RIDERA’, RIDERA’ RIDERA’ AHAHAH! TU FALLA RIDERE, PERCHE’?

Durante la cena scateno più volte l’ilarità generale, delle vecchie e sane risate di gaudio, grazie ad una serie di battute a tema che mi riescono bene senza il minimo sforzo. Ho anche qualche dote di cabarettista a quanto pare. Un doppio senso, una frecciatina, una botta di cinismo, la gente che mi circonda sembra accontentarsi di questo e non chiedere altro. A questo punto sembro non chiedere altro nemmeno io. Inconsapevolmente finisci sempre per accontentarti di quel che ricevi senza aspirare a quel che vorresti. E’ un po’ come alimentarsi perennemente alla mensa dei poveri. Questa gente un po’ morta o semplicemente al minimo di pressione vitale, elementi mobili del paesaggio senza pretese, un animale domestico che non sporca o almeno, autopulente, ti sa apprezzare se gli fai fare una ghignata di tanto in tanto. Durante la risata un po’ di polvere ti cade dalle spalle e ti senti nuovo e pieno di vita. La banalità è la malattia del terzo millennio e allo stesso tempo ne è la cura più assunta. La gente è resa così mansueta dalla democrazia, dalla religione e dalle cure morali, che non ne vuole più sapere di complicazioni. Gli imprevisti fanno alzare la pressione, accelerare i ritmi cardiaci, muovere la mente, lubrificare gli arti e sono d’intralcio alla routine. Se ci fosse qualcuno che se la scopa di tanto in tanto, e le flebo fossero ben saporite, alla gente andrebbe benissimo una vita in coma vigile. E se non sempre si può ridere, bè, bè, bè, dobbiamo anche essere seri di tanto in tanto no? si può sempre parlare di fica.  – ehi guarda che fica, uhm, ma com’è che non c’è fica? –  bhè si, ci vorrebbe della fica evidente! Fica, fica, fica. Mi piace parlare di fica. Tutto sommato non è più ritenuto volgare ed è un argomento su cui tutti sono preparati. La fica, intesa come bellezza esteriore, è un alternativa guascona alla meteorologia e all’argomento lavoro. Purtroppo ultimamente come controindicazione, mi guardo allo specchio e mi trovo banale a posteriori. Vorrei rimangiarmi le parole. Acif, acif, acif! Riavvolgere il nastro e cambiare la battuta. Calarsi nella banalità è come indossare le camicie. Ti vestono bene solo se sono fatte su misura. Corrugare la fronte, accarezzarsi il mento, accomodare l’occhiale. Provare una scena impegnata. Seppur sia sempre finzione, perché lo fai per uno scopo. Un induzione. Colpire pesante per attirare l’attenzione, da risultati brevi ed effimeri. La gente è disposta a darti del suo tempo fino a quando non si accorgerà che rischia di perderne dell’altro. Probabile il linguaggio del futuro sarà quella sorta di parlata mongola che mamme, nonne e zie usano con i neonati. Scusatemi, odio anche i bambini. Probabile vi starete annoiando. Ehi! Ma quella fica con le tette di fuori, non è vostra sorella?

17 Risposte a “RIDERA’, RIDERA’ RIDERA’ AHAHAH! TU FALLA RIDERE, PERCHE’?”

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