Lettera Aperta

Ciao Vero..


oggi era un miserissimo grado che ti gelava le ossa. Le ossa a metà ottobre.


Poi ti danno delle brutte notizie che ti gelano il cuore. E il cuore, quando ci si mette, ti si gela anche a ferragosto.


Te lo dico io che l’ho provato, ti si fa tanto di quel ghiaccio che hai poi voglia a dargli calore per farlo sciogliere..gran butta roba dopo, a rimetterlo in corsa palpitante.


Cosi mi sono ricordato della tua penultima mail, targata primi di giugno. C’era scritta una gran cosa, una di quelle piccole grandi meraviglie che mi hai lasciato e che dal giorno della tua ultima lettera (era un 7 di giugno) mi hanno come piacevolmente obbligato a scriverti una mail per ogni santo giorno, credo ormai saremmo a 60 o 70 mail, tutte senza più risposta.


La lettera ad un certo punto prendeva un gran bel respiro e faceva più o meno cosi:


“Mart, la vita è come una raccolta punti, …prendi le sfighe, le sofferenze, pugni nello stomaco e nei denti, anche piccole delusioni da niente, prendi e metti via, in un sacco da portare pesante sulle spalle.Poi un giorno ti chiameranno e ti diranno..Ok bello, hai raggiunto il bonus, fine (temporanea??) della raccolta, hai diritto ad un premio. E quel giorno ti succedera una cosa BELLA. Un gran BELLA o forse solo positiva, penso dipenderà dai punti raccolti”


Ecco qua Vero, così l’ho un po sintetizzata ed espressa da come me la ricordavo. Ammetto, attendendo di vederti ricomparire forse un giorno, di andare a rileggermela di tanto in tanto.


Oggi quando mi hanno detto quella cosa davvero brutta, che non è successa a me, sono tornato in ufficio e mi son seduto qua davanti allo schermo a tremare di non so che freddo e a pensare con gli occhi fissi allo schermo e la testa da tutt’altra parte.


Ho pensato che solo qualche ora fa mi sentivo di avere una gran raccolta punti di sfighe e pensavo di meritarmi un signor premio..con tanto di vallette, champagne e inno personale. Mi sentivo davvero il più sfortunato con il mio babbo scassatissimo con il quale mannaggia se andiamo daccordo due giorni di fila, con i mei amici che son pochi e non vanno mai bene, le ragazze..quali ragazze, pure la macchina che sembra farlo apposta, che ogni santo giorno cià qualcosa.


Mi sentivo lo sfigato del pianeta poi mi hanno bussato sugli occhi e li ho aperti. Li ho aperti e mi sono sentito prima un po coglione e poi molto fortunato, per quel poco che ciò, che forse è poco davvero anche se poi non si sa rispetto a cosa. Fortunato perchè se guardi bene cè sempre chi sta peggio di te, ed è una gran brutta cosa solo a dirsi, poi figurati che pure succede.


Ho aperto le finestre con il sole che nel frattempo iniziava a scaldare e ho guardato bene fuori, dentro questa vita e l’ho vista di un rosa, okkey, un po pallidino e sbiadito, ma sempre meglio di certe tonalità di grigi o tutto nero che sicuro, qualcuno si deve sorbire.


Mi son sentito piccolo piccolo e mi sono ripromesso che mai più mi lamenterò se ho poco poco e anzi quel poco poco vedrò di apprezzarlo fino a fondo, come con una cannuccia ad aspirare l’ultima goccia sul fondo del bicchiere, come col pane a lucidare il piatto fino a renderlo lucido.


Ciao Vero, ti aspetto sempre per un giorno, su in cima alla collina all’ombra del grande albero, per quelle quattro chiacchere.


Porta qualcosa di buona da bere.


MART

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