H.

L’abilità – tra l’altro involontaria – di Samantha (Samantha con l’acca) era quella di distrarmi nel bel mezzo di ogni discussione, seria, che cercavo di imbastire con lei, sbagliando un congiuntivo. Non era di certo una cosa voluta, una strategia per l’occasione, dato che non ne azzeccava uno, dato che li sbagliava indifferentemente, ordinando i caffè, cambiando il canale del televisore, insomma, sempre, tutti. Avevo cercato di correggerla per l’intera prima settimana, irreprensibile e severo come un professore ligio alla cattedra e agli odori delle stanze chiuse, per una sorta di dovere morale, sociale, culturale. Non puoi semplicemente portanti a spasso preparata, abito, trucco e un bel culo, cristo! le dicevo. Sbuffava! Tutto qua. Sbuffava. Uff! E un alito caldo alla fragola mi filava dritto su per il naso. Ma dai! Precisino. Samantha si esprimeva in concetti per post it, in espressioni caratterizzate per fumetto. Suono onomatopeico, verbo, soggetto, faccia buffa. L’idea di una storia leggera per l’estate, iniziava a pesarmi.

Sono almeno il venti per cento meno fesso di quel che credi. Non pensare non abbia notato, come vi guardate, tu e il. Il perfettino lì, coso. Riccardo. Riccardo già. Già. Riccardo. Riccardo è il tipo d’uomo che da uomo onesto ti fa dire. Ok, gliela do vinta. Aspetta. Tentenno giusto quell’attimo, magari si tradisce un difetto. Ok, finito. Vai. Riccardo. Bello, intelligente affascinante, acculturato, sportivo, socialmente impegnato. Ma non noioso. Sorriso malandrino, aria dannata, fumatore. Mediamente stronzo, quel che serve per l’immagine. Riccardo. Un elenco non alfabetico dell’intero panorama degli aggettivi qualificativi più odiati da quei barocchi degli avvocati. Riccardo piace anche a me. Da uomo a uomo, quel che è giusto, va ammesso. Ti rode un po’ il culo, ma è come quando arriva l’ippopotamo dominante e tu stai li, con la tua Palio Weekend. Fanasca diversamente direbbe: quello lì un figo? Non sono mica ricchione. A me mi piace la figa. Brutti e bruti, che ci vogliamo fare. Insomma ti stavo dicendo. Visto l’andazzo e immaginati i naturali sviluppi, mi sono premunito. Ho frecce al mio arco. Per la verità una, ma ben appuntita. Insomma. Sappi che come precauzione, io ti ho già tradita. Per avere la serenità di essere già in pari, quando sarebbe successo. Tutto qua. ( In realtà non è niente vero. Non saprei dove trovare un altro straccio di donna per poter realizzare la tresca, così come non ho mai saputo trovare il coraggio. Sono un uomo misero, alla frutta, ma conscio. E’ l’unica qualità che credo di avere, la sensazione della realtà. Deborah (Deborah con l’acca) è tutto ciò che ho realizzato e che mi resta. Era inevitabile che la perdessi, è come un anello largo in un dito monco. Volevo solo non essere l’unico triste, tutto qua. Non è piacevole essere gli unici tristi. Uno si accontenta anche di essere sfigato, se sa di non essere l’unico)

3 Risposte a “H.”

  1. per motivi del tutto personali tipo un anello largo in un dito monco …il punto di “Deborah con l’acca” mi ha strappato più di un sorrisetto……è sempre piacevole constatare che a questo nome (perlopiù con l’acca) corrisponde sempre un notevole canone estetico.

    😉 ‘caldi’ saluti sior Mart

    -birretta e piedi in ammollo-

  2. splendido il tuo blog….

    interessante, istruttivo, divertente e ironico….

    all’alba di un’esame da 1000 pagine sono stata rapita dalla lettura dei tuoi post….

    (bhè vuol dire che in parte ti riterrò responsabile della mia bocciatura… )

    A parte cazzate varie.. grazie!

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