ECLISSI UMORALE

A volte capita e soprattutto al venerdì.


Il venerdì è un accumulo di acido lattico montato settimanalmente,


il giorno in cui si raggiunge il troppo pieno e si trabocca, stanchezza, tossine, stress, nervi tesi.


Oggi la mia alta pressione è stata invasa da una perturbazione, che gia al risveglio ho sentito nell’aria.


Come una mancanza di particelle positive avvertibile fin dai primi  movimenti mattutini, un malumore di fondo pronto a prender pianta stabile.


E’ come pulviscolo e polveri sottili di negatività che respiri e ti intossica i polmoni.


E’ come camminare con un ombra stanca che si trascina dietro lenta e dolente e gia te lo senti addosso che, strascicando i piedi ti fa faticare il doppio e stancarti e prima o poi inciampare.


E così è puntualmente successo a metà mattina, che il mio castello, forse di carte, forse con i basamenti d’argilla, la mia rocca di buon umore ingiustificato, nella quale da qualche giorno mi ero felicemente accampato, quello strano sole caldo permanente, è stato eclissato dall’avvento rapido di un pianeta fuori rotta, che è spuntato improvviso accompagnato da venti freddi e penombra sempre più crescente.


A volte trovi una macchia dentro qualcuno che vorresti perfetto e pulito e candido come neve, qualcuno che ti attira per tutto completamente e che respingi solo per quel segno tangibile di imperfezione.


Ed è ogni volta un conflitto amoreodio alternato a momenti. Attimi amari quando quella macchia gli esce tra le parole e nei modi e nei comportamenti e lo vorresti veder scomparire o dimenticare. Gonfie vele quando ti sforzi e riesci a sorvolare su quell’imperfezione tanto odiata o giustifichi o nascondi fra le pieghe di mille motivazioni o semplicemente ci convivi.


E’ stato come quando un giorno qualsiasi hai preso la tua felpa preferita, convinto di metterla addosso e starci bene dentro come sempre e sentirti confortevole e carino. E invece quel giorno noti quel piccolo difetto che forse c’è sempre stato ma non avevi mai considerato e d’improvviso te la vedi addosso malissimo, colore, pieghe, taglio, inguardabile e importabile.


E stai li ha chiederti come hai fatto a portarla fin ora. E stai li ha chiederti perché non puoi metterla se fin ora era la tua preferita. E stai li a chiederti se è il difetto o se sei tu semplicemente difettato, dentro la felpa perfetta.


Oggi è stato così.


Forse questo periodo felice era basato sopra qualcosa di troppo fragile ed aveva un aspetto illusorio e finto rassicurante che è stato smascherato al primo ricomparire di vecchie paure e fragilità e insicurezze.


Forse il periodo buono è solo eclissato da una nuvola minacciosa e grigia ma di passaggio, che ha bagnato un pò le polveri dei fuochi d’artificio e per oggi quindi niente festa…ma domani forse sarà di nuovo..


Oggi quando la macchia è ricomparsa dentro la mia vista bianca di bagliori da sorrisi stampati, mi si è spento d’improvviso il motore energetico che mi faceva girare a mille seppur nel vuoto delle motivazioni. Mi si è arrestato il dialogo e la lucidità e la costruzione dei pensieri.


E’ stato come quando sulle scale, ti capita di saltare un gradino in una discesa disattenta e ricadere pesantemente sulle ginocchia e sentirti i muscoli stirati e le ossa in disordine e il fiato mancante e la testa come scossa e ti pare di aver perso qualche frammento di spazio e di tempo in quell’attimo di scoordinamento.


Sono rimasto cosi eclissato per gran parte del giorno, cercando ti tenermi in disparte da qualcosa di non ben definito e cercando spiragli di luce a destra e a sinistra e sopra e sotto di questa zona d’ombra senza per il momento trovarli.


La macchia è pulsante di dimensioni variabili, la vedo, non la vedo, oggi è grandissima e inguardabile, domani sarà solo un punto microscopico, un filo tirato. La macchia se ne andrà, forse la cancellerò, forse inizierà a piacermi, ma credo di no, quello credo di no. La prossima volta forse trarrò un respiro profondo e la sorvolerò in apnea, oggi mi ha sconfitto, ma sono partito col piede sbagliato.


Ero fuori rotta e abbiamo accavallato le traiettorie.


Togliti di li, voglio tornare nel mio castello di carte a rafforzarlo.


 

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