SOFFRIRE APRILE.

Nevica. Fuori degli inutili insetti di polline e marzapane volteggiano nell’aria ubriachi, sbattuti, svogliati, scontrandosi frequente in leggere capocciate. Tonf, ovattato. Non stramazza al suolo. Riprende quota, ascende in cielo. E’ quasi ora, qualche domenica di pazienza. Gli alberi si muovono eccitati, come delle minorenni nel piazzale delle medie. Saltellano sulle punte. Gli si solleva la gonna e c’hanno i calzini bianchi fino al ginocchio. Di questi tempi c’è troppa riproduzione nell’aria. Se uno non è arrapato, gli batte una stanca mostruosa. La bufera di neve a smesso, ma il cielo è mica azzurro. Fa una luce alternata, sta dietro la tenda a cambiarsi. Per dire, si vede tutto, si sfila i jeans, si leva la maglietta, di profilo nero su grigio. Bella scena, l’immaginazione pungola la testa più della pelle nuda.
Aprile mi sembra un mese pericoloso. Il risveglio naturale ti pone palesemente dinnanzi all’orrore appena trascorso per confronto posteriore. Un inverno lunghissimo. Non te ne fotte di quel che arriva, ne arriva un altro. Se c’è una fine d’anno in cui tirare le somme, bè, è ad aprile. Aprile è un periodo franco, in cui si cambia il nastro. Rimettono sempre lo stesso. La somma è sempre zero. Un po’ di colore nei titoli di testa, cinque minuti d’estate mentre passano con i pop corn. Poi le stesse scene. Nevica. Fuori degli inutili insetti di mais scoppiato sparati nell’aria. Beccati al suolo da uccellacci neri. Ad aprile i continenti instabili vanno alla deriva. Al momento del distacco, la velocità di allontanamento di due essere sentimentali è direttamente proporzionale alla fragilità del legame. I morti d’aprile non si notano, ma sono a migliaia.  Scompaiono, protetti da avvocati in completi fantasia. Dei bravi oratori gesticolanti. Si smaterializzano in un allergia, biodegradati dentro un kleenex. L’autunno è reale. Cruento. Li vedi appoggiati con la schiena alla base dell’albero, accatastati l’uno sull’altro. Accumulati negli anni, nessuno che dia il colpo di grazia. L’autunno è una persona rispettabile. Aprile è una puttanella che gioca con i sentimenti. Ti fa accarezzare il pelo, ma è una criniera di fiera. Ci si ritrova con il miele in testa e un moncherino per mano. La stagione del simulare ha la stanchezza accumulata che incombe sulla schiena e fa cigolare gli snodi degli arti inferiori. Tre giorni di mare appoggiati ad una boa per non cadere sulle ginocchia faccia nella sabbia. Le disattenzioni non sono fatali, sono la nostra unica salvezza. Aggrappatevi ai calzoni di maggio e lasciate pure il gas aperto.

5 Risposte a “SOFFRIRE APRILE.”

  1. ‘giorno Mart

    qui non si trova la forza di premere un tasto, però si sta progettando di fare un giretto a trient e dintorni, si vorrebbe andare a vedere il Mart ti farò saper 😉

  2. aloa superMart ..mi abitui troppo bene con questi pensieri

    Aprile è una puttanella che gioca con i sentimenti. Ti fa accarezzare il pelo, ma è una criniera di fiera.

    ecco frasi così, le metterei sul calendario di frate Tac

    …mi avanza un po’ di diossina e fumo nero se te ne occorre per maggio….

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