SARO’ VECCHIO SARO’ PASSATO MA, STO PER VENIRE.

Ricordi di quand’ero giovane. Dopo averli lavati i miei capelli erano dritti, neri, nervosi e sottilissimi. Li ho portati con una serie di tagli che ha rivederli in vecchie fotografie, o semplicemente a ripensarli, erano assolutamente improponibili per i giorni odierni. Semplicemente anonimi per i tempi che correvano. Per modellarli li dovevo lavorare con gel, schiume e sostanze nocive, che nel tempo hanno poi dimostrato la loro dannosità. In compenso ottenevo un ammasso appiccicoso e instabile appiattito sul cranio, che dava molto l’idea del classico scherzo della melassa versata sulla testa. Mi valutavo con apprensione in ogni superficie riflettente per controllare che tutto fosse in ordine e tutto non lo era mai. Credo che il piacere o le smorfie di rammarico con cui ci osserviamo alle spalle, rappresentati in istantanee di sintesi del nostro passato, siano indici di quanto più o meno lieti o inenarrabili siano stati i tempi trascorsi. Suppongo un eccesso di critica possa essere additabile alla sopravvenuta maturità. E alla sempre maggiore precocità sociale, che accelera in quantità esponenziali enne, il rammarico per le occasioni perse a suo tempo. Il taglio a funghetto e l’occhiale dalla montatura dorata e rotonda si sono estinti a fine millennio. L’idea di esserne stato magari l’ultimo portatore malsano non mi gratifica, se è questo che volete sapere. Non riesco nemmeno a sopportare l’idea di aver indossato un certo capo di vestiario, trovandolo sgradevole a distanza di ventiquattro ore dall’ultimo compiaciuto utilizzo. Io e il mio passato sempre più recente, non andiamo d’accordo. Sono forse in troppo rapida evoluzione (ritardata) o in continua miglioria della mia auto-richiesta. Sto aumentando a dismisura l’aspettativa su me stesso. Arriverò al punto di non concedermi più margini d’errore. Finirò per litigare, licenziarmi, mettermi le mani addosso.  La cosa mi piace. Stimolante direi. Forse è il recupero tardivo di ciò che avrei fatto senza il controllo morale e plagiante dell’ambiente in cui sono cresciuto. Vegetato, meglio dire. In certi climi eccessivamente temperati, finisci non per vivere, ma per essere coltivato con tecniche vetuste, in base al risultato che le persone (che a loro volta hanno subito lo stesso trattamento), prediligono. Che in molti casi è la loro copia – per quanto brutto possa essere stato l’originale.

L’errore di base dell’educazione è che si viene educati per ciò che l’educatore desidera che diventiamo, e non per quello che potremmo essere.

Suppongo funzioni così per tutti. La variante sta nel periodo di fuoriuscita. Numerose specie animali cacciano i loro cuccioli alla scoperta della vita autonoma a calci in culo, già dopo pochi anni. Nell’uomo, l’animale evoluto, il rapporto è inverso. La libertà di scelta la si deve conquistare, spesso brutalmente, spesso infrangendo rapporti, spesso con lotte intestine non più sanabili. Questo è il controllo della morale storica e fondamentalista, quella inculcata nei secoli, quella che limita il numero di menti libere e nobili.

Vi sono poche cose che non cambierei, se non annullerei, del mio passato. Ora non me ne sovviene nessuna. Il rapporto con l’universo femminile, sembra voler rimanere lo stesso. Distacco o conoscenza di base. Contatti minimi. Vorrei aver già dato molto, per non aver ora, alcun arretrato da sbrigare. E’ l’unica cosa che rimpiango vagamente, seppur in maniera minima, e non so nemmeno perché. Forse per avere la coscienza pulita con il dio dell’eros. Ma continuo a non sentirne l’esigenza. Certo. Forse è un natural-normale adeguamento alle possibilità che ognuno ha. Ma piacione o meno, uno le possibilità se le cerca. Non pare essere stato il mio caso. Certi dodicenni moderni suppongo possano vantare le mie stesse conquiste. Il campo sessuale è quello in più rapida accelerazione negli ultimi anni.  A diciott’anni puoi  appendere il pisello al chiodo e chiudere la carriera, dedicandoti a morire in tutta tranquillità. Quando arrivava il catalogo Postalmarket o un suo surrogato, ricordo, mi chiudevo in bagno e pagina per pagina, sceglievo. Dalla sezione grembiuli per casalinga, alle pagine proibite dell’intimo, quelle in cui, osservando controluce, potevi intravedere sotto pizzi merlettati e trasparenze da cinque denari, la sagoma dell’origine del mondo, una per una sceglievo. Non la più bella, non la più bionda, più alta e perfetta. Ma quella che all’apparenza, dalla posa dello sguardo, da una piega degli occhi, dall’arricciamento delle labbra, dall’asola più sbottonata, poteva presagire la notte, l’avventura, la vita di passione più indimenticabile. Cercavo il fremito osso sacro-cervello. Non cercavo la bellezza nel suo canone estetico più perfetto. Cercavo la femminilità, la seduzione. Continuo a farlo ed è tra le poche cose che non mi rimprovero di aver fatto. La bellezza è un dono ricevuto, la femminilità è una capacità applicata. Alla prima si può fare l’abitudine perché non ha margini di cambiamento e gli occhi si adattano rapidamente tanto alla penombra, quanto alla luce abbagliante. La seconda è una scollatura ampia, un cappello bianco, un rossetto rosso fuoco, un cervello funzionante. Ad esempio.

22 Risposte a “SARO’ VECCHIO SARO’ PASSATO MA, STO PER VENIRE.”

  1. Avevo anche io occhiali orribili, capelli lunghissimi raccolti in lunghe code tenute da ciuccetti rossi, mocassini con frange e gonnelline scozzesi.

    Ma grazie al cielo sono scampata alle scarpe correttive, ai pantaloni di velluto e ai baci prematuri con apparecchi irrimediabilmente intrecciati.

    su postalmarket gli uomini hanno mutande deludenti.

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