SCHEMA QUATTRO / VARIANTE ZERO

Me la sto facendo sotto e mi urge velocemente un bagno. I corridoi sono pieni di manichini in movimento. Li puoi distinguere dai loro simili nelle vetrine solo per il colore più roseo della struttura plastica di sostegno, e per gli abbigliamenti non studiati al fine di vendere, ma allo scopo di apparire. I centri commerciali aperti alla domenica perlopiù sono un luogo di decompressione post messa della festa, per più o meno bravi cristiani praticanti.

Che cosa ci faccio qui?

La zona servizi si trova ben occultata nel unico svincolo a destra di uno spoglio corridoio che porta all’uscita di emergenza. L’omino verde catarifrangente ha l’aria di uno che è stufo di darsela a gambe levate da una vita intera. Il primo servizio è quello riservato ai disabili. Penso che la grande maggioranza delle persone sarebbe abile ad utilizzarlo e io stesso sono tentato di farlo. Ma quella carrozzina stampata sul battente funziona da deterrente per i più. La disabilità fisica è ingiustamente discriminata rispetto alla disabilità alla vita. Le vittime di quest’ultima, oltre ad essere, decisamente più numerose, soffrono di sintomi ben più gravi. Ma la visibilità è tutto in questo stato di cose parecchio appariscente.

In ogni modo la porta del wc handicappati è chiusa come nel cinquanta per cento dei casi. Se sei fortunato nell’altro cinquanta per cento delle occasioni, lo spazio è accessibile ma è destinato a ripostiglio dalla ditta di pulizie. A pensarci non ho mai visto una persona disabile uscire od avvicinarsi ad un bagno disabili. In effetti perché farsi del male. La loro vita è già abbastanza un cesso senza che ce ne mettiamo un altro inutilizzabile.

Dopo qualche secondo di titubanza, i simboli uomo/donna sono due figure così esili – nel rispetto dei canoni di bellezza?- che non riesco a distinguere la gonna a tubo di Prada dal pantalone a tubo di Gucci o il seno anoressico dal pettorale ben scolpito, riconosco il bagno maschile dalle impronte di scarpa che da sotto le porte si dirigono verso i lavandini. Quando esci dal bagno degli uomini non sai mai se lavarti le mani o le scarpe. Una fila ordinata di cinque porte blu, si specchiano davanti a cinque lavandini bianchi. La numero quattro, socchiusa di qualche centimetro, mi conforta. La salvezza è vicina. Entro ed un tipo, secco ed alto, mi sorride dal basso, alzando momentaneamente gli occhi da un libro di Nietzsche.

:- Scusi, gli faccio,facendo per andarmene, appena sbigottito, pensando alla porta aperta.

:-Non se ne vada, gli amici si vedono nel momento del bisogno, mi fa.

Una scritta a pennarello sulle piastrelle bianche della parete di fondo, attira la mia attenzione. “Marisa, solo uccelli dai 20 in su” seguito da un numero di portatile.

:- Gran bell’autore, gli dico. Se qualche persona in più, ne leggesse qualcosa, forse le cose potrebbero. CAMBIARE?

:- Siamo in ritardo di qualche milione di anni temo. Ormai la frittata è fatta ed è pure ormai insapore.

:-Già, gli faccio, cercando al contempo di memorizzare il numero sulla parete. Siamo spacciati. Il cambiamento del singolo ha così poca forza che passa inosservato. E’ una lotta impari che andava affrontata nell’uno contro uno.

:-Il difetto sta sul fondo del meccanismo. 

Lo saluto. Fuori le altre porte sono ancora tutte chiuse. Me la sto facendo sotto. Sono tentato di andare nel bagno femminile.

Un bambino di qualche anno accompagnato dalla madre, credo abbia il mio stesso problema. Mi guarda mentre sto titubante e disperato in mezzo all’atrio. Comprendo nello sguardo della madre, l’indecisione su quale servizio scegliere. Maschile o femminile? Poi lo trascina per un braccio verso il bagno delle ragazze, mentre lui oppone resistenza.

:-Vai ragazzo, vai, gli dico. E’ una delle ultime occasioni che hai per infrangere gli schemi. Goditela fino in fondo.

Non può capire, la madre ancora meno. Mi guarda con faccia torva.

Non ci può essere via d’uscita così.

Me la sto facendo sotto. Corro verso l’esterno, alla ricerca primordiale di un albero. Sopra l’uscita di emergenza, il tizio verde sta fumando una sigaretta appoggiato al muro.

16 Risposte a “SCHEMA QUATTRO / VARIANTE ZERO”

  1. eh no Mart non è una delle ultime occasioni per infrangere gli schemi…insomma sì se fa come te. ti fermi davanti alla porta disabili non prendi a schiaffi il tipo perditempo…avevi attorno un sacco di muri e cerchi l’albero…sicuro che il meccanismo non ti ha rapito?

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