MAN FAILURE – SYSTEM FAILURE.

L’alternativa iniziava a dargli sui nervi. Mancanza di risultati, si sarebbe potuto semplificare. Ma il ritorno al reale non garantiva certo miglior fortuna. Tutt’altro.  Il fatto era che l’alternativa si stava a sua volta umanizzando. Inoculandone gli estremismi. E non poteva essere altrimenti, essendo realizzata, costituita ed adoperata, dall’essere stesso. I rapporti cifrati, che un tempo si erano garantiti quella aurea di novità, complessità e svincolo da moralismi e pudore – realizzabili in gran parte per merito della copertura dell’ anonimato -, si stavano decisamente imborghesendo. Decisamente lasciati andare. Tipo piedi sul tavolo, camicia fuori dai pantaloni e diet coke in mano. Burp! Prot! Si. Si. Decisamente la massa grassa dell’utente, carica delle sue imperfezioni, si era rovesciata come un alluvione, su quel nugolo di zeri e uno ordinati e asentimentali. Risultato. Le macchine erano passate dall’ essere lo specchio dell’auspicato essere sociale futuro, al diventarne la rappresentazione più reale . Schermi pieni di ditate di polpastrelli dalla pelle grassa, aloni e moscerini schiantati, come facce brufolose e  spossate. Utilizzatori maldestri, riusciamo a danneggiare qualsiasi cosa ci venga fornita. Il pianeta era lì, come una boa di segnalazione, a galleggiare sull’olio fritto. Nonostante questo, decise di darsi ulteriori tentativi. Ancora uno, ancora uno! Di dare un’altra possibilità al ragazzo. Schiaccio il pulsante d’avviamento. Casetta con tetto nero. La porta d’ingresso bianca gli si parò subito dinnanzi in frazioni di secondo. Difficile captarne la provenienza. Sopra, sotto, di lato, dall’orizzonte? L’unica cosa certa era che ora copriva lo sfondo. Un verde paesaggio irlandese, si sarebbe detto. A volte era un deserto di dune arancio. Quando non pioveva. Lentamente iniziarono a comparire anche gli accessori. Qualcosa gracchiava nell’aria sotto ai suoi piedi. Cominciava a spazientirsi. Provò a bussare con una certa veemenza. Il maggiordomo era nell’altra ala del castello. Finalmente aprirono. Una volta all’interno gli prendeva sempre una certa smania di verifica incontrollabile. Speranza mista ad impazienza.  Era tra gli illusi del cambiamento. Del giro improvviso di vento. Della botta di culo. Anche. Una novità, un seguace, un finanziatore. Una semplice scopata. Si incamminò a lunghi passi nel corridoio di destra. Un tunnel essenzialmente nero e liscio, solo scritte d’indicazione a led, e odore di disinfettante per ospedali. Sempre più svelto. Correva quasi. All’improvviso dal soffitto, un apparizione luminosa al neon si materializzò lungo il suo cammino. Lama di ghigliottina. Nella foga della velocità non potè evitarla. Ci fini contro. Dio cane, riuscì solo ad esclamare prima di trovarsi orizzontale  sul pavimento. Era freddo e duro come il marmo. Se lo aspettava, uhm…soffice pixeloso? Tecnologia all’avanguardia del mio bel cazzo. Sotto il cranio senti la superficie leggermente scheggiata. Del marmo. Testa dura. Si tastò la faccia. Il naso era stagno. Leggero sapore metallico in bocca. Gli si erano storti gli occhiali nell’impatto. Dio sa se esiste cosa più fastidiosa di una montatura fuori posto. Si tirò in piedi. L’insegna multicolore lampeggiava davanti a lui ostruendo tutta la sezione del tunnel. POP UP, c’era scritto. Lo guardò con aria di sfida, il coglione sorrideva. Saltò verso l’angolo di destra, pigiando con il palmo della mano, il pulsante con la X bianca su sfondo rosso. Non successe niente. Riprovò. Nella ricaduta fini nuovamente gambe all’aria. Dire che si stava innervosendo, era tardivo. Per i primi cinque tentativi, non successe nulla. Al sesto, la scritta luminosa cambiò. FIND FRIEND & SEX HERE. Il link d’accesso si trovava furbamente sul capezzolo di una tipa dai denti bianchissimi. Aveva forse alternative?Lo cliccò. SUCK PLEASE! BABY! La scritta cambiò ancora. Una volta entrato ispezionò i nuovi ambienti. Niente che non avesse già visto. Crocchi di ragazze sudamericane e dell’est europa, si muovevano su scenari estivi, spacciate con dati falsi, per sue improbabili vicine di casa. Ora tentavano di annullare anche la distanza, che nell’epoca primordiale dell’alternativa, era la vera limitazione. L’assenza di controllo e di possibilità di verifica. In principio fu tutta una questione di fiducia. Ora che l’alternativa è a sua volta umana, la limitazione – distanza – non è che un elemento riduttivo del valore, fra i tanti. Ora ditemi voi, nutrite per caso qualche briciola di fiducia nel sentimento umano? La purezza nella macchina è andata a puttane. O forse non c’è mai stata. Gli era piaciuto crederci, in ogni modo. Una tizia caraibica ora si era avvicinata e si strusciava come una gatta. Sul popup coi dati personali lesse. Elfride, 27, Bressanone (IT). Like roses and big dick. Ti amo, gli disse la tizia, mentre gli rassettava il pacco. Gli sembrò di arrossire. Un altro tentativo. Ancora uno. Poi giuro che basta.

9 Risposte a “MAN FAILURE – SYSTEM FAILURE.”

  1. madò chissà se Elfride, 27, Bressanone (IT) supera il test di turing, pensieri acri di emozioni sintetiche ma sempre più reali …sembra un paradosso

    buon WE Mart, non ti chiedo neanche cosa fai

    …se ti serve un apprendista manovale, fai un fischio 🙂

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