POTEVA ANDARE ANCHE PEGGIO: AVREI POTUTO CHIAMARMI CRISTIANO.

E’ sempre difficile pescare un profilo intelligente fra un nugolo di facce sconosciute, rosee e paffute, ingrassate dai piaceri della vita. Agli sguardi bisogna sempre consentire di aprire bocca, prima di giudicarli. E frequente può capitare di dover arrivare in fondo ad una vita per non esserne ancora certi e trovarsi a mantenere l’ennesimo approccio di circostanza. Il salone puzzava di presenza umana, di effluvi di corpi trascurati, di ghiandole ansiose. E’ notevole constatare quanto calore possano provocare qualche centinaio di corpi riuniti in un seminterrato, rivestito di moquette rossa, spelacchiata, sbiadita sul lato opposto alle finestre.
La prima persona alla quale prestai attenzione era un tizia burrosa sulla trentina, decisamente imbellettata, appariscente come un albero di natale, che in un angolo appartato stava – ho supposto – cercando di sistemare qualcosa di fastidioso ed ingombrante. Qualcosa che doveva essersi infilato nel retro delle sue mutande. Ma forse era solo impacciata, innervosita da quel caldo denso, insalubre, dall’aria sessuale, riconducibile a quella dei cinema che proiettano il porno.
:-Sig. P.G. Tartassoni, dissi, allungando la mano per saluto e presentazione.
Capii che era il tipo che stavo cercando dal fatto che non mi chiese come facevo a conoscere il suo nome. Era scritto sul cartellino che tutti avevamo in dotazione, appuntato sopra il cuore. Era a forma di cuore. Non il classico cuore stilizzato, simbolo abusato del sentimentalismo umano, ma una e vera propria foto del muscolo. Sopra stavano scritti i dati di ognuno. Nominativo, età, residenza, professione ed una frase ad effetto, che doveva, nelle intenzioni degli organizzatori, essere atta a favorire la selezione fra i partecipanti. Restio a questo genere di sentimentalismo da romanzi d’amore, sul mio avevo scritto, “L’amore, una distrazione irrisoria per la mente, spesso fatale per l’uomo”. Naturalmente, essendo quella una riunione di cuori solitari, lo status sentimentale, sul badge di riconoscimento, era stato tralasciato.
Presi il Sig. Tartassoni sottobraccio e ci incamminammo verso la zona del buffet, angolo alcolici. C’erano un aperitivo dal sospetto colore violaceo, come di un ematoma con ristagno d’acqua sottocoscia, e un pregiato spumante di mele dei grandi magazzini. Optammo per il secondo. Pier Giovanni era un cinquantenne con la passione per i night club. Economicamente disastrato. Gli chiesi come mai non era passato a cose più serie. Le ragazze d’appartamento ad esempio.
:-Troppa morale iniettata in circolo e assorbita dai tessuti, impossibile espellerla, anche con la peggiore delle sudate, mi disse. Ogni volta che ho provato a comporre uno qualsiasi dei numeri degli annunci a pagamento, mi si materializzava davanti agli occhi l’immagine del Sacro Cuore di Gesù.
Potevo capirlo.
:-L’istruzione giovanile è la miglior forma di controllo ancora vigente, gli dissi, stringendogli una spalla affettuosamente. Obbedienza in cambio si sussistenza.
:-Già, non siamo molto più autonomi di qualsiasi nuova generazione di robotica, ribattè. La vita è un più o meno lungo tunnel mal illuminato, lungo il quale le uniche concessioni sono zizzagare come ubriachi o schiantarsi prima dell’uscita. Il salto di corsia come unica variabile possibile, il resto, fili di burattinai spessi come ragnatele. Il controllo, l’ordinamento attuale della civiltà, non è la risposta al bisogno sociale di regole, di limiti e campi d’azione ben definiti, di ordine e disciplina, ma una forma meno grezza e vagamente più umana del predominio di qualcuno sopra altri. La legalizzazione del sopruso, due pennellate di rosa, tanto da farlo apparire una gentile concessione, una necessità. Non c’è la parità di diritti, che che ne dicano. Di qui il bisogno di legiferare per controllare i pochi lucidi rimasti. Per proliferare i vantaggi acquisiti.
Il Sig. Tartassoni mi parve un po’ scosso da questa sua oratoria, seppur eseguita sottovoce, a mio unico favore. Ho sempre apprezzato le persone che si infervorano per motivi validi. Gli offrii una patatina. Lui diede un colpo di gomito al mio braccio, per attirare la mia attenzione. Aveva uno sguardo nuovo e trasformato, da compagno di merende e malefatte. Con un movimento dei suoi occhi incanutiti, mi indicò una quarantenne discinta, che li a qualche passo, stava macchinando con proprie calze, ignara delle nostre attenzioni. La guardammo imprecare contro un grosso buco formatosi sull’alluce. Un perizoma leopardato le spuntava abbondantemente dai pantaloni. Ci parve sul punto di saltare come un elastico, da quanto era teso. Ci voltammo nuovamente verso il buffet. Presi una tartina a forma di pin up, sopra la quale era spalmata una salsa di un verde non umano. La appiccicai alla parete, per constatare il grado di presa del prodotto.
:-Ci siamo evoluti solo meccanicamente, riattaccò. Nell’ultimo secolo abbiamo fatto un balzo spaventoso nel campo della conoscenza. Di questo passo, con questi ritmi di progressione, potrà capitare di arrivare a breve al capolinea. Capolinea inteso come auto-annientamento, sia inteso.
Lo lasciai continuare, mostrandomi d’accordo, esponendo un sorriso amaro.
:-Per opposto, riprese, per assurdo, a tutto questo repentino progresso materiale, non è corrisposto un pari sviluppo intellettuale, sociale, morale. Tutt’altro. Considerate le conoscenze acquisite, le nuove disponibilità, i risultati ottenuti non possono che avvalorare un idea di recessione sociale.
:-L’eguaglianza è ormai irraggiungibile e il potere imprescindibile, gli dissi, mentre mi versavo dell’altro spumante. Urtò il mio bicchiere con il suo.
:-Già, cin, disse.
Poi l’occhio mi scappò sul suo cartellino di riconoscimento. "L’amore è una forma poetica di prostituzione. Ci si scambia sempre la sofferenza, tendenzialmente senza chiedersi il conto", stava scritto.

9 Risposte a “POTEVA ANDARE ANCHE PEGGIO: AVREI POTUTO CHIAMARMI CRISTIANO.”

  1. sulla libertà trafitta sono assolutamente d’accordo. mi consola il fatto che c’è uno “spazio” assolutamente inviolabile e nello stesso tempo tanto fragile che è il modo di sentire le cose, che si può ancora salvare. Il pensiero è molto più modellabile. altrimenti tutti avrebbero a disposizione gli stessi strumenti. come arrivano dentro a volte mi sembra una bella magia e vale la pena fermarsi ad ammirarla. un saluto

  2. Trovo il post denso di concetti. Mi sento un po’ come il Sig. Tartassoni. L’evoluzione in senso stretto è meccanica. I geni si ricombinano casualmente, formano mutazioni spontanee e alcuni, i più forti, prevalgono. C’è però la coscienza, nella nostra specie, e l’influenza dell’ambiente. Credo che il progresso serva. Sempre meglio trovarsi in una squallida rinione per cuori solitari, con la pancia piena, che braccati da qualche predatore nella giungla. O in catene su qualche nave romana (anche se cose simili succedono ancora). E la felicità, seppure istantanea, esiste. Io produttivo? Ho ripostato della roba vecchia, perché forse svolterò un po’ il mio blog. Il distacco,c on un pizzico di ironia, è il modo migliore di sopravvivere, in certi casi. Grazie del cmt, Mart. Ti linko. Sun on you

  3. Gli archie Bronson Outfit son molto particolari…una specie di riedizione psichedelica del southern rock, io li trovo assai interessanti!

    Poi ammi sapere cosa ti piace di più che così vedo cosa trovo sul genere…

  4. Beh…tutto sommato è l’era dell’essere scritto su cartellini, scambi di idee davanti a tartine appiccicate al muro per prova di qualità e perizzomi da rigetto. Una bella “Era” direi… Tutto sommato avresti anche potuto chiamarti Cristiano.

    Bello scrivere.

  5. Ah beh, a sapere che comunque al cinismo non si crede mai fino in fondo a meno di non sprofondare nella pazzia, uno ci si può anche, tutto sommato, divertire.

    Uno potrebbe rispondere alla domanda: che fai nella vita?

    Gioco col cinismo…

    P.S.

    Purtroppo manca almeno un terzo/una metà ancora delle band ignote che ti ho mandato (tutti i The-qualcosa), ma ti son piaciuti…in linea generale almeno…?

  6. …l’idea che il Progresso scientifico possa migliorare l’Uomo non è neanche una utopia e semplicemente assurda; la razionalità moderna ci porta a considerare che tutto sia controllabile, scegliamo le variabili dipendenti, quelle indipendenti, le controlliamo, le monitoriamo, facciamo conclusioni e peggio ancora vogliamo esportarle ad altri le notre Verità. Il progresso migliora le condizioni di un uomo ma a quanto pare non l’Uomo, almeno in un contesto di razionalità diffusa.

  7. Fortunate le tue donne, Mart, che possono godersi un intelletto libero e sagace, fuori dagli schemi ma, tutto sommato, classico.

    si riesce a sentire il brusio in sottofondo, leggendo, e l’odore stantio del dopobarba dozzinale.

    come direbbe vasco, una buona parte di scrittori contemporanei in erba potrebbero farti una pippa 😉

    MT

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