EHI GAPPELLONE! BIANCHI E NERI SOPRA SHARM.

E’ un buon periodo che sono decisamente nervoso. La signorina Phillmoure dice che c’è in circolazione un quantitativo di gente con i nervi a fior di pelle. Carenza di attività sessuale a suo dire. Nemmeno lei la vedo così rilassata. Ma forse ha ragione. Suppongo che la carenza quando l’indice è uguale a zero, cambi la sua classificazione in. Totale assenza. Questo è stato il mio duemilacinque. E anche  quattro, tre, due, uno.

In compenso però ho baciato una ragazza che nemmeno avevamo ancora finito, e già mi stava gia dicendo di non fraintendere. Un bacio si può fraintendere? Hai voglia! Io ci vedevo fiori d’arancio, lei la lista della spesa per l’indomani e un paio di otturazioni.

Gli amici egiziani questo non lo potevano sapere.

Che ero un filo in tensione. Anche se ad uno sguardo approfondito, si sarebbe potuto facilmente intuire. Ho una fronte accigliata con tre rughe parallele spesse come salsicciotti e profonde come un canyon. Quando mi sciacquo il volto, l’acqua si deposita e si formano dei laghi artificiali. Ci potrei fare l’energia idroelettrica se non fossi già carico come una molla, ed elettrostatico come un panno di feltro.

Ma questo gli amici egiziani, i giovani amici egiziani, non lo potevano intuire.

Troppo impegnati ad adescare clienti di giorno, ragazze russe di notte. Forse, mi fossi appeso un cartello sul perimetro, avrebbero aperto gli occhi. Limite invalicabile. Chi tocca i fili muore. Attenzione Area trattata con pesticidi agricoli. Mind the gap, please!

:-Ehi amico! E si passavano una mano fra i capelli.

:-Ehi gapellone!

Sono molto fiero della mia testa rosa e del capello millimetrato, e ammetto che li terrei così anche se avessi una criniera leonina. Ma mi risulta difficile digerire chi se la prende con la mia calotta lunare, solo perché è troppo stolto per riuscire a formulare un qualsiasi altro pensiero di circostanza. Ci sono un metroeottandadue di altre cose da notale. Ho gli occhiali spessi. Le labbra da afro-americano. Lasciate stare la mia testa. O per lo meno entrateci.

A una festa di capodanno di qualche anno fa, ricordo, incontrai un tipo conosciuto nei tornei di freccette. Lo surclassavo regolarmente e suppongo la cosa gli rodesse ancora. Un naso che gli olimpionici di trampolino ci farebbero le feste, e una chioma di capelli disordinati, più unti di una patatina del Mac Donald. Forse all’interno si sarebbe potuto trovare anche un Big Mac Menù. Da che pulpito parli. Non ci stringemmo la mano perché la sua era occupata a indicare la mia testa. Levigata.

:-Conosco un sacco di cappelloni ma nessuno mi è parso più intelligente della media. Anzi.

Questo fu il mio augurio per il suo anno nuovo. Non l’ho più detto a nessuno perché non voglio passare per permaloso. Lo sono, ma non sull’argomento.

Ci sarebbero negozi tipici e acquisti interessanti da fare se si potesse girare con calma senza il fiato sul collo e l’insistenza e il sorriso di sbieco, un pò sarcastico, in parte strafottente degli indigeni.

Ci sarebbero confronti culturali da sviluppare se non fossero per la maggior parte impegnati a dirti. Italiano? Ittttttalia unoooo! Napoli? Terrone! Mafia! Si, pizza e mandolino, no? Ma quanti cazzo di abitanti ha Napoli?Ma non stanno mai a casa?

Si potrebbe passeggiare mano nella mano con una ragazza lungo viali palmati, orizzonti di guglie e lastricati europei prefabbricati. Tra fumi aromatici di narghilè, vapori speziati di the in ebollizione, musiche incantatrici e ossessive, pelli arrossate e occhi occidentali spaesati.

Si potrebbe se la vostra ragazza accetta di sentirsi, spogliata, radiografata, violentata da occhi bramosi di libidine che ti trapassano lo sguardo, indifferenti, senza dignità e pudore.

Dove sono le vostre di donne? Dentro il buio di una casa, gli occhi abbassati e forse umidi dietro uno strato di veli? Certo le inglesi, le russe, le tedesche e perché no, anche le italiane, le preferite senza veli e magari ben alcoliche. Ma l’alcool non sarebbe?

C’è un bel concorso di colpa in atto. Regole religiose e regole morali solo se ci fa comodo please. L’occidente ci da il pane. Ma a noi piace giocare ancora col fuoco. Italiano ti frego sul cambio, sono appiccicoso sopra tua moglie, mi offendo se non mi caghi, ehi rispondi mia domanda, guarda che se tu fai così tu non sai cosa io posso fare a te, ehi gapellone, gappellone, gappellone…

Razzismo, si, noi del nord est siamo facili al razzismo, disgusto, ripensamenti, pelle bronzea, venti gradi di minima, snorking di pesci al buffet di mezzogiorno e una caviglia distorta.

Questi sono i miei souvenir.

E’ stata una bella vacanza.

Adoro le ragazze romane. Non ho parlato con nessuna. Al massimo qualche scambio di sguardi e sorrisi. Non sono portato alle pubblic relation. Anche se mi piacerebbe relazionarmi più spesso. Ma non ho trovato particolari aperture dal fronte opposto. Mi sarebbe piaciuto che qualcuna si fosse abbassata il costume dicendo:-Ho voglia di parlare con te. Non comprendo il tacito obbligo del cuccaggio in vacanza. Io non lo pratico nemmeno in casa. Non ho bisogno di una donna io.

Le ragazze romane sono dotate di seni meravigliosi.

Forse ho capito la derivazione dei sette colli romani. Che a voler essere precisi dovrebbero essere in numero pari. Quindi sei o otto. Al buffet serale si sfidavano a colpi di scollature, wonderbra, magliette extrasmall, vestiti da sera, paiette, imbottiture e  mirabolanti congegni estetici. Quindicenni, mamme, mogli, trentenni, zie e nonne. Un orgia di tette, balconi fioriti, terrazze con pista d’atterraggio per l’elicottero, trampolini sulla barriera corallina. Sfasamento dei sensi, occhi impazziti come slot machine, bocconi di traverso e patacche sulla camicia stirata.

La notte, gran puttana mimetica.

E poi il risveglio. Sederi bassi, fianchi abbondanti, pance gonfie e tette striminzite.

Adoro le ragazze romane.

La mia caviglia fasciata ha toccato molti cuori. La prossima volta credo mi farò molto più male. Le donne cadranno ai miei piedi. Ingessati magari.

Trentino vs. Selezione Longobarda.

Li abbiamo fatti vincere i padani. Troppi poppanti nelle loro fila. Non si poteva estrarre la spada. Ci siamo andati leggeri. Noi montanari sappiamo essere anche sensibili. Stavamo per vincere per la verità. Avevo saltato tutti gli avversari con la leggiadria di una gazzella.

La porta era spalancata davanti a me come un paio di cosce aperte ed invitanti.

E questo mi ha fregato. Non sapevo sinceramente da dove iniziare.

La gamba ha ceduto. La caviglia si è rivoltata su se stessa emettendo un gemito sordo di sfibramento, rotazione innaturale e stridore di ossa.

Ho detto addio alla mia carriera di amatore.

Su un campo di erba sintetica dal verde sbiadito. 

Distesi a terra si ha tutta un’altra visuale. Si vede l’opposto di Dio.

Alla mia destra casette bianche basse circondate da giardini fioriti. Alla sinistra il mare bicolore, delimitato da una linea netta. Una passerella galleggiante ti porta oltre il blu più scuro. Si arriccia in verticale come un serpente sinuoso sotto la spinta di onde incantevoli. La passerella non si incanta e non sta ferma un attimo. Nemmeno io mi incanto.

La prossima volta vado in Finlandia.

12 Risposte a “EHI GAPPELLONE! BIANCHI E NERI SOPRA SHARM.”

  1. vituperato dai giovanotti del posto, disonorato de massacrato sul campo da calcio … Frank, per la miseria, altro che Finlandia, la prossima volta si va a Lourdes!!!

    il rientro ti sarà sembrato dolcissimo … un bacio

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