LE SOLITE QUATTRO SCENE DEL CAZZO E MANCO UNA SCAZZOTTATA.

E’ il potere di questo tipo di donna, disponibile ad dialogo e al contatto sopra la media seppur rappresentandola in quel che sarebbe la sua equa normalità, è il potere di riuscire a trascinare l’uomo disperato su castelli in aria, castelli di carte. E’ il tipo di donna poi costretta a soffiare – ma con quanta pena ci si chiede – per liberarsi una via di fuga sul perimetro. Per una boccata d’ossigeno sufficiente a riempire nuovamente i polmoni. Per abbattere ulteriori abusivismi fronte mare. E’ il tipo di uomo facile preda che non imparerà mai. Continue apparenti ultime spiagge annebbiano il raziocinio. Sabbia negli occhi e nel cervello.

 

Locazione. Un luogo qualsiasi del fine settimana, interrato con temperatura sudata e venti freddi climatizzati alle spalle. Da segnalare numerose presenze scenografiche tra le quali, degne di nota, una tipa in carne con ben portato, ampio e agli occhi decisamente marmoreo, seno – le inquadrature del regista vi indugiano sfuggenti ma con frequenza per non apparire volgari – ed una bionda finta, ventenne, dal volto del tutto somigliante a tale web pornostar, Wifey. – i pensieri del regista rivisitano certe scene già viste – . Attori protagonisti. Una tipa non bella, eccentrica e mancata, a suo dire, artista, decisamente logorroica. La bocca molto ampia lo sta a sottolineare.  – Il regista pensa che a volte i silenzi sono dimostrazione di molto acume. Pensa inoltre che nella quantità, la qualità va decisamente a puttane. E la protagonista con la sua persistente necessità di parola, a che ti serve ragazza?, cosa devi dimostrare?, finisce necessariamente per cadere in questo spiacevole malcostume. Inoltre il regista nota che la stessa tende a delle continue note autobiografiche. Scusi, a noi che cazzo ce ne fotte? – L’attore, un tipo non bello, assolutamente, invecchiato – dimostra almeno dieci anni in più – dal suo stesso trascurarsi, fuori forma e fuori peso, che per l’occasione ha però sfoderato il vestito buono. E’ convinto di riuscire a celare al pubblico la sua passione, ma numerosi, e davvero evidenti ahahahah, indizi, lo tradiscono senza pietà. Alcuni sketch di dolcezza e romanticismo in cui si impegna, non consoni al personaggio, suscitano l’ilarità del regista. O forse sono brividi di paura per quel che potrebbe succedere? Il regista. Decisamente provato nel fisico. Vorrebbe strafarsi di coca nel bagno per assentarsi da questo gravoso compito nel quale si è fatto suo malgrado coinvolgere. Se ne sta in mezzo alla scena senza dare alcuna direttiva. Alto, mani affondate nelle tasche, grosse labbra imbronciate, – muove solo le pupille e il collo con movimenti meccanici – potrebbe dare l’idea di un certo – distacco vitale. Ebbene è proprio così. Non rompetegli le palle oltre. Ha tolto l’audio e due luci rosse gli lampeggiano ad intermittenza negli occhi. Una deformazione professionale non impedisce comunque ai fotogrammi di scena di prendere possesso della sua memoria temporanea. Egli denota, che nulla di fondamentale andrà perduto, una volta che avrà svuotato il tutto dentro il lavandino. Gli attori sono dei veri cani e continuano a riprovare le battute senza risultato alcuno. Numerose puttanelle dalle età più disparate che gironzolano per il set, degnano di più di un occhiata il regista, naturalmente nella speranza di ottenere una parte in cambio di favori sessuali. Ma il regista vuole solo andare a dormire e loro non hanno il coraggio di azzardare oltre. Sottoutilizzano il loro potere. In ogni modo il regista non è ancora alla disperazione. Ha un sacco di tempo, tiene a sottolineare.

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