IL POSTINO SUONA SEMPRE..

Un’altra indagine per l’ispettore Blood Closet.

 

 

 

Paul Piggy non aveva propriamente la faccia da serial killer. Si, aveva la faccia da ciccione sudaticcio, da alcolista, da fumatore, da lavativo, da segaiolo, da, pensavano le nonnette, tipo terribilmente maleducato e da impiegato postale di un fottuto Post Office dell’East End.

Ma da omicida seriale, non propriamente.

E sennò, e che cazzo, lo avrebbero gia arrestato da un po’, almeno dopo il quinto o sesto omicidio.

D’altronde, non è che ci sia un profilo fisico determinato per ogni categoria o classe merceologica umana.

Un identikit di base sul quale lavorare.

Che ne so.

Cerchi un banchiere fuggito coi soldi dei risparmiatori?

Cerca fra quelli con la faccia ovale, stempiati sulla fronte, occhiali dalla montatura spessa, pelle rasata, giacca, cravatta e profumo muschiato di dopobarba.

Cerchi un tossico spacciatore fuori dalle scuole?

Cerca fra quelli con la faccia smunta, capello rasato, jeans nero aderente, t-shirt, scarpe da tennis, barba coltivata e bottiglia di birra stretta per il collo.

Cerchi un serial killer.

A bhè…non ti so aiutare amico.

Paul Piggy aveva anche la faccia da bravo ragazzo.

Per la mamma naturalmente.

A parte certe sere, quando le urlava nelle orecchie incazzato e la rovesciava dalla sedie a rotelle a suon di ceffoni.

Ma mamma Piggy, lo capiva.

Era lo stress da lavoro, e lei, si era pure dimenticata di fargli portar su le birre dallo spaccio pakistano giù all’angolo.

Ma il suo Paul, sennò, era in genere, quel che si dice, un vero tesoro.

Quando non era al lavoro, se ne stava tutto il pomeriggio in camera davanti alla tv o a trafficare con quel marchingegno sul cavalletto, attraverso il quale, chissà poi cosa guardava. Una volta era anche entrata pensando di fargli una sorpresa, con un vassoio di biscottini, appena sfornati.

Ma Paul si vede quel giorno aveva problemi di stomaco ed era nervoso, perché aveva alzato la voce più del solito e le aveva urlato delle strane cose tipo..”ficcateli nel sedere i tuoi biscotti caldi e non azzardarti mettere più piede in questa camera vecchia rincoglionita”.

E poi stava sempre in bagno. E usciva tutto sudato e in disordine.

Peccato che le ragazze non lo capissero. Sennò sarebbe anche un buon marito e un buon padre.

Ma era ancora un ragazzetto e a quarantacinque anni, aveva ancora tutto il tempo di fidanzarsi.

E’ si con quella Rose giù all’ufficio, ce lo vedeva proprio bene.

 

 

 

Paul Piggy, ad esser sinceri, fino a qualche tempo prima, poteva anche esserlo.

Un bravo ragazzo. O comunque un tipo normale.

A parte il fatto di sbronzarsi di birre a sere alterne, rovinarsi gli occhi di pornografia in camera e sottobanco al lavoro e concedersi una massiccia dose di sesso a pagamento, per il resto, incluse le botte saltuari alla vecchia madre, era un tipo veramente okkey.

Il bere lo reggeva abbastanza bene, o comunque in genere, non gli provocava particolari effetti collaterali.

Se non qualche occhiaia e alito impastato la mattina successiva in ufficio, (condito con qualche palpatina fugace qua e la alla figlia liceale di Rose, al pomeriggio, quando quel pasticcino grazioso di carne fresca e ormoni, veniva a trovare la madre) e qualche rissa di tanto in tanto al mercoledì, quando giù da Harry’s, si trovavano quegli smidollati e riccastri padri di famiglia, tifosi del Fulham.

Una sera ne aveva beccato uno davvero irrispettoso nei confronti del West Ham, la sua squadra del cuore, e gli aveva spaccato naso e labbro con una testata, riducendolo a una maschera di sangue davanti al figlio di sette anni, che teneva per mano. Poi aveva bonariamente preso in braccio il piccolo moccioso frignante, sussurrandogli:- Ehi stronzetto, vedi cosa ti succederà da grande a tifare per questa squadra di merda?

Solo dopo se ne era andato giù in centro, a trovare qualche puttanella. O forse su in casa, a fare un po’ di amore solitario davanti a una massiccia dose di sesso via satellite.

Ecco. Lla pornografia, era stata la scintilla di tutto questo casino in cui si era ficcato ultimamente.

Gli omicidi, la sfida alla polizia e tutta la conseguente perdita di tranquillità, quella sensazione di sentirsi braccato e il dubbio di esser finito in qualcosa di più grande di lui. Qualcosa di incontrollabile.

Ma per il momento ci beveva su, più del solito, più pesante del solito, non più solo alla sera, ma anche alla mattina e al pomeriggio. E tutto tornava tranquillo.

Tutto era iniziato da quando gli era nata dentro, chissà poi come, questa passione sfrenata, per le riprese amatoriali.

Assuefazione da videocassette e giornaletti. Solite facce, solite estremità, solite posizioni, solite trame e finali scontati.

C’era poca fantasia al giorno d’oggi.

E allora era ora di dare una sterzata di innovamento.

Paul Piggy sarebbe sceso in campo.

Aveva comprato una videocamera super accessoriata, con tanto di treppiede snodabile, e, zoom e movimenti, controllabili a distanza con un piccolo telecomando.

Gli ci erano volute, due mesate della pensione della vecchia, concesse gentilmente a suon di ceffoni.

E poi aveva passato qualche lunga serata, a fare pratica su se stesso, in camera.

Ciack…si gira. Azione.

Non era poi così difficile pensava Paul, il mondo del cinema hard.

Bastava fantasia, zero complessi, un attore protagonista con le palle, e una buona dose di comparsate disponibili a tutto.

Ecco, qui sorse il problema.

Un grosso problema. Che fece perdere le staffe, al bravo ragazzo.

:-No, Paul, no. Tutte le porcate che vuoi, basta che paghi, ma le riprese no. Non voglio finire su una videocassetta e poi in un video internet e nelle fantasie dei segaioli di mezzo pianeta per poi trovarmi una fila di maniaci e pervertiti fuori dalla porta. Io con questo lavoro ci devo campare. Non morire con un coltello piantato nella schiena.

:- Ti giuro Annette..lo tengo solo per me, solo per vederci quando non posso fare un salto qua da te.

:-Senti Paul, sei il tipo meno affidabile che conosca. E se solo non pagassi così bene e puntualmente, non ci penserei un secondo a lasciarti fuori dalla porta, per il pessimo individuo che sei. E ora infila quella dannata cinepresa nello scatolone, facciamo quello che dobbiamo fare e poi togli il tuo culo flaccido da questa stanza, che fra un ora ho un altro cliente.

Questa era stata Annette, ma anche con Clarabelle, Lisa Preston, Jennie La Rossa e le altre amichette a pagamento che aveva sparse per la città, non era andata meglio.

Anzi.

Qualcuna, aveva anche minacciato di chiamare la polizia davanti alle sue insistenze e alle mani levate.

E così Paul, in una fase di cruda lucidità, seguita ad una sonora sbronza del mercoledì, decise che ciò che non si poteva ottenere, andava preso con le maniere forti.

 

 

 

E iniziò a programmare, il suo ingresso, a grandi passi, nel mondo puzzolente del crimine.

 

 

 

Voleva assolutamente quelle riprese. Quelle dannate riprese. Il pensiero gli vorticava in circolo ossessivo, diluito nei litri d’alcool ingeriti, che gli ronzavano in corpo da mattina a sera e nella notte.

Gli serviva un attore protagonista. Bhè semplice. Quello era lui. O meglio. Il suo insaziabile fratellino giù di sotto.

Ci voleva una locacion. Uhm…ai dettagli avrebbe pensato in seguito.

Necessitava ovviamente, di una protagonista consenziente. O comunque una protagonista. Che poi a farla essere d’accordo, ci avrebbe pensato lui.

Ci volevano donne.

E all’ufficio postale, ne vedeva a bizzeffe. Fuori dallo sportello. Casalinghe, segretarie, zitelle, vedove, nonne, minorenni, single, lesbiche, neo divorziate e ogni sorta di ulteriore fattezza del genere umano femminile.

E spesso, tra pratiche, bollette, conti correnti, vaglia postali, riusciva a captare più dati lui, di un investigatore privato.

Vita, morte, miracoli.

Stato civile, indirizzo, numero di telefono, orari, abitudini. Quindi, gli bastava scegliere. Con criterio, ma secondo le sue preferenze.

Infine, elementi affatto non trascurabili, meglio fondamentali, erano necessari:

a)                   Un motivo valido per adescare la preda.

b)                   Delle ottime ragioni per  entrare in contatto con la vittima.

c)                   Un modo sicuro per renderla consenziente.

 

:-Eccheccazzo: Pensò Paul. Lavoro in un ufficio postale. Quale soluzione più semplice, che non presentarsi in casa per consegnare un pacco postale, voluminoso ed inaspettato?

:-Cristo Santo. Sei un maledetto fottutissimo genio ragazzo. Si ma poi?

Un thriller poliziesco, che la notte successiva gli si infilò per errore, tra un canale hard e la replica di West Ham vs. Sheffield United, gli consegnò la soluzione su un piatto d’argento.

:- Cloro…cloro..clorofilla…no no ! Cazzo cazzo..me lo sono gia scordato. Dannata zucca vuota! Aspetta aspetta, ce lo ho qui sulla punta..cloro..cloro clorofoglio? No! No! Ecco…cloroformio. Si cloroformio. Meglio scriverselo prima di dimenticarlo nuovamente.

:-Un fazzoletto ben imbevuto di anestetico inodore e incolore sotto il naso e via. Il gioco è fatto.

 

 

 

La prima vittima fu una certa Elizabeth Cole. Una neo single trentatreenne, appena divorziata, passata all’ufficio, per pagare dei bollettini, destinati alle spese processuali.

Vinse ai punti, grazie a due gambe chilometriche, su una certa collegiale bionda burrosa, che regolarmente, transitava di lì, per controllare il suo conto in rosso, da studentella in trasferta.

Naturalmente, onde non lasciar nulla di intentato, l’attento e minuziosamente pignolo, impiegato postale Paul Piggy, annotò i dati di entrambe, sul suo taccuino personale..

La Signorina Cole abitava al terzo piano di un elegante e recentemente restaurato edificio, nel nuovo quartiere alla moda di Docklands, una volta sede dei magazzini portuali.

Il finto fattorino, parcheggiò il furgoncino marchiato “London Post Office” in un anonima via laterale per non dare troppo nell’occhio, avviandosi poi, con le scarpe che si incollavano all’asfalto reso vischioso dal caldo, lungo il marciapiede e svoltando all’angolo fino davanti all’ingresso del numero 36B, sbirciando di tanto in tanto percorso ed ostacoli, con la testa sporta ai lati del voluminoso scatolone delle poste, che teneva abbracciato davanti a se.

Il portone era aperto, ma il contrasto tra l’intensità della luce esterna e la fredda e scura luce marmorea del vano scale, lo rese cieco per alcuni istanti, obbligandolo a fermarsi per adattare la vista.

Al secondo piano la fronte era gia imperlata di sudore e la camicia-divisa azzurrina dell’ufficio, aveva due pezzature di azzurro intenso, all’altezza delle ascelle.

Elizabeth stava per uscire e il campanello la colse di sorpresa. Faticò a vedere la faccia del fattorino delle poste, fermo sul pianerottolo, dietro l’enorme pacco.

:-Per me ?Chiese.

:-Non aspettavo nulla per la verità! Aggiunse, credendo di riconoscere i lineamenti viscidi dell’impiegato che, qualche giorno prima, quando si era fermata di passaggio in un ufficio su nell’East End  per pagare dei bollettini, la aveva radiografata da cima a piedi, trapassando i vestiti con lo sguardo maniacale e facendola sentire nuda.

:- Forse qualche ammiratore segreto per una bella signora. Rispose lui con la voce affannata, mentre un rivoletto salato di sudore gli scivolava, bruciando, nell’angolo dell’occhio.

:-Potrei appoggiare? E’un macigno!

:-Prego per di qua.

Paul appoggiò lo scatolone sul bordo del tavolo in noce dell’ampia living room, arredata con gusto barocco, di raffinate tende vellutate alle pareti e mobili pregevolmente lavorati dai toni cupi e dagli intarsi scolpiti a mano.

:-Cristo Santo. Pensò. Questa deve aver succhiato al marito una buon uscita coi fiocchi.

:-Davvero non capisco. Disse lei.

:- Senta Signora. In questi casi il regolamento prevede che lei possa aprire il pacco per verificarne il contenuto  e successivamente decidere se tenerlo o restituirlo.

:-E’ quello che farò. Sentenziò lei. Curiosa e in parte scocciata, si levò sulle punte, per cercare un metodo d’apertura sulla sommità del pacco.

Da dietro era un vero spettacolo.

Le gambe chilometriche, scomparivano sotto una gonna vaporosa appena sopra il ginocchio.

Paul resistette alla tentazione di infilare le sue mani incallite sotto quel paradiso ed estrasse, dopo essersi sistemato con una toccatina la patta, il fazzoletto intriso di cloroformio dalla tasca.

La signora Cole era ancora tutta intenta a trafficare con le unghie laccate lungo il nastro adesivo che sigillava lo scatolone, nel tentativo di inciderlo e gli dava le spalle.

Fosse mai che questa palla di lardo puzzolente, invece di stare dietro impalato a fissarmi il sedere, si decidesse a darmi una mano. Pensò Elisabeth.

Quando la grossa mano, le premette la stoffa bianca tra naso e bocca, un respiro automatico le parti dal petto, costringendola ad inalare.

Paul si trovò con quel corpo caldo e seducente abbandonato fra le braccia pelose, che spuntavano dalle maniche della camicia, come tronchi di quercia dal terreno.

Funziona! Pensò gioendo come un bambino. Stronzissimo  clorofoglio funzioni! Funzioni!

La afferro per i due seni abbondanti, morbidi sotto al camicetta in pizzo, trascinandone il peso morto all’indietro sui talloni, attraverso il corridoio e fin dentro la camera da letto.

 

 

 

 

 

 

….fine prima parte.      To bhe continued…

 

 

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