WE ALL LIVE IN A YELLOW SUBMARINE, YELLOW SUBMARINE, YELLOW SUBMARINE!

Nel tempo avevamo preso questa malaugurata abitudine di conoscere solo ragazze che professassero la religione di cameriera. Cameriera di pub, cameriera di pizzeria, cameriera di gelateria, cameriera di ristorante. La ristrettezza delle possibilità offerte dal territorio ci aveva costretti a frequentare per lo più locali che prevedessero il ristoro del corpo. In regioni più avanzate esistono i locali per l’instupidimento della mente. Quella delle cameriere fu una deviazione forzata lungo la temuta e tortuosa sterrata dell’approccio col mondo femminile. Le cameriere, almeno inizialmente per dovere, sembravano le uniche rappresentanti dell’universo femminile disposte a concederci l’onore di uno scambio di battute. Se qualcuno di noi avrà un giorno la sfortuna di doversi raccontare ai propri nipoti – “Nonno, quale fu la prima cosa che ti disse la nonna”-, be la risposta dovrà assolutamente essere – “ Che cosa prende signore?”-. L’apice del romanticismo.
La nostra ultima conquista era una neo laureata di nome Graziella. Un nome che se fosse stato d’arte, mai sarebbe stato più azzeccato. Graziella era la classica bellezza televisiva, una bambola di ceramica abbandonata su una poltrona di un salotto borghese, non una curva in eccesso, niente colore, il viso perfettamente ovale senza un soprammobile fuori posto. Non un tratto caratteristico, un segnale di demarcazione del territorio fisionomico. La si sarebbe potuta confondere con qualsiasi altra sua simile in un nutrito gruppo di due. Aveva un sorriso radioso che difficilmente sopportavo, quasi al pari della voce sfacciatamente dolce e gentile: sembrava perennemente intenta a rivolgersi ad un moccioso appena venuto al mondo. Ciccino della mamma. Ogni volta che mi salutava finivo per sentirmi un idiota per quanto mi sforzassi di lisciarmi il mento, la barba lasciata volutamente incolta.  Graziella era una brava e cara ragazza. Si divedeva fra vari lavori, tutti nel mondo del commercio, sfiancandosi fra turni impossibili che si sovrapponevano e distanze abissali da colmare. Tra me e me avevo pensato che mettendosi in proprio nel mondo della prostituzione avrebbe fatto fortuna, con più soddisfazioni e meno dispendio di energie. Mi trattenni dal darle questo consiglio solo perché non sopporto riceverli a mia volta. Mai dare un vantaggio al nemico.
Zucchino, che ancora non si vuole arrendere ad una lungo futuro di solitudine, come si conviene ad un maschio disperato, si è subito invaghito di Graziella. Zucchino appartiene a quella cerchia di uomini per i quali due saluti consecutivi di una ragazza equivalgono ad una promessa per una notte di sesso sfrenato o come preimpegno matrimoniale. Le ragazze come Graziella, a differenza delle donne vissute in grado di gestire le illusioni volontariamente proposte, nella loro ingenua gentilezza non sanno in quali pasticci possono andare a ficcarsi; i tipi come Zucchino possono diventare appiccicosi ed insistenti. Mettere in moto la loro attivissima ed inutilizzata macchina della libido è facile e rischioso come accendere un fuocherello dentro un deposito di carburanti.
Con l’arrivo dei primi rigori invernali, Zucchino aveva nuovamente sfoderato la sua giacca autunnale; una specie di impermeabile giallognolo di mezza misura. Non era mai stato un tizio che badasse molto all’aspetto esteriore. Madre natura non era stata molto gentile ma lui non sembrava interessato a migliorare il pacchetto in dotazione con un po’ d’amor proprio. Curare il vestiario, un po’ di dieta, dell’attività sportiva, controllare l’acconciatura. Niente di niente. Lo ammiravo molto. Pur rimanendo nella battaglia dei sessi il fattore di scelta principale, l’estetica non gli interessava. Sarebbe potuto diventare il simbolo per la lotta a questa società basata sull’apparire, sulle insegne luminose, sui trucchi da prestigiatore. Uno slogan vivente della mente sana in corpo avariato. Io passo ore in bagno. La bellezza è un sedile in pelle, scomodo se mancante del rivestimento interno. I contenuti come tecnica di conquista. Peccato Zucchino fosse carente anche in quel campo. L’amor cortese, lo stile, il bon ton gli difettavano spesso un tantino nei momenti cruciali. Rimaneva un grosso lavoratore, un tizio affabile per i discorsi fra maschi, un bambinone permaloso a tratti, un sessantenne dentro la mente di un ottantenne molto più frequentemente. Gli volevo bene, era praticamente l’unico amico che mi era rimasto. L’impermeabile giallo, dato il volume della sua stazza, lo faceva assomigliare al sottomarino dei Beatles arenato su una spiaggia. Non capivo perché si ostinasse ad indossarlo, ma la sua tenacia nel vestirlo mi faceva immaginare che quell’indumento rappresentasse per lui qualcosa di altamente modaiolo. Doveva aver sentito in giro che il giallo era il colore dell’autunno-inverno millenovecentonovantatre. Sulle montagne le mode tendono ad arrivare sempre in ritardo per via dell’eco. Più di una volta ho onestamente pensato di rovesciargli poco involontariamente qualcosa addosso, in modo da compromettere per sempre quello sciagurato indumento, ma l’amicizia che ci lega e l’assoluta indifferenza per i suoi insuccessi, mi hanno sempre fatto desistere. Ultimamente Zucchino deve aver trovato in qualche tasca il coraggio e l’audacia dati dalla disperazione. Non passa serata del weekend che non chieda il numero di telefono a qualche cameriera, frequente più volte alla stessa, per pignoleria. Il suo momento prediletto per entrare in azione è quando la malcapitata è costretta a chiedere per dovere – “Signore, tutto bene, mancava qualcosa?” – . La risposta strategica, accompagnata da un effeminato battito di ciglia è – “Si, il tuo numero di telefono”-. Spesso mi sento mancare. Per onore di cronaca e di Zucchino va specificato che questo sketch riuscì nella sua prima applicazione anni or sono a causa di una simpatica e sciagurata inserviente di sala. Zucchino ottenne il numero al volo tra lo stupore generale e la mia somma invidia. La tizia non era niente male. Vi è da aggiungere che da li ai giorni nostri l’amico non ottenne altro se non salatissime bollette telefoniche e un mazzo intero di due di picche. Ma tecnica che funziona non si cambia. In genere le cameriere davanti a quella inaspettata prima richiesta sono sempre colte di sorpresa e tendono a rifugiarsi in corner con uscite del tipo – “scusa, ma io chiamo solo dalla cabina telefonica” -, oppure –“ io il cellulare lo uso solo per appesantire la borsetta contro le folate di vento”. La scena è in genere colma di una goffaggine e di una cortesia tristi, Zucchino, abituato alle delusioni, la prende con allegra rassegnazione ma le sue viscere sono convito, siano di tutto altro umore. Le ragazze le posso anche capire. Fidarsi o meno di questo tizio dall’aspetto anziano, il ventre gonfio e i capelli grigi arruffati, che pare più un vecchio inglese dedito al turismo sessuale che un trentenne un tantino sprovveduto e dai modi goffi? Il dubbio può sussistere, le ragazze gentili non sanno ferire i ragazzi e quindi preferiscono evitarsi il dovere dall’inizio. Graziella fa lo stesso, sorvola l’argomento e ci irradia con generosi sorrisi. I suoi denti sono piccolissimi e fitti come la tastiera di un pianoforte, il naso quasi inesistente, gli occhi e i riccioli finti nerissimi. I sorrisi le escono automatici come uno sbadiglio. Una paresi nervosa, un sfrontato sberleffo all’amore, un affronto alla vita. Graziella deve ancora prenderlo nel sedere. Un giorno forse sorriderà di meno, poi. Quando ce ne stiamo per andare ci passa dinnanzi e chiede – “Andate?”.
Vedo Zucchino seguirla con gli occhi mentre si allontana e poi battere la testa contro una divisoria in finta pietra di tufo.
– “Ma perché mi piace cosi tanto la fica?”

5 Risposte a “WE ALL LIVE IN A YELLOW SUBMARINE, YELLOW SUBMARINE, YELLOW SUBMARINE!”

  1. oddio rimorchiare le cameriere…

    ma una cubista leggermente pitonata solo in quel punto lì, gli darebbe una bella svegliata a ‘sto Zucchino …con il numero di cell non ci fa mica niente… comunque interessante rassegna di personaggi di ottimo autore

    🙂 giorno sior Mart, questa mattinata è adatta alla pesca delle anguille o del pesce gatto…

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