TUTI I SANTI, TUTTI I MORTI, TUTTE I ZOCCOLE.

Al paese c’è questa bizzarra abitudine che il pomeriggio di ogni santi, la gente va sui cimiteri a commemorare i defunti. Mentre il giorno successivo, il giorno della commemorazione dei defunti, tutti se ne tornano a lavorare. Misteri della professione del credente, d’altronde non l’unico e non il più fondamentale. Piuttosto mi domando che necessità ci sia di andare nei campi santi a disturbare, quando di gente morta ce n’è in giro a bizzeffe anche sotto casa. L’unica differenza è che nei primi non è necessario fare domande e non troviamo risposte, mentre altrove, bè c’è sempre qualcuno che prude del bisogno di dire una stronzata per sentirsi vivo. La seconda differenza è che nei primi dobbiamo portare un fiore una volta all’anno per lavarci di dosso il senso di colpa della dimenticanza, mentre altrove, se ti dimentichi di qualcuno, puoi sempre dirgli che hai perso il numero.

In ogni modo il primo di novembre è spesso una giornata orribile dal punto di vista del clima, grigia, stanca e fredda, con la negatività e l’improvviso rigurgito di dolore delle persone, che contaminano l’aria come una puzzetta dentro l’ascensore. Il primo di novembre non puoi fare altro che stare al caldo e ingozzarti di vino e castagne e poi correre in bagno.

Io non chiedevo altro che starmene nella mia camera, che seppur avessi qualche morto vero al quale eventualmente andare a chiedere che ne so, dei numeri vincenti o un intercessione perché finalmente gli attaccanti del Milan si sbloccassero, ne avevo altri gironzolanti per casa null’affatto silenziosi e dal quale disturbo proteggermi. Mi riparavo li dentro in compagnia di Sandra, la mia nuova ragazza, e considerato che lei era così giovane e aveva delle tette cosi grosse, non potendo parlare dell’ultimo romanzo di Ellis che stavo leggendo (lei credeva fosse il ballerino negro e palestrato del video di Justin Timberlake), le avevo proposto di giocare al dottore.

:-Non me la sento, mi disse, in una giornata così sacra e triste.

:-Cazzo, tentai di convincerla, tutta la tua parentela è così viva e vegeta!

:-Non posso, insistette, mentre le infilavo le mani sotto la maglietta. Oggi è una giornata così pura, con tutti questi santi.

:-La santità te la sei giocata con quel che abbiamo fatto settimana scorsa, cercai di farla desistere dalla sua nuova vocazione.

:-Allora ho mal di testa!, concluse.

Mi arresi, l’utilizzo della madre di tutte le scuse mi spiazzò completamente. E poi avevo finito i Moment nell’ultimo weekend nel tentativo di curarmi i sintomi delle bevute. La ragazza si stava facendo donna in fretta. Sentivo che a breve, paventando una mia mancanza di attenzioni, mi avrebbe chiesto una dimostrazione d’amore dal costo di parecchie centinaia di euro. Deluso, mi affacciai alla finestra deciso a passare il pomeriggio guardando dall’alto le macchine  in cerca di qualche donna scosciata alla guida sulla quale fantasticare, come ero solito fare da giovane nei lunghi pomeriggi estivi di studio.

Come tutti gli altri giorni, nel paese non c’era anima viva. Numerosi morti facevano ritorno dal cimitero alle loro abitazioni, stretti nei loro cappotti grigi di lana grossa, la puzza di naftalina e incenso, le braccia da prete intrecciate dietro la schiena e la convinzione di farla franca ancora un po’ grazie alle orazioni recitate di fresco. C’era un vento del cazzo da est, un vento di neve e il cielo lattiginoso e delle foglie secche che rotolavano per la strada assieme ad un pacchetto di Nazionali e il solito tipo stava a bighellonare appoggiato con la spalla sotto il portico di una casa non sua e l’odore di sigaretta mi arrivava fino alla finestra e nell’ombra della prima sera vedevo chiaramente solo la brace luminosa spuntare da sotto il cappello calato sui capelli lunghi e unti e pensavo che anche lui, bè probabile non gliene fotteva niente di parlare con qualcuno, morto o morto che fosse, e per questo mi sentivo meno solo.

Dentro Sandra stava distesa panciasotto sul mio letto intenta a fissare al contrario la copertina del mio romanzo di Ellis con una testa di pagliaccio riversata da qualche parte su un pavimento mentre il perizoma di pizzo rosa le usciva dai jeans e i miei amici erano tutti irreperibili perché si, alla fine, quando si nomina troppo la morte, poi la gente si sente chiamata in causa e si sente in dovere di renderle omaggio per tenersela buona almeno una volta all’anno. Mi stava venendo mal di testa.

13 Risposte a “TUTI I SANTI, TUTTI I MORTI, TUTTE I ZOCCOLE.”

  1. oggi è il compleanno del mio nuovo collega…ho appena mangiato la crostata di fragole (scartando ovviamente tutte le fragole che nn mi piacciono) e bevuto il brachetto (che pure quello non mi piace)…adesso mi addormento, ‘notte 🙂 ab

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