GHOST RIDER.


Tavano è a pezzi. Lo ho rivisto dopo un mese di lontananza. Distacco, devo ammettere, voluto. Giustificato alla bell’ e meglio, manco la firma falsa dei genitori. Sono fuori città, sono balato. Vedo delle tizie. No Tavano. Non le ho scopate. Mi era diventato impossibile reggerlo. Fisicamente e intellettualmente. I suoi vestiti hanno iniziare a puzzare spesso di cavolo lessato. Ogni volta che saliva in macchina me ne riempivo le narici. Roba che ti vien l’istinto di salutarlo con un abbraccio. Compagno Vladimir!Ma per dio! E’ tutto fuorché  russo, Tavano. E’ fascista. E’ capitato una sera, che in confidenza, un’ amica mi facesse notare come la sua costante presenza al mio fianco, potesse, diciamo, rovinarmi la piazza. Lo ha detto mantenendo un certo rispetto nei confronti di Tavano. Come a premunirsi: non si sa mai cosa c’è dietro. Ho apprezzato il tatto. Ho evitato di raccontarle cosa Tavano fantasticava di fare col suo bel seno florido. E’ un dato di fatto, le dico. In dieci anni di carriera nessuna tizia ci ha mai chiesto da accendere. Ma non sono il tipo che fa scelte di tipo estetico. Gli amici vanno a pelle o per lo più te li ritrovi gomito a gomito in un età troppo ubriaca e ormonale, per metterti a fare la selezione all’ingresso. Ti ci affezioni come ad un cane, agli amici. Quel tipo di sentimentalismo da santo che ci si è attaccato come la rogna a noi giovani e ubbidienti coglioni. Per tutte le volte che ci han cacciati a messa a tirar su rinunzie, per la cortina di ferro che girava per casa. Guerra fredda e catechismo. A Tavano gli manca la grazia della ballerina. E’ evidente che non si è mai infilato le calze della sorella per sentire l’effetto eccitante del nylon sulle gambe. Son cose che si pagano. Se uno è brutto se la può giocare ancora di ripiego col fascino e i suoi fratelli. La bellezza sfiorisce e stufa tra aprile e maggio così come le donne che ne fanno una necessità imprescindibile. A novembre sugli alberi ci sono antiestetiche e avvizzite pere, solitarie, penzolanti, come le tette di una settantenne. Nessuna traccia di fiori, le vecchie sono per la tinta unita. Ce lo ha mica beige?
Ma Tavano niente. Gli piace portare avanti le tradizioni dell’uomo delle caverne anche se c’è una certa carenza di mammut. Lavoro, patria, disciplina. Qualche riferimento a sfondo sessuale per stare al passo coi tempi.

Tavano mi mette al corrente delle vicissitudini imprenditoriali che lo stanno duramente provando. Per uno che pone la massima fede nel dio lavoro, capisco possa essere durissima. Il lavoro nobilita l’uomo, babbo natale esiste. E’ come se la fidanzata gli avesse messo le corna con un disoccupato, immigrato clandestino e per giunta negro. Lo ascolto in silenzio, incassando come uno sparring partner, storie, versioni e sensi della vita, tardivi e fuori moda. Assorbo insofferente, come una spugna sopra il piano cucina, dopo il cenone di capodanno. Ho una lenticchia nell’occhio.

Ho un ritardo, gli dico, per non farlo sentire l’unica vittima della negatività terrestre. Ho un ritardo sullo stipendio.

Lo ho rivisto sabato pomeriggio. Sabato sera. Domenica alla seconda ora mi sono fatto riaccompagnare a casa come una figa lessa qualsiasi. E’ stata una delle prime volte che ho avuto, così netta, una sensazione di incompatibilità e insofferenza verso qualcuno. Da tanto tempo ci frequentiamo che è difficile capacitarsene. Credo sia come finire un viaggio in acidi e tornare bruscamente alla realtà. Sono cose che ti fanno pensare. Rimango in bilico nella scelta fra le due opzioni per il tempo sufficiente a trovare qualcosa dentro la narice sinistra. Un dito nel naso è il contatto con il nostro interno, il citofono sotto casa.

E’ clamorosa una rottura così rapida o più eccezionale l’aver resistito per un decennio?

Scelgo la ci, Jerry.

Arrivato a casa ho salito le scale come se dietro la porta ci fosse ad aspettarmi una diciottenne in intimo sportivo, frangetta ed acqua tonica. Mi sono spogliato, ho messo – Suicide – Live at GBGB’s 1977.
Steso sul divano, mi è bastato lo sguardo bianco opaco del soffitto, uno sbaffo porpora, per sentirmi nuovamente.

 

2 Risposte a “GHOST RIDER.”

  1. Onestà intellettuale con se stessi, ancor prima che con l’ amico destrorso…Se ti rovina la piazza con le belle,fregatene.Dovranno abituarsi ai tuoi amici prima o poi no? E poi personalm. ho imparato a non preoccuparmi troppo se un amico rischia di farmi fare brutta figura in giro, spero che la gente sia capace di fare sempre un distinguo tra persona e persona, nel bene come nel male, ovvio. Poi quando gli amici proprio non li reggi perchè ti urtano i nervi, ne prendi distanza dicendo loro che hai uno yogurt che ti scade, e se ti chiedono quando ci si rivede a volte puoi azzardare “in un’ altra vita”…

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