PEPITE DI POLLO.

Non diventerò mai uno scrittore. La mia casa non sarà mai finita nei tempi che mi ero prefissato. Oggi sono un po’ così, pessimista, e poco fiducioso delle mie potenzialità. Quando ti accorgi di essere completamente nelle tue mani, le usi per grattarti la testa pensieroso. Il tutto per via di un indigestione serale che mi ha quasi del tutto privato del sonno. Tutto sommato sono in circolazione cose peggiori, di due ciotole di pepite di pollo e tacchino, a turbare il riposo notturno. Dovrei ritenermi fortunato, ma ho gli occhi che bruciano ed un amo da pesca, ha agganciato la mia fronte e sta, testardo, tentando di portarla in superficie.  Deve essere quel vecchio, di Hemingway. Nelle ultime  ore alcune delle mie più ferree convinzioni, sono andate disattese.

In un ristorante tipico, ci sono due genitori hippie con due figli borghesi al tavolo vicino al mio. Ahahahahah! Bella no? Ve la devo spiegare?

Una scena completamente errata. C’è imbarazzo in tutti. I bambini non proferiscono parola. Nella perplessità delle loro sopracciglia però, si legge certa la decisione di condannare  all’estinzione, la specie dei loro genitori. La cena viene consumata in fretta, come un ultima spiacevole, ma dovuta, incombenza. Prima dell’atto finale. Il condannato ha diritto ad un ultimo desiderio. Quando per sbaglio faccio cadere il coltello sotto il tavolo, chiedo scusa. Non sopporto i rumori improvvisi, ma nemmeno quelli lunghi e continuativi. Questa deformazione di bambino moderno si limita unicamente ad avanzare una dose comunque per lui eccessiva di pasta al pomodoro. Quando se ne va, mi sento colpevole del mio aver generalizzato. Gli chiedo di ricordarsi di me, quando sarà dirigente aziendale del paradiso. Fortunatamente nell’angolo sinistro, due mocciose strillano e pestano i piedi, per un pennarello rosa, che sembra non scrivere. Alcuni adulti nei loro pressi. Dovrebbero essere i genitori ma sono dei tizi che si stanno accordando per uno scambio di coppia. La quarantenne con i brillantini sul contorno degli occhi e nella scollatura, strappa un grosso vibratore rosa dalle mani delle mocciose e dice. Con questo faremo divertire i nostri mariti. I mariti danno un centone alle mocciose per comprare il loro silenzio. Questa l’ho gia sentita.

La parte più sociale e commerciale di me stesso continua a non capire perché le persone la guardino. Le donne lo fanno con maggior frequenza. La cosa mi costringere a correre in bagno per togliermi questo dannato prezzemolo dai denti. Il prezzemolo non c’è mai. Allora chiudo la lampo. Il giudizio universale è ogni giorno ed è basato sulla qualità del vostro vestiario, i giorni pari. Sulla tonicità della vostra pelle. I giorni dispari. Sulla piega della vostra acconciatura. I festivi. Sulla qualità dei vostri falsi sorrisi. Le festività cristiane. E’ tutto silenzioso, è tutto in mute. La valutazione è conosciuta solo al giudicante. La vostra morte è dolce, l’ascesa in cielo è senza gloria. La nuova cameriera brasiliana ha un culo brasiliano, tette brasiliane, sabbia di Copacabana nel cervello. Quando si muove tra i tavoli, si sentono suoni di maracas. La vedo roteare la lingua dentro la bocca e contro le guance prima di chiedere. Certo che desideriamo dell’altro. Pompino! Pensa qualcuno. Caramella, immagino io. Mi lancia delle occhiate che ricambio solo quando non mi vede. Non si devono mai dare dei vantaggi al nemico. Gli occhi non riescono ad essere indifferenti nemmeno al disgustoso, figuriamoci alla bellezza estetica. L’animo umano medio invece, ultimamente è semplice indifferente. Senza particolari criteri. Sommandoli, immaginatene il risultato. Il nemico a fine turno va via con un imprenditore danaroso. Io vado via con del denaro in meno. La sintesi del capitalismo.Una tipa maggiorenne solo a termini di legge, mi lancia ulteriori sguardi. Una cameriera mi saluta. Solo più tardi riesco a collocarla grazie al flashback dei suoi baffi austroungarici. Ingoio polpettine di tacchino. Due alla volta. Le cameriere del ristorante sono tutte pettorute. Ingoio due pepite di pollo. Fortuna non ho preso due pizze. Quella più giovane, dal seno decisamente più tonico, vuole portarmi due amari. Per questa volta uno è sufficiente, le dico con sguardo malandrino. Sorride. Mi ci mette due cubetti di ghiaccio. La penombra è una buona alternativa alla solitudine. Le ombre sono la nostra rappresentazione terrena. Non stimabile in quanto dipendente da fattori esterni. Il nostro aspetto è ombra. La gente si ostina a non capirlo. Eppure il sole è evidente che si muove. Da solo la notte mi faccio anche troppa compagnia. Devo chiedere al tizio dentro di me di smetterla, ma ormai inizio a conoscerlo bene. Non smetterà. Non è possibile giudicare gli altri finché continuiamo ancora a rimanere sorpresi da noi stessi. Il giudicante tende ad essere il parametro di confronto e stima del giudicato. Troppo fiducioso nella globalizzazione delle anime. Il giudicante è sempre un passo troppo avanti, perché di spalle non veniamo bene. La fortuna è che investiranno prima lui. Quando vai avanti con l’età, i tempi di recupero si allungano. Con la maturità si tende in gran parte all’acquisizione. Esperienza, conoscenza, riflessione, sofferenza, grassi lipidi, acciacchi fisici. Sfido poi che i più trovino difficile il dare. Fortunatamente si può pareggiare il tutto con i capelli lasciati sul cuscino. Ah, dimenticavo. La mia erezione mattutina mi ha chiesto di lasciarla stare che aveva ancora sonno. Si è semplicemente rannicchiata dall’altra parte. Il tipo dentro di me invece, è sempre bello attivo. Ha delle gran occhiaie e mal di testa frequenti. Ma è’ un tipo a modo.

8 Risposte a “PEPITE DI POLLO.”

  1. ‘giorno Mart

    …finito il pranzo direi che di carne al fuoco c’è tanta…

    il suicidio è un Atto per chi lo compie ed un Gesto per chi rimane, il tramite che unisce questi due estremi non credo sia solo la negazione della propria esistenza, certo ci può anche stare un arrendersi alla quotidianità, ma il gesto è troppo radicale per una banalizzazione, c’è forse il desiderio struggente di scoprire le carte e diversi personaggi non ne possono più testimoniare; le scelte sembrerebbero due, forse ce ne sono altre …volevo capirne di più, ma se mi passi la battuta non ne ho avuto il tempo e ne è venuta fuori una sintesi

    ma non dispero, qualche ritaglio qua e la lo trovo

  2. ‘giorno Mart

    nella mia fervente attività ho trovato questo from wiki, vedi se t’interessa

    “La sospensione del giudizio è un processo cognitivo, nonché uno stato della mente, particolarmente implicato nella formazione di giudizi etici e morali. La nozione opposta a questa è quella di pregiudizio, cioè un giudizio formulato in assenza di ragioni oggettive al quale tuttavia viene accordata la piena convinzione di validità. Laddove il pregiudizio conduce a trarre conclusioni o a formulare giudizi in assenza di un numero sufficiente di informazioni, la sospensione del giudizio impone di astenersi da simili atti fino al raggiungimento della necessaria quantità di informazione.”

    tuttavia per certa gente il pregiudizio è d’obbligo perchè la loro idiozia è conclamata

  3. volevo andare a pranzo, trovo il tuo post e cambio idea, mangerò dei crackers 😉

    ci sono molte riflessioni che si possono sottoscrivere (dipende dal lettore), i fatti sono tra le righe e le parole precise non sono solo un semplice rilievo. Qualcuno parla di “sospensione del giudizio” ecco mi è venuto in mente questo mentre leggevo l’ultima parte del tuo racconto…

    buondi’ Mart

    ah bello anche il museale avatar, fighissimo perchè anche Giulia cambia avatar secondo l’umore

    quasi quasi mi converto

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