SENTIMENTALISMO ESTIVO, PELLE, SESSUALITA’, LEGGEREZZA.

Essere l’animale più evoluto ha i suoi pro e i suoi contro. Ci si tratta veramente bene dal punto di vista culinario, ma si ha sempre a che fare con tutto questo sentimentalismo in dotazione. L’estate vien via come una battona, per pochi euro, è una stagione facile, lasciva, dal colore sessuale della riproduzione, il tono pelle. L’estate è dura starsene da soli, perché è difficile incontrare uno da solo sul quale poter pensare –  questo sta quale e uguale a me. Quell’estate viaggiavo in direzione della Spagna e all’altezza di Rennes sul Mer era salito questo tizio dal naso tipicamente cinematografico e francese. Ci trovavamo in Francia e non ci vidi niente di clamoroso sul fatto che fosse francese, ne tanto meno che avesse in dotazione quel naso arcuato come un becco d’aquila. Tutti gli attori francesi ce lo avevano. Riccardò, si chiamava Riccardò. Me lo fece pronunciare una decina di volte finche non azzeccai la pronuncia corretta. Era necessario raschiare il catarro dalla gola per raggiungere la perfezione. Di li innanzi evitai di chiamarlo per nome, attendevo paziente di avere la sua attenzione ogni qualvolta dovevo comunicare. Un paio di volte in cui vi era una certa urgenza, lo chiamai così come si richiamano i cani. Non era molto elegante, ma sempre meglio di uno scarocchio, credevo. Quel dannato Riccardò leggeva il mio stesso libro, per giunta in italiano, toccò diventare amici quasi per forza. I treni alla fine finiscono per far desistere dall’incomunicabilità anche la più preziosa delle fiche, figurarsi  due uomini con lo stesso libro, in due sedili di fronte, su una tratta di centinaia di chilometri. A Barcellona c’era una cappa di caldo silenzioso, dalla densità quasi masticabile. L’afa ha questa benigna capacità di sfiancare non solo le persone ma anche i rumori che queste producono. Riccardò rimaneva continuamente indietro lungo il viale, mentre tentavamo di raggiungere l’albergo. Erano le tre del pomeriggio e le sue scarpe si slacciavano continuamente. Colpa dell’umiditè, continuava a ripetere. Avevo finito col passargli il numero della reception e lui con uno spagnolo perfetto si era trovato una camera sullo stesso corridoio della mia. Dannazione. Avevo fatto più di mille chilometri per continuare a starmene da solo,  – ma abbastanza lontano da non doverne motivare le causali con alcuno di noto – e ora mi ritrovavo invischiato nella frenesia congenita di un eclettico francese. Non li avevo mai potuti sopportare i francesi. Non avevo mai avuto l’occasione di conoscerli, avrei preferito di gran lunga le loro donne, ad essere sincero. Convenimmo con Riccardò che Barcellona poteva essere Praga o una qualunque delle grosse città europee in una giornata di sole. Ma in fondo al viale c’era il mare e sul fianco del viale c’erano le vie anguste e portuali. Puzzolenti a certe ore, fresche ad altre,  col selciato bagnato per via della pulizia serale a canna e la striscia azzurra di cielo in alto, a mantenere le distanze minime fra gli edifici. Questo faceva la differenza. Non avevamo niente da fare se non ciondolare fra la pagine di giorno e fra i quartieri sul fresco della sera e della notte. Il fatto strano della conoscenza di Riccardò fu il non dover mai scendere a compromessi, mai una limitazione d’intenti, una sorta di arrendevole abbandono alla casualità delle decisioni. I turisti alla notte sembravano tutti spostarsi verso una zona periferica modaiola, fitta di discoteche, luci, forme e riti tipicamente europei. Lungo il viale rimanevano famiglie, coppie innamorate, venditori, normale transito locale. Dopo le prime sere, passammo tutto il resto delle ore notturne in un locale polverosissimo che serviva dell’assenzio flambé, alla maniera errata dell’est europa. Il locale aveva un’unica tonalità ocra, oro, sabbia. Sembrava di stare in una zona desertica, per via dei colori e della povere, seppur non morissimo affatto di sete. Il locale era perennemente affollato di gente di varie nazionalità e forse pure ragazzi locali, per quanto sia ormai ancora possibile individuare il cippo originario di un popolo, nel miscuglio di razze che lo compongono. Eravamo sempre parecchio sbronzi. Per quanto si possa  essere distaccati durante una vacanza, la vita mantiene sempre il suo alito cattivo da pessima digestione. Finimmo per conoscere una serie di personaggi di varia fattura ma che generalmente non si scostavano da quel modo di intendere le cose, arrendevole dinnanzi all’evidenza, che sembrava accomunare tutti i frequentatori del locale. La lingua lunga di Riccardò veniva buona con le ragazze fino ad una certa ora, ma poi inesorabilmente finiva con l’appesantirsi di troppi bicchieri e diventare troppo rivoluzionaria. Le ragazze  volevano solo inconsapevoli saliva e sudore prima di tornarsene a casa – delle sane scopate apolitiche – . Per compenso lungo il ritorno ciondolante ed ebbro verso l’albergo le prostitute erano gentili e passionali nelle loro voci roche di sigaretta e nei loro corpi zeppi e feriti – forse felici –  di amori veloci. Ci attiravano come mosche sul miele dentro i loro portoni. Si è sempre riluttanti a pagare una donna per via di quegli indottrinamenti morali, incarnati come cicatrici. Ma tutte le donne si concedono per qualche cosa. 
:-Il denaro alle mignotte, è sicurezza indiretta. Le mogli te ne chiedono molto di più, molta di più, riciclato e occultato dalla finta purezza delle nozze. Per soldi o per amore, c’è sempre corruzione nella femmes. Ricorda mon amì!
Riccardò avrebbe finito con lo starmi simpatico. Lo vedevo sgattaiolare davanti a me, salire i gradini in pietra, alla rincorsa di un paio di grosse chiappe nere. Si vestiva in maniera indecifrabile, alternando elegante sartoria italiana a bizzarri completi floreali hawaiani.

8 Risposte a “SENTIMENTALISMO ESTIVO, PELLE, SESSUALITA’, LEGGEREZZA.”

  1. ecco. non tutte le donne si vendono. la maggior parte di noi si regala e, spesso, per vedere un attimo di faccia felice quando il bimbo scarta il pacchetto 😉

  2. poi leggo…

    ma adesso dimmi – e subito – che ci sei 😉

    tornata alla vita virtuale dell’ufficio, in cerca di relazioni reali non fatte di lamenti di segretarie frustrate 😉

    ciao, Mart!!!

  3. E’ un’idea, però io non mi fiderei troppo di una congrega religiosa fondata da Homer Simpson…

    Io odio i Francesi e benchè le loro donne siano mediamente assai gnocche, non amo manco loro…

  4. mi hai fatto venir voglia di andare a Barcellona, non tanto per le grosse chiappe (le mie mi bastano e avanzano) quanto per quello strano piacere che mi viene a pensare di conoscere qualcuno sul treno e poi portarmelo dietro per un tratto di vita.

    è un’attività che in passato m’ha portato solo belle sensazioni.

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