SARà MICA CHE STIAMO DIVENTANDO VECCHI? OH, VECCHIO A CHI?

I ragazzi erano veramente giù di tono. Nessuno ne parlava, ma tutti se ne rendevano conto ed assimilavano. D’altronde c’era poco da fare. Come se fosse morto loro qualcuno, nessuno aveva voglia di rompere il ghiaccio e dire un qualche cosa. L’Artista, che era il più sensibile ed eclettico dei cinque, aveva pensato ad una frase ad effetto. Ma gli era uscito un ampio sbadiglio. Erano già le due della mattina. O solo le due della notte. Da settimane stavano tentando di assorbire l’ematoma ed organizzare un rapido adeguamento. C’erano più rospi in gola che dentro lo stagno.

Quest’anno la stagione invernale li aveva veramente colti alla sprovvista. Ancora con il costumino fantasia e l’attaccatura dell’abbronzatura netta in cima al sedere, si erano trovati la spiaggia innevata. Roba che al posto dei castelli di sabbia, avrebbero dovuto fare gli igloo.

Con la bussola che segnava riserva, erano ormai un tot di weekend che giravano a casaccio, disorganizzati come degli sprovveduti turisti in terra straniera. Eppure quelle erano le loro strade.  Disegnate da una mano ubriaca sopra una carta del formaggio.

Come era possibile essere spaesati? Avevano marchiato il territorio ad ogni piazzola possibile. Ogni notte dalla vescica gonfia. Eppure ad annusare, ora si sentiva solo odore di polvere. Serrande abbassate e lucchetti arrugginiti.  Erano tutti raffreddati. Il naso insensibile. Incapaci di fiutare una traccia che li portasse qualsiasi dove.

Ai tempi d’oro, quando erano, forse più giovani, forse meno vecchi, ci avrebbero messo un bliz. Cani da stanaggio. Avrebbero scovato un nido, una cuccia accogliente, una tana interrata, con un bancone lungo ad altezza centocinque centimetri e delle bariste pettorute al posto di pilotaggio. E ci avrebbero svernato. Documenti in regola, permesso di soggiorno e al terzo weekend, cittadinanza ordinaria e chiavi della città.

Ma quest’anno, quest’anno c’era nell’aria, puzza di bruciato. No, il locale era ancora integro. No, non avevano iniziato a fumare. Cristo, avranno mica fuso il motore? In effetti, il dubbio era sorto.

D’altronde non eran mica un paio di mesi che macinavan chilometri. Era, ininterrottamente, da quando più o meno, erano spuntati i primi peli. Vabbe all’Orso erano spuntati all’asilo, ma lui non faceva testo. Avevano sedici anni, mediamente. Da quei primi weekend, non erano più usciti dal tunnel. Una sorta di tossicodipendenza da tossine del fine settimana. Erano casi gravi da San Patrignano. O probabile sarebbe servito anche un Santo più in voga. Magari ecco, San Valentino. No, quello no, che di donne non se ne eran mai viste.

Al dodicesimo anno di attività ininterrotta, (il solo Zibbo si era preso qualche mese di aspettativa a causa di una certa collega che l’aveva contagiato, bastardo, traditore, infame, abbandonare la banda per un paio di cosce tornite. Ah ma era tornato, ah se era tornato!), al centoquarantaquattresimo mese, al seicentoventiquattresimo weekend, qualcosa aveva preso a non funzionare più a dovere. Qualcosa si era inceppato nel meccanismo ben oliato e perfetto.

Cazzo!Erano finite le pile?

Innanzitutto tre venerdì di fila a casa.  Poi due sabati a ranghi incompleti.

Abbeveraggi da femminucce

:-Un the caldo, due tassoni, un succo al pomodoro, niente grazie!

Roba da pelle d’oca e facce schifate. Commenti da oratorio

:-Ehi guarda quella che begli occhi!

:-Si e a pure delle mani curatissime.

:-Oh, vorrei tanto portarla al cinema e metterle una margherita fra i capelli!

Debacle fisiche. Alle  tre già in branda e madri preoccupate per un rientro così anticipato.

:- Cosa ci fai già a casa disgraziato? Ma non ti preoccupi del pensiero che mi dai?

Portafogli ancora gonfi, ragazze del night club morte di solitudine. Domeniche senza mal di testa, nessuna bocca impastata e aliti al mentolo.

E peggio sopra il peggio, una meta definita ancora da trovare. Si vaga come spettri senza sorrisi e con le chiacchiere contate, tra i tre locali rimasti aperti come piazzole di pronto soccorso, sull’interminabile statale invernale. Bettole come zoccole fuori corso, infreddolite e avvolte nella nebbia sul ciglio della strada, alle quali, in mancanza d’alternative, tutti sono costretti a chieder ristoro.

Addio estate, addio ragazze dalle gambe scoperte e dalle scollature abbronzate. Addio profumi di creme solari e denti abbaglianti su pelli nere. Trovi in giro solo qualche esemplare, imbacuccato in strati di termopiumini e chilometri di sciarpe, del quale non riesci a stimare, razza, stazza, altezza, larghezza e grado di porcaggine. Le ragazze d’inverno ti sembran tutte prosperose.

Qualcuno dirà che l’effetto del vedo, non vedo, è eroticamente più integrante del nudo esibito.

Sono d’accordo.

Ma qui è solo non vedo. Non vedo, non vedo. Magari a Ray Charles non cambia molto. Ma a noi si.

I ragazzi erano veramente giù di tono.

Figurarsi che l’Orso, burbero e col tasto MUTE attivato fisso, ultimamente sembra il pimpantone della combriccola.

Willie ha deciso di farla finita. Ha deciso di innamorarsi da un giorno all’altro di una ragazza vista una sola volta. Un anno fa. Amore a prima vista? Certo, come no. In questi post i sentimenti ci mettono più del solito ad arrivare. Strade ripide e tortuose, pelli spesse e incallite.

Zucchino che si è rotto una gamba in estate, si sta autoconvincendo di non riuscire più a guarire. A volte chiede il biberon e si mette a frignare. Assume delle pasticche di antidolorifici che gli danno venti minuti di ebbrezza e sei ore di fase down di rientro. Credo sia meglio passi all’ecstasy. Sua madre gli ha detto che è ora che inizi a bere. Santa donna. Però poi ha deciso di accompagnarlo durante le vacanze di capodanno. Per cambiargli il pannolone. Fantastico.

Andremo a Sharm con i genitori.

:-Mamma , mamma, posso fare i castelli con i calici dei cocktail?

:-Pa’, pa’, perché guardi le tette alla vicina di ombrellone?

Zibbo ha avuto un’altra ricaduta. La collega lo ha di nuovo contagiato. Un untrice.  Credo si tratti di una forma più leggera. Prende i permessi solo la domenica.

Speriamo non si tratti di un inizio di aviaria.

Con la discriminazione che c’è nei confronti dei polli, questi ragazzi sarebbero fregati.

18 Risposte a “SARà MICA CHE STIAMO DIVENTANDO VECCHI? OH, VECCHIO A CHI?”

  1. da qualche parte ho letto questa frase

    “lasciatemi le mie rughe ci ho impiegato 38 anni per farmele esattamente cosi” (gli anni indicati sono i miei ;)…)

    devo ancora leggere i tuoi ultimi pezzi copio e incollo per momenti piu’ tranquilli come di consueto

    intanto ti appioppo un baciotto sonoro sul naso pieno di microbi influenzali

    nn averne a male eh? :)))SMACK e ciao

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