LA MOLTIPLICAZIONE DEI PESCI. CRISTO! SERVIREBBE ORA.

Non abbiatevene a male. Ma non sono molto d’accordo su questa storia del dover diventar vecchio per forza. Pessima soluzione. L’unico invecchiamento che concepisco, è quello del vino. Ci sono già sufficienti problematiche e complicanze nella vita giovanile. Che poi non è il decadimento fisico che mi preoccupa. La regolazione alimentare e l’allenamento, sono sulla catena del mio dna e ben oliati. E nemmeno quello mentale. La mente si può allenare più facilmente del corpo. Lo spettro delle calvizie, poi, l’ho già brillantemente risolto. Alla radice. Al bulbo per meglio dire. L’attività sessuale? Bè non può che migliorare. La base di partenza è prossima allo zero e non credo che in questo campo siano ammessi i numeri negativi. Quello che mi spaventa e con il quale, già mi trovo a combattere giornalmente, sopperendone con non poche difficoltà, è la fine delle parole. Delle argomentazioni, per la precisione. Fateci caso. Gli anziani, ma soprattutto i vecchi, che sono quelli più disperati, non sanno più di che parlare ad un certo punto. Ma anche da subito. Eppure insistono. Per quello, finiscono per raccontarvi sempre le solite cose. O parlare per luoghi comuni.

Non posso che capirli. Troppo tempo, troppi discorsi con cui doverlo occupare, fine del vocabolario, fine del merchandising. La vita media, ti può regalare ricordi ed emozioni, entro un limite. Una buona percentuale va dispersa nei meandri della memoria flebile. Il rapporto fra il residuo e lo spazio/tempo, è in quantità imbarazzante, a vantaggio di quest’ultimo. Vi è inoltre lo svantaggio, che le variabili, argomenti preferiti e interlocutore, sono in molti casi obbligati. Perché, parliamoci chiaro, le persone equilibrate, parlano di ciò che è nelle loro conoscenze. Gli interlocutori, molto frequentemente, ti arrivano in dote come un servizio da the in porcellana regalato dalle sorelle della suocera. Bisogna pur farsene qualcosa. Facci giocare il pupo, amore! Insegnagli la forza di gravità. Brutta gatta da pelare il dialogo. Certo, la cultura generale, la conoscenza e la capacità naturale di districarsi su vari argomenti, possono essere un grande aiuto. Ma molto spesso, il nostro miglior e unico ascoltatore, finiamo obbligatoriamente per esclusione, essere noi stessi. Come in amore, così nel dialogo, la tanto aspirata anima gemella, rimane sempre, il miraggio non visualizzabile, al quale sopperire con diversi mezzi e soluzioni. L’adattamento al livello inferiore. La problematica principale però, non sono tanto la varietà, lunghezza e qualità delle argomentazioni, ma la loro assoluta necessità ad esistere.

Ora vi svelerò un sensazionale segreto. Tecnicamente, la lingua si può controllare. La bocca, si può tenere chiusa. I pensieri, non necessitano di essere arieggiati, come una camera a gas dopo la notte. Incredibile vero? Bè, se non lo sapevate, non eravate gli unici. Molta, troppa gente, fatica ancora a crederci. Suda alla sola idea di doversi applicare. Trova raccapricciante, cotanta limitazione. La banalità, naviga a vele spiegate grazie agli aliti incontrollabili della specie umana. Il fatto, è che ormai è universalmente accettata, più o meno come i Mac Donalds vengono accettati come luoghi di ristorazione. Siamo terribilmente arrendevoli e facilmente disposti a calare i pantaloni, quando si tratta di faticare e muovere gli ingranaggi. E’ il primo bene di rifugio, davanti al mattone, la banalità.

Ammetto e non potrebbe essere altrimenti, che essa stessa ha una sua certa funzionalità, nella fase del primo approccio. Seppur personalmente faccia molta fatica ad accettarla ed applicarla. Forse pretendo troppo da me stesso. Mi piacerebbe approcciare una donna con una frase ad effetto. Con argomentazioni di rilievo. Anche perché  non fumo, ho sempre un orologio con me per controllare l’ora e non riesco ad abbassarmi fino al livello infimo delle condizioni climatiche.

Ho un sacco di difetti, che ci volete fare. Con gli uomini, diversamente, è tutto un altro paio di maniche. Maniche molto corte, anche una canotta. Anche un unghia incarnita, può andare benissimo per dare il la ad una duratura amicizia. Mi domando a questo punto, se sia il genere femminile ad essere troppo pretenzioso, o quello maschile troppo idiota. Per non compromettermi, dirò che la verità sta nel mezzo. In ogni modo, vedo il maschio, in seria difficoltà, per quanto riguarda l’intrattenimento verbale, anche nei confronti del suo stesso genere. Silenzi agghiaccianti, facce sbiadite, pollici rotolanti, unghie consumate per ammazzare il tempo. Al massimo qualche tentativo imbarazzato di parola. Pa-pà, mam-ma, idra-ulico, fi-ca! Per quanto è nelle mie possibilità, nel momento pubblico, la mia applicazione nel disturbare questa quiete snervante, è totale. Solo nel campo degli affetti personali però. Amici! Sono un vero rompicoglioni. Non mi sono mai chiesto se magari i miei, amici, non è che volessero starsene un po’ in pace? Non credo proprio. Solamente non sanno che diavolo dire.

Che poi, non ero io, quello che crocifiggeva la banalità? Certo.

In effetti io le stronzate le tengo solo per i meritevoli. Pane al pane. Fichi ai fichi. Sono un trasformista eh?

In ogni modo mi raccomando. Questa è vecchia.

Meglio lasciare che pensino che siete un idiota perché non avete nulla da dire, che aprire bocca e dare immediata conferma di esserlo.

11 Risposte a “LA MOLTIPLICAZIONE DEI PESCI. CRISTO! SERVIREBBE ORA.”

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