I DUBBI, ANCHE QUELLI PICCOLI, NON MI PAIONO UN BUON MOTIVO PER ANDARE IN CHIESA. ANCHE PERCHE’, NON TI RISPONDE MAI, CRISTO!

Mi stavo chiedendo in che percentuale l’habitat naturale di un individuo, inteso come il contesto o i contesti (non solo fisici, soprattutto non solo fisici) in cui si trova per obbligo – dovere infantile –  a vivere finché la sopravvenuta autonomia non gli permette – permetterebbe – il cambiamento, possa influenzare quelli che sarebbero gli elementi caratteriali dell’individuo stesso.

Il condizionale viene posto volutamente, sollecitato dal dubbio. In effetti vi è da valutare se. Uno. Vi siano dei tratti comportamentali, degli ideali, idee, schemi morali ed ideologici, originali ed immutabili, refrattari all’ambiente esterno, che quindi, perseguiscono indipendenti il loro fine ed il loro orientamento naturale. Due. Non vi sia diversamente una certa neutralità di base all’origine, una sorta di azzeramento morale ed ideologico (al pari di quello della conoscenza), e che quindi sia l’habitat di crescita stesso a plasmare l’individuo nella sua totalità, o l’individuo ad indirizzarsi in base agli assorbimenti dall’esterno. Tre. Quattro.

Non saprei se un mix fra entrambe le cose, possa essere la risposta più prossima alla correttezza. Probabilmente, la percentuale di incidenza delle due opzioni, potrà dipendere dalla loro potenza attiva nel contesto analizzato. Voglio dire. In un ambiente di formazione pluralistico, con varie opzioni di scelta, o perlomeno con acquisizioni da più punti di vista, vi sono maggiori probabilità che le basi immutabili (sempre che esistano) della persona, mantengano una certa indipendenza, continuando il loro indirizzamento, mantenendo la loro rotta, se non altro per la possibilità di trovare fra le proposte esterne qualcosa di similare alla loro pulsione. Diversamente, una formazione in ambito ottuso, occluso, dittatoriale, di regimi quali quello familiare patriarcale, quello cattolico, quello apolitico, quello ipermorale e quello della conoscenza puro- scolastica, tutto ciò che in un certo senso è monoteistico, è ciò che più può essere distruttivo, in senso di rappresaglia, nei confronti della formazione libera dell’individuo.

Supponendo a questo punto, che per entrambe le “opzioni all’individuo” analizzate, debba prima o poi scattare una presunta ora X di passaggio all’autonomia,  – decisionale, di indirizzamento o re-indirizzamento – , ulteriori quesiti possono sorgere. Innanzi tutto. Se l’individuo continua a vivere in un ambiente poco pluralista, questa ora arriverà mai? L’incontro con nuove conoscenze, potrà ancora avere effetti o l’indirizzamento unilaterale fungerà da plagio – negazione, avversione – per ciò che risulta diverso da quello sin lì acquisito? Il pluralismo può essere tardivo?

La possibilità di superare l’occlusione imposta, sembra variabile da individuo a individuo. Questo dimostrerebbe in parte la teoria che vi sono degli elementi caratteriali, quelli formanti la struttura psicologica unica dell’individuo, che sono immutabili dinnanzi ad ogni tipo di influenza e insistenza. Sul particolare punto. Queste caratteristiche proprie dell’individuo, sono fattori geneteci? Quindi trasmessi con l’ereditarietà? Dipendono quindi dalla formazione ricevuta da un individuo precedente. Se si. Quale? Quanto lontane sono le nostre basi?

Esiste l’individuo neutro di partenza vissuto in ambiente – bianco –  isolato –  asettico?

12 Risposte a “I DUBBI, ANCHE QUELLI PICCOLI, NON MI PAIONO UN BUON MOTIVO PER ANDARE IN CHIESA. ANCHE PERCHE’, NON TI RISPONDE MAI, CRISTO!”

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