UNO CHE PREDICA BENE MA SI PETTINA MALE.

Ce la posso fare. O forse no. Forse si, forse no. Si, no, si no. La secchezza  delle meningi si può curare come quella delle fauci; ho ingurgitato CnH(2n + 2)O di vario genere e mi sono sentito subito più produttivo. Frasi vellutate e pensieri acuminati pronti ad essere riversati su carta di pixel. Una meraviglia. E il tutto senza uno straccio di interlocutore. Vacca bestia è una gran disdetta se ci avete mai pensato; le idee migliori ti arrivano quando non hai nessuno a cui esporle. Tipo nel sonno. Il mio cuscino non mi presta più attenzione, offeso nell’intimo dal fatto che io lo sbavi ogni santa notte: guance appiccicose all’alba. La creatività è una apertura a ventaglio della mente che suppongo sia parcheggiabile fra quelle doti naturali che è possibile o no avere in dono dalla catena ereditaria. Tipo avere il pisello lungo, le proprietà di palleggio, la erre moscia, il naso aquilino, quasi tutti i malanni gravi. Mio padre  era un muratore e tirava su case, mio nonno ha fatto il sindaco e aveva sempre trattori verdi, uno a tre ruote. Forse tutta questa creatività non ce l’ho. Sono ridicolmente troppo ordinato, niente colpi di testa, se posso me ne sto in un angolo ad osservare corrucciato, il continuous play del pianeta. Probabile si tratti solo di qualche settore danneggiato nel dna sottomarca dell’ipermercato: mamme! Prestate sempre attenzione ai prodotti in forte sconto! Papà! Quello è già il terzo trapano che acquisti.
Questo non essere definito è una tortura. La mia quietosa stabilità è instabile, soggetta a sommosse impopolari, destabilizzata a periodi irregolari da tendenze battagliere di emersione e rinnovamento. 
– Ho il ciclo irregolare – , confidavo l’altro giorno alla mia amica Samantha.
L’abitudine è come stare sul divano a vedere la tv mentre la tua ragazza inginocchiata te lo succhia e tra la programmazione non c’è uno straccio di partita; a qualcuno alla lunga può venire a noia. La mia ragazza è una grande tifosa del Lecco. I bisogni di sicurezza e certezze ai quali tutti siamo soggetti suppongo siano una risposta al lieto fine che manca a questa favola andata a male che ci è toccata in sorte. Considerato che prima o poi è necessario abbandonare la nave, per la precedente durata del viaggio abbiamo la necessità di sentirci al riparo. Ciò che cerchiamo nella sicurezza della ripetitività è il mantenere con rotte già collaudate, la distanza da tutto ciò che è potenzialmente rischioso. Ma con questa tecnica grezza, unitamente all’eliminazione del fattori presunti negativi si finisce per rinunciare a quelle tre o quattro piacevoli possibilità che la pur sciagurata vita ha in dotazione; spiacente Ciccio, non vi è una possibilità di scissione delle scelte. Non sono giunto al punto di non ritorno, ma prepararsi sul tavolo la tazza per la colazione prima di andare a dormire, è uno dei primi segnali di allarme. Mi sono fatto un esame di coscienza; mi sono dato come penitenza, cento ave maria e cento padrenostro, più l’obbligo di seguire  tutti i servizi sul vaticano per un mese senza ridere. Sarà durissima. Sono un bel minchione, non c’è dubbio. Uno che voleva andare a vivere in città e poi ha speso più dei suoi averi per vivere da solo al paesello. Bella coerenza. Ma ora ho deciso di uscire dal guscio, la polvere mi stava seppellendo; quest’ultima settimana ho fatto delle cose apparentemente semplici, folli per un abitudinario. Sono uscito una sera nell’infrasettimanale per andare ad un gruppo di lettura. Facce sconosciute con le quali parlare, discutere, confrontarsi, tutte nella stessa sera. Non mi succedeva da trent’anni. Il confronto in termini di “vita profusa” è stato impietoso; ho strizzato gli occhi e mi si è materializzato l’angolo di visuale dalla mia scrivania. Lo steccato, gli abeti impolverati, la foschia che occlude l’orizzonte. Non ci sarebbe comunque un granché da vedere. L’ho raccontato. Ho anche risposto ad un annuncio per un offerta di lavoro: arredatorevenditore, diceva. Mi sono venduto con entusiasmo, quando mi hanno chiesto – è disposto anche a lavorare tutti i sabato? – ho risposto SI con convinzione. Credo di aver chiuso con – dopo dieci anni sento la necessità di una nuova esperienza! Poi mi è apparso in sogno Berlusconi con il suo sorriso da Giuda.
Devo precisare. Calmi con gli entusiasmi. Non rinuncerò mai al sabato per il lavoro. Per uno che vuole tornare a sentirsi vivo il lunedì libero è assolutamente inutile e controproducente.
Ci sto provando Luana.

9 Risposte a “UNO CHE PREDICA BENE MA SI PETTINA MALE.”

  1. Mea culpa mea culpa, mea grandissima culpa! 😀

    P.S.

    Commento qui perchè quando non ci sono commenti nei tuoi post non riesco ad aprire il popup!

    P.P.S.

    Quante Stoccarde abbiamo avuto tutti noi, ma forse meglio Stoccarda di S.Petroburgo, dopotutto…

  2. ANSA. TORINO 05 MARZO 2008. CON UN BREVE COMUNICATO DIFFUSO NELL’ARCO DEL POMERIGGIO SI ANNUNCIA LA LIBERZAIONE DEL NONDORMIENTE, VIENI A SCOPRIRE DI COSA SI TRATTA.

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