ESTENSIONE DEL DOMINIO, RAREFAZIONE DELLA LOTTA.

La vita ha un grosso errore di programmazione di base. Non vi è la possibilità di escludere l’imposizione del potere. Del dominio dell’uno sopra l’altro. Lo stesso tentare di esporre questa presa di coscienza (allo scopo di renderne partecipi le persone), che di per se pur dovrebbe essere atta ad un miglioramento prossimo ad una certa uguaglianza, è un abuso di forza. Sto tentando di importi le mie convinzioni, cercando di dominare le tue, che ritengo inferiori. E’ ridicolo. Un unico meccanismo errato dentro un ciclope, capace di causare cotanta imperfezione. Cotanto dolore, soffuso e poco lucido, ma persistente alla base dell’attività umana. Vivere la vita non è quello che stai facendo quando sei impegnato a sottostare-soccombere a qualcuno o qualcosa. Quando sei ingabbiato dentro lo schema, quando i tuoi arti si muovono per un meccanismo di funi, quando il tuo sfondo è un teatrino di marionette e il tuo orizzonte il set di uno spot televisivo. La realizzazione degli istinti dell’animo, dell’anima, e del corpo, sono costantemente costretti a strisciare al controllo di un metaldetector. Invalicabile, in quanto ormai siamo imbevuti di metalli pesanti e contaminati, elementi innaturali dalla crescita esponenziale nel tempo e dall’andamento parallelo a quello dell’adipe corporeo. Grassi saturi. Grassi e saturi. Ci ammaliamo di stabilità, violenta e rapitrice, dal primo istante in cui le sue spire, fingono il primo abbraccio protettivo. Diventerà poi il tutto, una morsa di tentacoli indistricabile e opprimente, groviglio tenace e mortale annunciato dal secco scricchiolio delle ossa della cassa toracica, che soccombono.  La vita che stai vivendo è una mediazione obbligata all’impossibilità che ti offre il contesto, e uno sfregio personale alla tua dignità. Vi è un limite oltre il quale non è più possibile lottare per il recupero?Vi è un età massima entro la quale prendere coscienza di ciò che ti aspetta e sfuggire alla trappola? Non vi sono tempi, non vi sono modi, probabile vi siano solo tentativi limitati e coraggiosi, ma dall’esito scontato. Il potere logora chi non ce l’ha e circuisce chi lo possiede. Pure chi ne dispone, sarà troppo impegnato ad ammirarne gli effetti, per realizzare a sua volta lo scopo della vita. Si limiterà, ipnotizzato dal piacere, a viverne una di vetrina, piegandosi così a sua insaputa, agli schemi delle classificazioni, la standardizzazione provocata delle regole già dettate, dal potere sopra il potere. L’animo umano ha fra le sue difettosità funzionali, l’assoluta prerogativa all’adattamento mero e semplice. Malauguratamente durante l’evoluzione animale è stata smarrita, l’aggressività. L’istinto per la sopravvivenza. Ora la tendenza all’adattamento, svincolata dalla lotta, ha convogliato energie nel raggiungimento del piacere estetico. Piacere estetico uguale illusione di felicità. E pensare alla grande occasione. Quella che un tempo fu necessaria sopravvivenza, considerati ammodernamento e civilizzazione, ora sarebbe semplicemente “vivenza”. Sarebbe stato sufficiente mantenere lo sforzo per raggiungere un migliore risultato. Il tempo, l’evoluzione, si sono mantenuti neutrali. Meno impedimenti tecnici, più intelletto, estensione delle possibilità da una parte. Più regole, avversari più forti e preparati dall’altra. Poteva essere uno scontro equo. Ma. Forse abbiamo già ereditato del vizio di base. La modificazione genetica è già in corso. Ci stiamo evolvendo in maniera non autonoma. Siamo sotto controllo, celophannati e sigillati ermeticamente lungo una catena di montaggio. Chi detta le regole, detta anche la nostra evoluzione, la nostra rivoluzione. Precipitiamo verso l’era dei robots, ci accontenteremo un giorno del solo esistere? Ci stiamo attenendo a una sottovivenza. E’ una questione di arrendevolezza o sono regole e limitazioni ad essere imperanti sopra le nostre possibilità? Se osservi la vetta da sdraiato, ti sembrerà almeno due metri più irraggiungibile.

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