. A ciascuno la sua tecnica. Le quarantenni si rifanno le tette perché qualcuno che arrivi da destra gli parcheggi ancora la bici lì in mezzo. Arrivando dal lato opposto, mi chiedo dove parcheggerò.

2 Risposte a “DEDICATO AD ULISSE.”

  1. …già già l’arrivo dell’estate con i suoi decoltè crea delle forti tensioni e discriminazioni alle portatrici di tette con taglie inferiori alla V.a….stereotipi….purtroppo efficaci in un modo fatto di tv…e qualsiasi caratteristica fisica, estetetica o di misura fuori standard ti colloca immediatamente ad un margine, sul bordo della linea considerata ‘normalità’.

    …mi associo: comunicare mi sembra quasi un termine passato di moda

    salutissimi serenissimi maestro Mart

  2. a parte la chiusa esilerante, sto cominciando a pensare che il taciturno che scrive per necessità di comunicare stia diventato o sia già un clichè. non so se ridere.

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