DREAMS..mentre fuori nevica

E’ un martedì ed è la mia serata settimanale di riposo.


Lontano da qualsiasi impegno, attività, uscita e pensiero.


Finalmente io da solo, con la mia vita da single e finalmente


la piena autonomia e libertà da quando sono andato a vivere da solo.


 


Me ne sto dentro il caldo ovattato ed avvolgente della mio appartamentino


dalle forme futuristiche, dagli spazi aperti ed ovalizzati,


dall’arredamento mediorientale e l’illuminazione colorata e soffusa.


Fuori è sera gia notte d’inverno.


Me ne sto come sempre poco vestito dentro i pantaloni della tuta


perché sentire la pelle libera dal contatto dei vestiti è piacevolmente rilassante,


come togliersi di dosso la pelle superiore e rimanere con un tessuto dieci volte più sensibile.


 


Suonano alla porta, non aspettavo nessuno.Apro con l’aria finta gentile e vero scocciata.


 


          Elenco telefonico nuovooooo…


 


Una voce squillante senza filtri impostati ma di una naturalità e felicità innata e ingiustificata mi travolge


scavalcandomi alle spalle e disperdendosi nell’ambiente retrostante.


Probabilmente la sorpresa si nota dato che lei, tentando una voce più controllata e di circostanza, senza tra l’altro riuscirci, come a scusarsi o a chiarirsi,  guardandomi dal basso verso l’alto con l’aria un po divertita, un po goffa mi ri-dice…


 


          …mmm..scusa..ti ho portato l’elenco nuovo, posso ritirare quello vecchio?


 


Mi riprendo dallo sorpresa e guardandomi cosi, scalzo e a torso nudo, con la faccia da ebete impreparato, capisco di aver fatto al solita inutile figura.


La guardo di traverso, ancora scosso dal tono traboccante di vita della sua voce e dagli occhi come espansi e dal sorriso bianco privo di angolature particolari, ma come immortalato e riprodotto in continuazione nel momento perfetto.


La studio ed è davvero buffa ed anche poco sexy, tutta infagottata a cipolla dentro maglioni acrilici e sciarpe fuori moda, i capelli biondo stinti disordinati dal vento e l’aria impacciata dalla pila di elenchi che si porta sottobraccio.


 


          Scusami..su entra…le dico. Fa un freddo crudo e pieno di spigoli, che si incanala su per il vano scale e mi sferza il torace provocandomi un unico ma lungo brivido di freddo.


          Mamma che calduccio hai qui…fortuna che per sta sera ho finito, sono congelata. Uhhh..bello qui..ma è tuo? Lo hai arredato te? Ma vivi da solo? Oddio piacerebbe anche a me, solo che con sto lavoro del cavolo.. vabbe lascia stare…posso appoggiare qua?


 


La scruto da dietro mentre rovescia la pila degli elenchi sul mio tavolo e riesco a vedere una purezza di sentimenti privi di influenze esterne e mente libera da pregiudizi e ideali da raggiungere e pensieri e aspettative di vita..


La osservo e sento vita primordiale scorrerle nelle vene e uscire fuori dentro quella sua voce da ascoltare come un libro aperto di favole per bambini.


La ammiro con la sua estetica poco aggraziata e penso alla sera libera e alla voglia di rapportarmi che mi pulsa dentro insfogata e penso che sarebbe un delitto lasciarla andare senza rubarle qualcosa di quella pienezza che sembra traboccarle da dentro, di quell’impulso naturale di comunicazione che sembra possederla.


 


          Vorresti bere qualcosa di caldo? Sei gelata.


 


Si è girata verso di me con quel suo sguardo impresso di naturalezza e tranquillità di chi si conosce da una vita..in effetti mi pareva di conoscerla da una vita..una vita raccontata in un paio di minuti e in quattro parole quattro.


 


          Hai del vino rosso? Copriti che mi fai venire ancor più freddo!


 


Mi ha appoggiato il dorso della mano gelata sul lato del collo e ho fatto un balzo indietro a scostarmi per quanto era fredda e la sorpresa di quel contatto cosi quasi intimo, da una perfetta sconosciuta, mi ha fatto rabbrividire una volta di più.


 


          Allora sto vino? Lo sai che sei strano?


          … Si si scusa ce l’ho..Rosso di Montalcino o Chianti Colli Senesi?..eh eh che mi prendi alla sprovvista con questo tuo essere socievole e disinvolta e per nulla sospettosa. Hai questa specie di ingenuità positiva priva di secondi fini e poco pensata che mi fa stare da matti, stupisce e annebbia le risposte.


          Su dai che ti si legge negli occhi che non faresti male a una mosca… i maniaci li so riconoscere!


          …..


          ….


Siamo finiti sul divano a bere il vino caldo e fruttato, prima dentro i bicchieri e poi direttamente dalla bottiglia per un tempo non misurabile che non aveva inizio e non aveva fine. Solo intervalli irregolari dettati dai suoi cambi di argomento seguenti alle mie domande e variazioni delle vibrazioni dell’ambiente dettate dalle diverse emozioni che uscivano dal suo raccontare.


Io me ne stavo sdraiato su un lato del divano, con la testa reclinata all’indietro sul bracciolo a guardare il rosso delle luci e col sangue che mi si accumulava nella testa, piena di discorsi e piena dei vortici del vino. Lei se ne stava seduta a gambe incrociate e con il mento e le braccia appoggiate sopra le mie ginocchia, guardarmi da sopra con quei suoi occhi dilatati verso l’alto e verso il basso e le pupille grandi e instancabili a seguire sincronizzate, il ritmo elettrico della sua voce narrante.


Poi il vino e il tempo o semplicemente il destinato svilupparsi degli eventi, hanno fatto breccia nelle ultime barriere fragili e trasparenti che erano rimaste ancora verticali ed erette e gli eventi si sono riversati su di noi, come un onda di piena, fuori da una diga in frantumi.


Lei mi è scivolata addosso da sopra, languida e sinuosa come la danza di un serpente sulla sabbia granulosa e bollente del deserto.


E le sue labbra ora erano stranamente silenziose e morbide da mordere e sapevano di fragola e d’autunno inoltrato. E la lingua veloce e instancabile di parole era lenta di movimenti rotanti e finemente ruvida sul palato e polposa di frutto tropicale.


E quel corpo che pareva goffo e poco sexy imbottito e snaturato di vestiti, era inaspettatamente curve piene di dolci colline e linee sinuose ed eleganti e pelle dorata di abbronzatura e liscia e bollente come febbre e profumo inebriante che prendeva la testa come il vino, più del vino.


Ed eravamo sul tappeto a rotolare in movimenti frenetici da corpi in fusione e istinti animaleschi e non cèrano più voci narranti e acute e a ruota libera a riempire di toni acustici gli spazi della casa, ma solo respiri affannati e scostanti e rallentati e poi di nuovo a perdifiato, come dentro una rincorsa continua, a qualcosa di inaspettato che ti piomba addosso all’improvviso.


E tutto era movimento sensuale, le dita che mi graffiavano la schiena e la distanza fra le pelli inesistente e di tutta la purezza iniziale di quella ragazza impacciata dagli elenchi, sulla porta di casa mia, rimaneva solo qualche segnale luminoso dentro gli occhi bianchi e sempre più espansi e quasi luccicanti che vedevo aperti, comparire ad intervalli regolari di fronte ai miei, nella danza ondulante dei nostri corpi.


Siamo rotolati di fianco che fuori si poteva vedere la neve scendere a fiocchi larghi di vertigine, sotto la luce del lampione.


 


 


E’ un martedì ed è la mia serata settimanale di riposo.


Lontano da qualsiasi impegno, attività, uscita e pensiero.


 


Me ne sto dentro il caldo ovattato ed avvolgente della cucina con la cena quasi pronta.


Fuori è sera gia notte d’inverno.


Me ne sto come sempre poco vestito dentro i pantaloni della tuta


perché sentire la pelle libera dal contatto dei vestiti è piacevolmente rilassante,


come togliersi di dosso la pelle superiore e rimanere con un tessuto dieci volte più sensibile.


 


Suonano alla porta, mia mamma va ad aprire.


          Elenco telefonico nuovooooo…


 


Una voce squillante senza filtri impostati me di una naturalità e felicità innata e ingiustificata travolge


gli spazi disperdendosi per al casa.


Mia mamma la fa entrare.


La guardo attraverso la grata arredamento che divide la cucina dall’ingresso. E’ davvero buffa ed anche poco sexy, tutta infagottata a cipolla dentro maglioni acrilici e sciarpe fuori moda, i capelli biondo stinti disordinati dal vento e l’aria impacciata dalla pila di elenchi che si porta sottobraccio.


La guardo di traverso colpito dal tono della sua voce e dagli occhi come espansi e dal sorriso bianco privo di angolature particolari, ma come immortalato e riprodotto in continuazione nel momento perfetto.


Prende l’elenco vecchio, in cambio di quello nuovo.


          Ciao.


          ……Buonaserata.


          Ciao…grazie


 


Se ne va.

3 Risposte a “DREAMS..mentre fuori nevica”

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