Lithium.

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Il problema degli sbalzi d’umore è che i picchi durano veramente troppo poco. C’è sempre qualcuno o un qualche accadimento o una qualche precedente mal interpretazione che ti riporta con i piedi per terra: Andrea Ti Amo era dedicato ad una ragazza di origini tedesche, ci dispiace. E’ più o meno la stessa maligna cattiveria del fumettista che fa finire i canyon sotto i piedi del coyote, ogni volta un’ennesima puntata senza lieto fine e una roccia in testa. V’è da dire che questi picchi son davvero bazzecole, rampette del garage che scavalchi senza cambiare corona e con lo slancio di un buon sonno e di una ricca colazione appena in circolo, ma sufficienti per farti sentire un Pantani a Pampeago, con l’ematocrito a sessanta, magari senza bandana perché noi si ha buon gusto, la Finanza lontana e  il pubblico in delirio. Sono momenti, sveltine in sogno, finiscono al risveglio come si confà alle illusioni, o verso sera, quando nelle allusioni, col calare della notte, non ci vedi più nulla. L’ottimismo è proprio un male incurabile, gli puoi grattare fra le orecchie sperando di farlo stare a cuccia il più a lungo possibile, gli puoi lisciare il pelo, puoi fingere di essere morto come con gli orsi, ma niente, prima o poi si tirerà in piedi e prenderà a guaire, a fare zapping, a fingere la tosse secca, finché per sfinimento non lo uscirai a pisciare faggi e pioppi e ad annusare il sedere alle amichette.  E’ assai irritante prendere atto di come ci si lasci abbindolare per un nonnulla di questi tempi, nonostante Nietzsche ti ammonisca ogni mattina prima di uscire col suo baffo severo e l’indice drizzato a raccomandarsi, nonostante tu di cani non ne abbia, perché ti graffierebbero il parquet. Non se ne può fare a meno di un po’ di attenzioni, fiori e opere di bene, anche perché gli abbracci sono tutti spezzati dentro al pacchetto, anche perché sulla confezione un sommo poeta ha scritto “non si è mai capito se fu il cioccolato ad abbracciare la panna, o viceversa”. Peccato la gente sia prodiga di promesse e soprattutto di premesse ultimamente, non faccio che leggere incipit o “con un saggio introduttivo di”, ma poi, dopo la pagina bianca con i ringraziamenti in corsivo allineati a destra e una citazione di uno scrittore ebreo, non c’è più nulla, solo lo stesso mattone che i truffatori pugliesi dell’autogrill mettevano nella scatola del videoregistratore venduto a meta prezzo, negli anni novanta. Perseverando, potrei iniziare a pensare ad una sopraelevazione.

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