REALITY SHOW

Ho i jeans e un paio di boxer di Calvin Klein calati alle caviglie, le punte delle pantofole spuntano appena. La sotto. Avranno circa la metà dei miei anni e le suole sono così sottili, che sembra di camminare scalzi. Settimana scorsa ho dovuto applicare della colla. Una delle suole se ne stava a penzoloni, come la lingua di un cane sfiancato. Ci sono momenti in cui tutti siamo estremamente impreparati e assolutamente imperfetti. A qualsiasi livello di potere. E non è la morte. Le giunture del wc cigolano per l’età e per le fatiche da sopportare, mentre cerco una posizione più comoda. Il controllo è ovunque, ma c’è ancora un posto dove preferisce non entrare. La porta dopo l’antibagno è la vera legge sulla privacy. Da quando sono arrivati i nuovi vicini, le veneziane sul vetro interno, sono sempre abbassate. Sono di un colore che si approssima al viola, nell’idea di abbinarle a delle sfumature identificabili a tratti, sul rivestimento ceramico. Il locale ne a perso in luminosità. Il neon che avevo installato sopra la specchiera, già debole di suo, è saltato. I faretti originali del mobile, si accendono con un intermittenza a troppe variabili. L’effetto luce è così stato grezzamente appaltato alla più classica delle lampadine. Non a risparmio energetico. Osservando, a distanza di quindici anni, continuo a chiedermi perché le piastrelle siano state posate ortogonalmente al lato coperto dal mobile anziché lungo la parete in vista. Lungo la stessa risultano così necessariamente, tutte tagliate di sbieco. Una crepa nel pavimento si estende dai miei piedi, fino allo spigolo della vasca da bagno. Effetti del dissestamento statico dovuto al traffico pesante. La confronto con la via della vita lungo il mio palmo destro, e ne deduco che morirò prima del mio bagno. Il piccolo hi-fi sembra un casco futuristico lassù sopra il mobiletto a torre, installato in tempi recenti per far fronte alla sempre maggior richiesta di spazi inoltrata dai tubetti di trattamenti per il corpo. Il consumismo perpetua un abuso dopo averci resi consenzienti a nostra insaputa. Inconsapevoli vittime di stupri economici impunibili. Le pile dei miei cd sono divise in tre torri, in base al formato della custodia. Originale, masterizzato con custodia basso spessore, masterizzato con busta in pvc. Non metto musica mentre sto leggendo. A volte leggo mentre ascolto musica. I fili scorrevoli dello stendi biancheria della nuova vicina, cigolano mentre vengono tirati per raccogliere il bucato. Tute da lavoro, niente biancheria sexy. Ha un taglio molto maschile, una scontrosità tipicamente maschile, seno abbondante, a quanto ricordi. Tutto qui. In compenso la Bellucci si accarezza languida tette sempre più perfette, dall’ennesima copertina di GQ. Ho gli ultimi quattro numeri, nel porta riviste in legno che ho commissionato a mio padre. Le pagine patinate mi sembrano un modo per non perdere contatto con la realtà apparente. Dopo una decina di minuti, in genere, un formicolio tende ad anestetizzarmi il piede sinistro. Non mi avranno così facilmente. Batto il tallone a terra, per mantenermi lucido. Il pelo del tappeto sotto il lavandino, è tracciato casualmente, come un prato dall’erba lunga attraversato da radi ugulati. Mancherebbero un paio di gradi di temperatura, perché l’ambiente sia realmente perfetto. Inoltre, ho dimenticato di accendere gli incensi. Sulla statale passa un automezzo pesante e la porta vibra nello spostamento d’aria. Non ha mai avuto la chiave. I decori alle pareti, sono un inserto di quattro piastre venti per trenta, che unite rappresentano una composizione floreale decisamente stilizzata. Ne conto tre, lungo il perimetro. Mi sono accorto solo ultimamente che la loro superficie, non è liscia, bensì in rilievo. Sotto il calorifero, nell’incasso della finestra, sono rimaste un paio di sneakers di mai sorella. Finta pelle nera, con puma dorato. Le persone si sposano perchè è l’unica alternativa all’inesistenza dell’amore che riescono a concepire. Gli ausili disabili, hanno della ruggine sugli snodi. Nella sfortuna, perlomeno mio padre non ha mai necessitato di utilizzarli. Stanno semplicemente lì, come un segnalibro nell’autobiografia. Il box doccia, è ormai diventato un comodo ripostiglio. Mia madre ci tiene l’attrezzatura per pulire i pavimenti. Soluzioni alternative sopravvivono. Il dominio pubblico generalizza per categorie. L’astrazione dal reale può essere ormai evitata solo ricercandola nel particolare sfuggito. Dal particolare come base di partenza si possono riempire pagine. Come volsi dimostrare. L’immaginazione al potere, leggevo giorni fa. Ora leggo Thomas Pynchon, Vineland, ma nella testa mi risuonano un pugno di altre parole. Rivelazioni come lacrime di Madonna, dallo specchio appannato degli spogliatoi, dinnanzi al quale ieri sera verificavo l’imperfezione fisica rispetto ai criteri disumani.

Tutto questo apparire.

Tutta quest’apparenza.

Sono così reali.

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