LAVORO, FACCIO TARDI LA SERA, VEDO GENTE, HO PENSIERI SPARSI, METTO LE T-SHIRT.

“La morte è ereditaria” – Werner Herzog, da “La conquista dell’inutile.”
Cazzo. Mi sono grattato la testa, sistemato il pisello nei boxer, gli ho stretto virtualmente la mano per complimentarmi, ho spento la luce e mi sono messo a dormire. Che volevate fare? Sconfitto da una frase. Ci sono idee e pensieri, battute e giocate ad effetto che uno vorrebbe sempre partorire per primo e invece ci si trova in coda all’angolo, sotto una grondaia che perde, il tizio davanti a voi con i vestiti che puzzano di canfora. E’ un vecchio, dietro spingono. Mi sono iscritto in una nuova palestra, più vicina a casa, meno attrezzata ma luminosa, come rimedio all’aumento del petrolio al barile, come rimedio al bisogno di nuova comunicazione che mi perseguita. La prima sera la palestra era deserta, solo una anziana cicciona di nome Amalia. Amalia, non ammalia, Amalia, non ammalia. In compenso l’istruttrice è femmina e indossa tutine molto aderenti sull’inguine. – Istinto a ritornare al grembo materno -. Si è dedicata a me per tutta la sera: devo ammettere che è una sensazione davvero strana sentire con i sensi e la coda dell’occhio una donna che ti osserva mentre fai dell’attività fisica alla quale lei non sta partecipando. Peccato, io sono per gli sport di gruppo; chissà dove si può praticare l’orgia. Tra le varie cose ho purtroppo notato un certo disincronismo tra i miei bisogni di comunicazione e quegli degli altri. Non ci riesce proprio di trovare un momento di coincidenza delle necessità. Sfortunatamente il mio senso del dovere mi porta ad essere socievole anche quando non ne ho affatto voglia. Inganno la gente. Per il resto del tempo sto silenzioso in un angolo. Difficile farsi capire di questo passo. I buonisti finiscono per essere crocifissi e direi che sostanzialmente gli sta bene. Il silenzio è prezioso, in via di estinzione, riproduciamolo in cattività. Le piantine sulla mia finestra continuano a soffrire. La mattina scorsa la pianta di salvia era avvizzita, moscia, come i capelli di certi giovani d’oggi. Appiattiti e caduchi sopra facce finte spente – depression raga! L’ho accarezzata, passando una mano fra le foglie come un tempo facevo con i miei capelli. Delicatamente, chiudendo gli occhi per non vedere quanti ne restavano fra le dita. Nessun segno di reattività nelle verdi arterie. Alla fine ho scoperto che era solo disidratata. Anni e anni che mi do da fare con l’abbeveraggio ma non ho imparato proprio un cazzo.  Adesso tutte le mattine le do un bel bicchierone d’acqua. Uno a lei, uno al rosmarino, uno alla menta. La menta è morta da settimane, ho chiesto un miracolo alla mummia di Padre Pio. Siamo una nazione di credenti e arbitri venduti, ci piacciono a parimerito preti e mignotte, preti e leghisti, preti e fascisti. Io sono per un mojito ghiacciato e per le mignotte, fedele alla linea. La sorella si sta gonfiando come se fosse incinta di un paio di gemelli. E infatti lo è, all’inizio avevo creduto fosse il benessere, temevo una sua svolta borghese. Vedendo le fotografie in bianco e nero dei due marmocchi mi sono tendenzialmente commosso, ma me la sono cavata distraendo tutti con il classico diversivo della colica renale. Non credo di essere portato per la paternità per via degli irrisolvibili problemi ad esprimersi che attanagliano gli infanti. Non ci sarebbe dialogo, purtroppo mastico solo un inglese di base. Che minchia di lingua parlano i mocciosi? Nghee!

6 Risposte a “LAVORO, FACCIO TARDI LA SERA, VEDO GENTE, HO PENSIERI SPARSI, METTO LE T-SHIRT.”

  1. …perché innaffiare le piante se sono destinate a seccarsi?

    è un bello scrivere e un buon leggere 🙂 …a volte c’è da pensare sul fatto che essendo la realtà troppo acida e corrosiva per l’uomo, di fatto non convenga ignorarla del tutto. In fondo il signor Sartre nella vita non se la passava mica male 😉

    salutissimi Mart

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