Racconto breve

 


L’OMBRA.


 


“Zona di oscurità prodotta da un corpo opaco che ostacola la luce: l’ombra della casa sul prato; l’ombra fresca, fitta di un bosco; fare…”


 


Glad Biscuits era un inguaribile pessimista. Un convinto pessimista. Uno di quelli convinti che il pessimismo, stia alla base dell’acquisizione della felicità.


Un mercoledì sera che era quasi notte inoltrata, nel pub tana di Clafford, l’incontro di coppa era finito da ore e probabilmente i giocatori a quell’ora, erano in giro a festeggiare, probabilmente niente coca ma solo un po di sesso violento con il cioccolatino di turno, che poi li avrebbe puntualmente denunciati.. D’altronde domani alle 9 si doveva tornare in campo per gli allenamenti. E avrebbe sicuro piovuto. Pioggia grigia di ottobre.


 


          Cristo Gywn…


 


la voce di Glad usci barcollante cosi come il suo precario equilibrio sullo sgabello trespolo posto di fronte al bancone ormai allagato dalla quarta lager scura rovesciata….


 


          Cristo Gwyn, sospiro di sollievo! abbiamo perso solo 3 a 0…..T-R-E a Z-E-R-O ti rendi conto ! In casa! Mi sarei aspettato un più rotondo zero a cinque, magari con un infortunio grave a John Bum Bum Barney.”Gran serata cazzo!


 


Il gomito in appoggio di Glad scivolo sul legno nero del bancone e il Sig. Biscuits fini a inzuppare la faccia nel lago di alcool che aveva maldestramente rovesciato nelle quattro ore precedenti, picchiando contemporaneamente la tempia destra sullo spigolo vivo del montante di rovere che divideva i vari settori lungo la mezza elisse della zona banco.


 


          Vaffanculo Glad..


          Giocavamo contro i fottuti succhia ostriche del sud, sono in seconda divisione per Dio! Cristo Santo c’è da vergognarsi a uscire di casa domani, chi lo sente quello stronzo di Stonkton domani in ufficio. Quanto a fatto il Manchester? Quattro a uno, quattro pere a uno ! Perché i superiori devono sempre tifare per una squadra vincente Glad, perché?


          C’è da vergognarsi, c’è da vergognarsi, Stonkton domani ci cospargerà di pece e umiliazione per tutte le fottute otto ore, lui e il suo dannato completo da vicedirettore.


 


 


Glad afferrò al terzo tentativo il bicchiere tozzo di Jingle Lappon Juice (dopo i primi litri di birra amava passare con eleganza ai superalcolici – Sosteneva dilatasse i pori e facilitasse l’evaporazione dell’alcool leggero delle lager) e inclinando leggermente il testone ancora deposto su un fianco sul legno liscio del banco, cosi come dolcemente poteva esserlo su un cuscino di seta, si rovesciò in gola i 61 gradi del distillato nordico di Babbo Natale.


Data la posizione non del tutto consona alla deglutizione, un rivoletto fuoriuscì dall’angolo destro della bocca, colando giù lungo il mento, scavalcando l’asperità del pomo d’adamo e poi strada libera in discesa fin dentro al camicia azzurrina da lavoro, ormai aperta sul petto ispido da fine primo tempo e omogeneamente chiazzata di umido di birra su tutto il petto, in perfetta tonalità di blu con la pezzatura di sudore nella zona sotto ascellare.


Dopo essersi miracolosamente salvato dal soffocamento e aver spruzzato di Jingle Lappon Juice la cassa e parte dello specchio con la serigrafia dei Bee Gees, Glad riuscì a recuperare una posizione semi eretta da primo uomo di Neanderthal e con voce pacata cercò di tranquillizzare o perlomeno confortare o forse plagiare Gwyn, che da parte sua se ne stava stravaccato a testa in su, sul tavolino li a fianco, la gambe elegantemente accavallate, e il centrotavola in spugna con la scritta verde Becks come cuscino.


 


          Gwin, cèra da aspettarselo.


          Nella più rosea delle previsioni si poteva riuscire a piazzare il gol della bandiera…ecco..questo te lo concedo. Ma pensaci un po : NOI secondi in prima divisione, reduci da sei risultati utili, sedici punti su diciotto, miglior attacco, terza difesa della stagione, Bum Bum Barney fresco di convocazione in nazionale. LORO: tredicesimi in B Division, undici ore di viaggio in bus first class per raggiungere la bolgia del  “The gigant’s grass”, fallimento societario annunciato entro fine stagione..Cristo Santo Gwin! Dai retta a me, tutti gli ingredienti per prenderla nel culo Gwin! Tutti i fottuti ingredienti!


 


Gwin, sempre sdraiato sul tavolo, sistemò la calza del piede destro che si era raggomitolata sulla caviglia e poi con impensabile agilità, per la sua età fisica e per il ritmo assonnato di quella nottata, si tirò a sedere sul bordo del tavolino, le gambe a penzoloni a muoversi alternate con una spensieratezza tipicamente infantile.


Gwin si tirò a sedere e trasse un paio di respiri profondi.


 


          Per la miseria Glad, dico, ti è mai capitato per un minuto, per un maledetto minuto, per un dannato istante di questi tuoi trentasette anni, di tentare di vedere positivo? Di dare un barlume di speranza alla più inutile delle azioni quotidiane? Di lasciare entrare uno stramaledetto raggio di sole dentro quella cappa di grigiume che ti opprime quella maledetta testaccia? Dio Santo Glad..sei il più folle omicida di speranze che abbia mai calpestato questo pianeta, sei un assassino di emozioni, trentasette anni passati in un lento suicidio mentale! Immondizia, tonnellate su tonnellate di maleodorante immondizia Sig. Biscuits!!


 


In effetti Gwyn era un pò stizzito.


A volte Glad lo irritava con quel suo estremo pessimismo. Ok, ok, la vita non era questo gran spettacolo, anzi…ma darsi un po di speranza a tratti, giocarsela di tanto in tanto trastullandosi con qualche illusorio sogno di felicità, cullarsi dentro l’idea e dentro il momento di una rosea fantasticheria, bhe Cristo ti poteva tener su il morale per un paio d’orette, come quando andavi a trovare Miss Janeth Tettegrosse giù a Soho o come quando addentavi il Super Sausage Toas Roastbeff Extra Hard  al chiosco di Hakan il turco giù all’incrocio con la tredicesima.


Puri minuti di benessere.


Gwin si era coniato un motto di cui andava molto fiero: “la vita è la programmazione televisiva ordinaria, quando ne hai le palle piene, fatti la parabola.”


 


Glad non sembrò prendersela più di tanto.


Però si senti in dovere di replicare. Le posizioni vanno mantenute, esposte, semmai chiarite e difese.


 


          Senty Gwin. La tua teoria potrebbe non fare una piega. Ma è del tutto soggettiva. La mia soggettiva, il mio punto di vista e d’azione ha una logica esatta che prima o poi darà i suoi frutti. Per ora poi, ma è solo questione di tempo. Parti dal presupposto. La vita, come base, è avara di soddisfazioni. Il futuro, come arrivo, potrà essere avaro di soddisfazioni. Nel mezzo…perché crearsi dei momenti illusori? Perché auspicare a qualcosa che poi, disilluso, provocherà un esponenziale procrearsi di ulteriori e concatenate delusioni, aspettative infrante, sogni svaniti? Segnati la mia formula Mr. Gwin Conley, segnati la fottutissima formula di Mr. Glad Biscuits.


          Aspettativa Zero sta a Delusione Zero come Evento Inaspettato sta a Felicità al Quadrato. (AZ : DZ = EI : F²). Per capirci: non aspettarti niente di sensazionale e se niente di sensazionale succederà non farai una piega. Se poi guarda caso qualcosa di sensazionale dovrà succedere, bhe vecchio mio, doppio gaudio perché non te lo immaginavi proprio.


          Non fa una piega vero, stirato a puntino!


 


Gwin abbassò la testa sospirando in segno di resa, incrociando le dita delle mani sopra la testa come a proteggersi dal mondo che gli stesse franando addosso.


 


Il testone nero e lucido di Clafford, si sporse dalla porta della cucina posta sul fondo del locale, assieme ai restanti centotrenta chilogrammi del resto del corpo, graziosamente contenuti nella canotta rosa a rete e brillantini che era solito portare quand’era al lavoro e con un inaspettata voce gentile e stridula a dispetto dell’ammasso nero da cui era emessa disse:


          Ehi dolcezze, se lor signore mi facessero la gentile cortesia di togliere le loro chiappe strette dal mio locale, io gradirei chiudere….Paul Labbratonanti mi aspetta a casa impaziente.


 


Johnny White Clafford era un ragazzone nero dell’Alabama, arrivato anni or sono, per mai compresi motivi. Cosi come incomprensibile ai molti, era l’innata gentilezza di quel colosso nero, con palmi delle mani, denti e occhi bianchissimi e dal taglio tipicamente femminile delle labbra. Leggenda vuole che anni di contatto con lo zucchero delle piantagioni, gli avessero addolcito il sangue e pervaso il corpo fino a rendere di un bianco insostenibile alla vista, tutto quanto dovrebbe esserlo gia di natura.


Johnny White Clafford aveva conosciuto Paul Mc. Arland  il giorno del suo arrivo. Pual detto il biancorosso, era un ragazzetto irlandese dai riccioli rossi e dalla pelle bianchissima, quasi lunare. Da quel giorno formavano una coppia dolcemente ridicola e ridicolamente invidiabile per affiatamento e armonia.


Ma dentro alla Londra cosmopolita e raccoglitore e visualizzatrice di anteprime ed eccessi e situazioni normali di ogni sorta, passavano del tutto inosservati già al secondo sguardo, così come la perenne faccia disordinata di Glad Biscuits e l’anonimato medio di Gwin Conley.


 


Gwin e Glad si avviarono fuori dal locale.


Glad incespicò nel secondo dei tre gradini che portavano all’uscita e fini lungo disteso sul marciapiede.


 


Fuori pioveva la classica pioggia inglese. Grigia, impalpabile, fredda. Che pioveva sempre inclinata.


L’asfalto nero pareva un tranquillo fiume d’olio che scorreva silenzioso verso il fondo della strada, fino giù all’incrocio del Dark BDS House Club.


I rumori erano ammortizzati da una cappa opprimente di nebbia trasparente che calava dall’alto, imbottendo oggetti e cose, come a proteggerli dagli urti.


 


Gwin e Glad si concessero l’ultima sigaretta seduti sul cofano verde metallizzato imperlato di gocce come di sudore, della Ford SW della famiglia Conley.


 


L’insegna luminosa del Clafford Pub e le due lanterne ad olio finto ottocento poste alle loro spalle, proiettavano le loro ombre sul riverbero delle luci della notte che scorrevano lungo l’asfalto.


Meglio dire, proiettavano un ombra unica e ben delineata, un po sottile e allungata rispetto all’originale, come stirata ai due estremi, rispetto al corpo fisico che la proiettava.


Il corpo di Gwin.


Glad si accorse di non proiettare alcuna ombra.


Non disse niente.


 


 


………..TO BE CONTINUED.


 


 

Una risposta a “Racconto breve”

  1. Maaaaart Cristo santo mi lasci così sulle spine?????
    Adesso da bravo ti metti lì e vai avanti con questo racconto…che lo sai che la Francy è donna e donna = curiosità… 😛

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.