SAVE A MAN, EAT A CHILDREN.

Ricordo quando Sabrina mi disse, anche a nome di Jimmy, – battezziamo il bambino.

Me ne stavo li assente in piedi in mezzo al soggiorno facendo grandi camminate in un raggio d’azione di un metro quadro e prendendo in mano nervosamente tutto ciò che mi capitava sotto portata, e perlopiù erano cianfrusaglie infantili con parti mobili in pvc non cancerogeno e brevi melodie a carica manuale, fastidiosi carillon senza ballerina in tutù. Se non si fosse capito, e non si era capito affatto considerato che gli altri continuavano ad oziare svaccati sul divano in compagnia di Jimmy vedendo l’ennesimo spezzone di Shark Tale, mi ero rotto i coglioni e non vedevo l’ora di andarmene di li. Soffrivo quel pomeriggio come in altri successivi a notti insonni, di una stanchezza post risveglio con pruriti localizzati e leggeri crampi indistinti che mi impedivano di stare fermo. Le tensioni elettrostatiche che mi percorrevano a cavallo della circolazione, avrebbero potuto rianimare per bene, l’attonito Pokemon giallo che mi osservava assente, appollaiato sopra la stufa in maiolica. Se solo ci fossero stati due buchetti nel suo morbido sedere di pezza, ci avrei infilato due dita per scaricarmi un po’.

In quello stato di tossico in astinenza di semplici spazi aperti, una droga a suo modo pesante in quei momenti, dovevo avere proprio l’aria di uno a cui i mocciosi piacciono un sacco, oppure quello di Sabrina, era un estremo tentativo di sensibilizzarmi tramite il binomio, forse per lei infallibile, tenerezza infantile-gioia in dio. E’ straordinariamente deludente, vedere con quanta dedizione le persone si applichino per scopi del tutto inutili, promesse di felicità ad alto o totale grado di rischio, quali possono essere un figlio e gesù cristo.

In ogni modo l’atmosfera che regnava nel salotto, lasciava presagire che l’euforia per il nascituro era già nella fase di parabola discendente e che presto il tutto, si sarebbe adeguato al puro, ulteriore , ennesimo, senso del dovere umano. Le persone sul divano erano sempre più catturate dalle immagini sullo schermo e si passavano a turno il bambino, così come in una situazione molto più liberalizzata da finti doveri, morale e buonismo, ci si sarebbe passati una lattina di birra o l’ultima preziosa canna rimasta.

Suppongo che nelle intenzioni, la frase  – battezziamo il bambino, dovesse suonare tipo – battezziamo il bambino, sei invitato alla festicciola che daremo dopo. Appena la gente crede di conoscerti, crede anche di sapere come fregarti. Malauguratamente lo specchietto per le allodole del rifresco, non risultò abbastanza entusiasmante, sufficientemente potente come ipnosi, o forse ero solo in una giornata di mal disposizione al gaudio. Le uniche parole che mi arrivarono all’orecchio, furono proprio quelle che dovevano passare inosservate. Immagino di aver aggrottato le sopracciglia. Forse più palesemente, alzato gli occhi al cielo.

Per un po’ di fica promessa, mi sarei trattenuto. Diversamente, devo aver detto qualcosa tipo:- Ma gli avete chiesto se è d’accordo?

Ha solo tre mesi, può apparire un ottima scusa. Ce ne furono anche altre, tutte altrettanto rassicuranti, tutte altrettanto banali. A seconda dei punti di vista. Mi domando quanto valga la pena impegnarsi per il cambiamento quando il non vedente, si finge sordo per comodità o timore. Ci furono dei silenzi, poi tutto tornò normalmente alla banalità. Ricordo di aver avuto per le mani l’ennesimo pupazzo e di aver tirato con troppa foga, l’anello che gli penzolava fra le gambe. Il filo di carica si spezzò, fuoriuscendo una volta per tutte dagli intestini. Mentre occultavo in tutta fretta l’anello in tasca, il pupazzo suono per l’ultima volta. Un pezzo dei Tool.

21 Risposte a “SAVE A MAN, EAT A CHILDREN.”

  1. ho già dato Mart, ho fatto bisboccia giuveddì, mi sono illuso che dovevo non tornà a lavora oggi, pimpante come una rosa

    …mo mi sento un pò di Apicella per tirarmi su

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