LE NOTTI DEI MORTI VIVENTI.

I locali pubblici sono sempre pieni di pubblico ma di persone non ce n’è. Li dentro mi sento come a casa. Solo. E’ come stare in un cinema chiassoso dove gli spettatori sono anche lo spettacolo. In effetti se ci badate bene, i più finiscono per stare li a guardarsi in silenzio. Dovevo assolutamente pisciare. Da queste parti i locali vengono strategicamente dislocati in luoghi dimenticati da dio. I luoghi dimenticati sono in genere una zona impervia, mai baciata dal sole. Il sole è dio. Gli antichi greci erano un popolo molto saggio. Dovevo assolutamente pisciare e li in giro c’era solo l’imbarazzo della scelta. Il miglior amico dell’uomo è l’albero, il cane è per le femmine. Il locale è più pieno fuori che dentro. E’ la moda dell’estate. Mi allontano dalla civiltà in direzione delle conifere sballottato come una biglia dentro al flipper.  Mi becco una palettata nei denti, un funghetto luminoso rosso mi riverbera negli occhi, faccio solo milletrecentosettantasei punti. Non ho percezione se sono queste sagome inanimate ad urtarmi o il mio baricentro disturbato dagli alcolici, a farmi sbandare. In questa tipologia di locali si privilegia la quantità alla qualità. La qualità è sprecata con il novantacinque per cento delle persone, i biscotti per cani sarebbero più che sufficienti. Devo ricordarmi di avvisare per tempo quando decido di frequentare certi posti. Stappatemi una bottiglia del vostro miglior vino e uccidete il maiale grasso. Sono di buon umore e affondo le mani dentro le tasche. Tengo la testa alta mentre mi divincolo tra i manichini della vetrina. Leggo le loro nuvolette fumetto mentre gli struscio accanto. E’ una lingua basilare che non riesco a percepire perché è così banale che si dissolve come brusio di sottofondo. Solo brevi stringe, formate da frammenti di parole, mi scorrono davanti retina, giusto il tempo di essere lette.

Occalvoraretrop-televisio-chinadaduecentcaval-dodicibir-glio
farmela-ellularenuo-grandefrat-stivaliPrad-rmitotuttoilpome-
komeTva?-frenoamano-antiparassitariaaimeli-rumeper-Roby
936unfigo-spoilereminigonne-iltizioinprovincia-rutto-pincia
tolatiziadelmioamico-cazzodici-suoneriaPervertGold-pieno
difiga-oheraunfreddo-l’hannovistacoltizio-secondome-iscia
lanotizia-acagarestronzo-haiilnumero?-tomilaeuropiùome
-intersoloperchènonc’èlajuv-ilbambinodellaRosan-pushup
diLisecharm-sarailcambiodistagion-sudomaniseraindisco-
devopisciare-diconochepiov-tutina-cisiamobaciatipoilui
mitocc-senzasoldi-farelesopracci-dopolamessa-albar?-
lacasadeisuoi-inmona!-dareipacchi-noholemiekosine-
incazzato-bevutilimpossi-cheoragliallename-miocugino.

Tiro dritto verso il limite della boscaglia, mentre il rumore di sottofondo si affievolisce ed una solita canzonetta facile anni settanta vi si sovrappone, classica e indifferente come un retrogusto d’acqua in bocca. Le braccia desolate scivolano sempre più a fondo, desiderose di sfondarmi le tasche ed incidermi disperate le cosce di graffi d’unghia. Il tappeto del bosco è soffice ma l’impatto con le tenebre è spiazzante dopo ore trascorse nella luminosa allegria di sguardi ignari della vita e alla vita. Sbatto le palpebre per abituarmi al nero spesso ma è come aprire il primo di una serie di sipari di pece. Alla seconda fila d’alberi inciampo in un ramo spezzato e finisco lungo disteso. Ho una certa rapidità residua che mi consente di togliere un braccio dalla tasca e utilizzarlo per accentuare la caduta. Ho ancora maggiore velocità nel ringraziare dio del torto. L’atterraggio è morbido ma la velocità del precipitare ha mischiato l’ordine rigoroso dei miei organi interni. Posso sentire il loro spavento e la loro agitazione. Non svegliare il cane che dorme. Mi rimetto in piedi e mi do una sistemata. Sembro ancora un ragazzo pulito, dalle buone maniere, ex frequentatore di chiese e collegi. Mi slaccio la patta ed inizio ad innaffiare delle piante di mirtillo selvatico. Alle mie spalle la luce del locale sembra un tramonto dorato dentro un orizzonte di tempesta. Un fungo atomico dietro la collina di casa.  Un falò di anime pie fuori dalle mura. Me ne sto qui con il pisello in mano e un aria frizzante che solletica il ventre. Spero sempre in un grosso meteorite in questi momenti. Sono terribilmente decadente, non piaccio alla gente.

8 Risposte a “LE NOTTI DEI MORTI VIVENTI.”

  1. buon giorno. ti assicurerò il dovuto preavviso, quando salgo. per ora lavoro lavoro lavoro… ad ogni modo nulla togliere al vino, ma sono astemia. patto con un’amica, che ho ferito da ubriaca e che ho rischiato di perdere per colpa della mia ultima sbronza.

  2. a me piaci dai…è arrivata la fata vedo…vai piano…altrimenti nel corridoio poi vedi tutto storto e non c’è più bisogno neanche di rothko, baci da we, nina

  3. La qualità è sprecata con il novantacinque per cento delle persone, i biscotti per cani sarebbero più che sufficienti

    da iscrivere sulle entrate delle scuole pubbliche.

    ah, a voler il meteorite non sei l’unico.

    eh eh eh

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