VERSI, ALCOOL e SUNDAY AFTERNOON


Pomeriggio come da copione al centro commerciale


E l’unico problema è davvero solo dove parcheggiare.


Giro svogliato, giro obbligato, giro solennemente compassato fra i corridoi, puntatina in profumeria alla ricerca della commessa dell’est gia fatta impazzire nelle puntate precedenti. Facce note, famiglie in gita fuori porta domenicale, bambini imbizzarriti, marito-moglie ai ferri corti, ragazze in passerella, ragazzi all’aggancio, facce straniere, facce losche, facce smarrite, corpi tolti di naftalina, aria rarefatta di sudori nervosi e ansia d’acquisto e fragranze di profumi speziati, di quarantenni alla ricerca della nuova ribalta.


Vetrine conosciute, vetrine chiuse, tentativi estremi di nuovi commerci gia all’ultima spiaggia.


Viaggiamo dentro i corridoi stoppati in fermoimmagine, i nostri corpi si muovono sullo sfondo di un paesaggio radioso di shopping terapia, prestampato su un depliant commerciale esibizionista e consumista.


Il nastro trasportatore a percorso fisso e le gole arse ci portano in automatico ai tavolini del bar al piano secondo.


Fuori piove il niente, un cielo malato di grigiori e solitudini, insopportabili a molti, così come a lui.


 


Oggi le cameriere sembrano imbottite di ottimismo da lavoro domenicale salarialmente forte.


“Oggi le bambine sono gentili, le bambine la bambine fanno un sorriso ai fischi dei militari, oggi è un giorno alla pari.”


Le cameriere sembrano imbottite di cortesia, burro di arachidi ipercalorico e glassa di zucchero e canditi.


Squisitamente gentili, squisitamente socievoli, squisitamente disponibili e sopportatrici.


Delle vere macchine programmate per stimolare il consumismo.


Da leccarsi i baffi.


E noi non ci tiriamo indietro.


L’alcool è un fiume lento e inesorabile che scorre fruttato di uva e luppolo e etile sintetico sulla lingua ruvida, sopra il palato e dentro nella gola profonda.


L’alcool rompe le barriere, rompe gli indugi, rompe un bicchiere. Mancanza gia di coordinamento? Errore umano accidentale?


Gli occhi roteanti di vita della cameriera dagli strani capelli woodoo rossi purtroppo alle 18 staccano. Peccato.


Ci vedevo le luci del sabato ancora accese e vibranti sul fondo. Trasudava vita. Vita intensa. Potevo sentire i battiti della musica ancora nella sua testa. La vedevo muoversi nel ritmo involontariamente sensuale.


Degnamente sostituita, parzialmente sostituita.


Il risultato non cambia. Siamo decisamente affabili. Siamo in una campana di vetro isolati dall’esterno del locale, con le voci che si sovrappongono sfasate di significati e toni all’interno e poi ci riavvolgono mixati in spezzoni senza senso.


Il mondo fuori sembra star vivendo un atra dimensione, la sua dimensione corretta.


Dentro siamo estranei.


Solo qualche momento di attenzione verso l’esterno. Disappanno un vetro inesistente per una ragazza da sbirciare sull’orizzonte. Poi rientro. Mi sento più protetto.


Una penna e un foglietto volante sul tavolino, tra calici, superficie umida e salatini stimola sete.


Scrivo una dedica per la cameriera di turno.


Perché? Non mi importa il perché. Senza motivo. Senza scopo fisso. Probabile bisogno di scaricare un eccesso di creatività.


 


“Il sole è tramontato sul mio orizzonte,


domani sarai la mia alba”


 


Qualche amico lo plagia con il proprio numero di telefono.


Consegnato.


Risultato in bilico, troppa insensibilità ormai dimorante.


Il locale sta per chiudere.


Ramazzati fuori come mozziconi di sigaretta ancora in combustione sul pavimento.


Destinazione pizzeria.


Lo show continua.


 


L’alcool stimola le menti creative. E’ inchiostro per le penne. Lubrificante per gli ingranaggi della mente.


Carta di papiro per le traduzioni dei pensieri repressi.


 


Mi fa bene, mi fa male, dovrei smettere di bere, dovrei smettere di bere solo nei festivi.


Odio svegliarmi con il mal di testa, adoro sciogliermi lingua e mente.


Sono una parte di lato A dentro una parte di lato B.


Il cocktail perfetto.


 

3 Risposte a “VERSI, ALCOOL e SUNDAY AFTERNOON”

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