SUNDAY MORNING

Fai che è domenica mattina e prima delle 9 sei gia sveglio.


Bioritmi da giornata lavorativa sempre e comunque.


Anche se sei andato a letto solo qualche ora prima.


La casa gia si sta riempiendo dei rumori del risveglio e sotto le coperte


qualche brivido di freddo..è il calore della notte che se ne va.


Fai che ti rotoli e cerchi posizioni fetali e panciasotto e faccia in su,


e testa sotto il cuscino e gomito sul comodino


alla ricerca di un qualche ulteriore spiragli di sonno.


E le coperte stanche di essere tirate in lungo e in largo,


sembrano lo facciano apposta a lasciarti scoperto.


Fai che cominci a innervosirti e di domenica mattina non è proprio il caso.


Metti che accendi lo stereo e infili le cuffie a isolarti dal mondo, ad anestetizzare l’esterno,


a crearti un silenzio musicale, a deframmentare i pensieri, pulizia del disco mentale.


Metti che restiate in pochi, tu, i Pink Floyd e spazio libero da infilarci ciò che ti pare.


E alzi il volume fino a quando il suono esce distorto e le cuffie sembrano non farcela più.


E mentre senti i battiti rallentarti e un gran bel relax che è quasi meglio del sonno,


ti passano nelle orecchie i quasi diciassette minuti di “Shine On You Crazy Diamond”.


Uno spazio di tempo infinito per pensare.


 


E pensi a questo periodo strano in cui ti si sta riempiendo la vita di gente nuova


e ti pare di non avere abbastanza spaziotempo dove infilarla e abbastanza coraggiodecisionelucidità per capire se devi stare solo da una parte o dappertutto e in che percentuali e in che modo.


Pensi agli amici della palestra, agli amici scassatissimi di sempre che alla fine son sempre validi e fedeli, agli amici nuovi di F.


Pensi che un weekend è troppo corto per dedicarsi a tutti e mantenere e cucire e rattoppare rapporti e non deludere nessuno e fare in modo che quando servirà, ci sia sempre qualcuno con cui riempire un momento vuoto..


Pensi e nel frattempo la musica ti suona in corpo.


E attacca Wish You Were Here


 







WISH YOU WERE HERE


So, so you think you can tell
heaven from hell,
Blue skies from pain.
Can you tell a green field
from a cold steel rail?
A smile from a veil?
Do you think you can tell?


And did they get to trade your heroes for ghosts?
Hot ashes for trees?
Hot air for a cool breeze?
Cold comfort for charge?
And did you exchange
a walk on part in the war for a lead role in a cage?


How I wish, how I wish you were here.
We’re just two lost souls
swimming in a fish bowl
year after year.
Running over the same old ground.
What have we found? The same old fears.
Wish you were here.


VORREI AVERTI QUI


 


Allora credi dì saper distinguere Paradiso da inferno


Cielo azzurro da dolore


Sai distinguere un campo verde Da un freddo binario d’acciaio?


Un sorriso da un velo?


Pensi di riuscire?


 


E ti hanno convinto a scambiare Eroi con fantasmi?


Braci con alberi?


Aria calda con vento fresco?


Gelido comfort con mutamento?


E hai scambiato la tua marcia di guerra con Il dominio della gabbia?


 


Come vorrei, come vorrei averti qui


Siamo due anime perse


Nuotiamo in una sfera di vetro


anno dopo anno


Corriamo sulla stessa vecchia terra


Per trovare che cosa?


Le stesse vecchie paure


Vorrei averti qui


 


 


E allora i pensieri cambiano, le lenzuola si fanno più fredde, il respiro più irregolare, l’aria più malinconica, l’equilibrio con l’esterno si sbilancia e riprecipiti nel vortice dei pensieri che graffiano, pungono, pelle e anima, come cespugli di rovi al termine del prato verde che passeggiavi.


E al diavolo amici e compagnie nuove, vecchie, usate riciclate.


Al diavolo uscite serali e pomeridiane e infrasettimanali alla ricerca di noi sai cosa, di non sai dove e come e perché.


Al diavolo.


Vorrei averti qui, sentire la pressione del tuo corpo caldo addosso e l’alito caldo del respiro lieve lento e ritmato del mattino..guardarti negli occhi ancora socchiusi e vederci il giorno che sorge.


Vorrei averti qui, mattina pomeriggio e sera.


Soli e per sempre.


Vorrei averti qui e dove diavolo sei?


 


Volevo averti qui, ma poi la porta si è aperta ed era mezzogiorno e la musica si è spenta e il filo di luce che intravedevo sotto la porta si è moltiplicato come un esplosione bianca da fine tunnel.


E l’aria finalmente invernale mi pungeva la pelle in brividi piacevoli e rilassanti e non ho più pensato.


 


Volevo averti qui, ma non so dove cercarti.


Ti vedo dappertutto e da nessuna parte.


Dentro tanti volti, dentro poche teste.


Ti trovo e non posso averti.


Ti trovo e non posso volerti.


 


Al diavolo le SUNDAY MORNING.


 


 

3 Risposte a “SUNDAY MORNING”

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