IN VENA.

Ho la vena creativa un tot latitante in questi giorni. Quegli incipit creativi che in genere mi colgono come spasmi nervosi, nei momenti più disparati. Mentre guido. Mentre sto sulla tazza. Mentre dovrei dormire. Segnali di carie, lamenti di articolazione che ti ricordano. Sei vivo, hai un corpo in decadimento. In questi giorni nulla. Faccio fatica a tamponare le parole per frasi ordinarie, necessarie alla sopravvivenza. Pane, carne, mamma, lavoro, femmina, bestemmie. E’ come vedere a cinque colori primari, senza poterli impastare. Non so nemmeno quanti siano i colori primari per la verità. Era per rendere il concetto. A volte mi viene il sospetto che queste crisi siano dovute all’abitudine di stare zitto. Tipo che mi manca l’allenamento. Io sono uno che parla poco quando c’è troppa gente che lo fa inutilmente anche per me. Me la batto da superiore o da vile, uno che non s’immischia. In genere quando entro sulla scena, nel dibattito, poi non mi va di distinguermi. Mi passo della brillantina, come tutti gli altri. Distinguersi è tempo sprecato, a mio modo di vedere, per i tempi che corrono. A volte me ne esco con delle sparate, per la verità, per assaporarne l’effetto. Pem! Pem!Fanno un bel effetto. Ma la gente si affretta a pulire e rassettare. Disinfettante, scopettone, cambio d’abito. I feriti sono subito occultati. Quando ho fatto, poi mi fumo una sigaretta, da solo appoggiato col gomito al bancone. La sigaretta la tengo tra pollice e indice, all’angolo delle labbra. Guardo fissa tra le gambe, la tizia di un amico. La sento fremere. Fa un bel effetto. Dei tizi cinquantenni che hanno assistito alla scena, mi guardano con ammirazione. Purtroppo non è che posso uscirmene con degli anziani. Quando me ne esco con queste colpi ad effetto, mi viene del rossore. Come che avvampo di un misto di vergogna e trasgressione. Stesso effetto che spiare una tizia che si spoglia dal buco della serratura. Agitazione ed erezioni. Questi freni della morale e del quieto vivere son difficili da tagliare. La repressione infantile è una brutta bestia,se ti latita dentro. Ma ogni tanto me ne esco con queste originalità. Nemmeno il minimo necessario. Il formicolio nella testa mi si inceppa. Si accumula. Emicranie cazzo. Di frequente. Necessiterei di un allenamento costante. E’ semplificativo, ma una donna risolverebbe tutto. Colpi di bacino e lingua sciolta fino allo svuotamento. Ma donne così mica se ne trovano. La selezione naturale ha maglie troppo larghe, ci passa ogni bendiddio. Bendiddio, termine spregiativo, si intende. Alle fiche mica si riesce a dar di pisello, se c’hai anche il bisogno di parlare. Una fica è capace di smontarti anche un motore di treno a sua insaputa, senza nemmeno mettersi d’impegno. Proprio non se ne accorge, gli viene naturale. A questo tipo di donne qui, predominanti, ti devi calare nei loro panni, lasciarti scivolare attorno alle caviglie, proprio come i calzoni. E non farti domande. Non è altro che la prosecuzione della vita quotidiana si dirà. Checazzo. Se uno se ne sta con una donna è appunto per tirarsi fuori dal pantano di ogni giorno. Invece niente. Le donne qui, sono le più sporche di fango.


Mi è finita l’ispirazione. Arrivederci e grazie.

10 Risposte a “IN VENA.”

  1. … l’inchino e poi il sipario? guarda che non basta.. il pubblico ha pagato… comunque grazie al cazzo che le donne sono sempre più fangose, sei a trento, TRENTO é COSI’. perdio!

  2. io ieri sera mi sono addormentata alle 21.30 davanti ad un film di altman. sarà forse colpa della quintalata di risotto che ho mangiato? o forse sono solo anziana?

    pista

  3. uuuuuh

    be’ per non essere in vena ‘Distinguersi è tempo sprecato’

    ‘giorno Mart stamattina ho le formiche in testa che fanno il picnic, madò che sonno

  4. ho messo a scaldare sul monitor i fagioli e la polenta. tra poco tiro fuori il cucchiaio di legno e mi metto a mangiare sulla scrivania davanti ai clienti. che non credano di essere in un posto qualsiasi.

    pista

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