UN GIORNO PER I MORTI VIVENTI. (VOTA MARt)




All’Italia, ma forse anche al pianeta, o forse solamente, alla mia singolare ed autonoma regione, il culto dei vivi è una ricorrenza che non ha giorno. Al culto dei morti, per dire, gli hanno assegnato una gran bella data, in un mese a tema, tristo come la fame. Non poteva essere scelto meglio. Poi ci sono tutte le altre celebrazioni. Dalla festa del Lavoro, alla festa della Repubblica, a quella della Donna. Insomma, un sacco di occasioni per cantare le lodi e rendere grazie,  a fondamenti della civiltà che ormai nessuno rispetta più. Forse in quest’ottica, a nessuno è venuto in mente di fissare un giorno di gloria, per i vivi. Nell’ottica del risparmio. Inutile darti la paghetta se poi me la spendi in bambole. Essere vivi di questi tempi non è, nè facile, nè certo. Molto più spesso, siamo più che alto presenti, frequentanti, credenti ma non praticanti. Il resto dei giorni guardiamo la tv. Al dì di Ognissanti, il pomeriggio è dedicato, con una mezza giornata d’anticipo – o extra? – alla commemorazione dei defunti. Il giorno successivo sarebbe quello ufficialmente dedicato ai defunti. Ho cercato delle motivazioni logiche a questa invadenza e la risposta con più senno che ho saputo darmi, è che, probabilmente, in ogni morto, ci deve essere un che di santità. Quantomeno, per il fatto di aver cavalcato, se non con destrezza, perlomeno con costanza, l’infame somaro dell’esistenza. Quantomeno, per non aver ecceduto con le lamentele, circa l’onerosità del biglietto e la non presenza della destinazione, su google maps. Forse semplicemente, il due novembre, con un po’ di culo, ci scappa ancora una gitarella. Teniamoci liberi e tanti cari fiori al nonno.

Mi inquietà e mi incuriosisce, questo improvviso e devoto affetto per i defunti, seppur per una mezza giornata, rapportato, con la superficiale attenzione verso i vivi, attiva per i restanti trecento e sessantaquattro giorni solari.

Che ci volete fare. Mi piace andare a fondo delle questioni quando, in alternativa, mi servirebbero venti centesimi per cancellare il retro di un gratta e vinci. Tre stelline,un topolino, il trapano. Hai vinto un altro boero.

Le sghembe intensità e passioni umane sono fonte di sorpresa, panico e riflessione. Al di là dell’affetto e del rimorso, dell’insegna ammonitrice di nostro signore che lampeggia dinnanzi casa, al di sopra dell’economia dei fiorai e ben oltre quella superstiziosa mano sulle palle, cos’ha un morto più di un vivo?


Non vorrete anche la risposta!


Sto guardando il Grande Fratello.

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