UN PERSONAGGIO IMPERDIBILE.

Buongiorno. Mi chiamo Giorgio Angolo e fino a qualche minuto fa stavo giù nel giardino –  per la verità sulla stradina in mattonelle – tutto indaffarato attorno alla mia berlina. Ovviamente non potevo stare sul prato inglese che altrimenti poi una volta calpestata, l’erba non ricresce. Così almeno mi ha insegnato mio padre, io gli credo, mica per niente è mio padre. Tra l’altro devo avvisarlo che alcune sterpaglie, dal prato confinante che il vicino lascia volontariamente incolto, – quel fannullone! – si stanno insinuando attraverso la recinzione sulla nostra proprietà. Andrà su tutte le furie. Si diceva. Stavo giù all’aperto con su un golfino non troppo pesante, a lucidare il mio veicolo. Panno antigraffio sulla carrozzeria, cera brillantante sui cerchioni in alluminio, fondo nero sui pneumatici. Il mio veicolo è il mio orgoglio, l’obiettivo che mi ero posto all’incirca – vediamo – fra i diciotto e i vent’anni. Periodo di grosse riflessioni quello. Giravo con l’auto del nonno, un utilitaria verde pistacchio e me ne vergognavo. Fu da quelle umiliazioni che iniziai a fare dei progetti, che decisi di cambiare. E l’anno scorso, verso l’autunno, era una giornata piovosa me lo ricordo perché mi si bagnarono tutti i capelli, raggiunsi finalmente l’obiettivo che mi ero posto. Mi sono presentato alla concessionaria con tutti i risparmi fin li accumulati. In una valigetta. L’ho ordinata. Il venditore ci è rimasto di sasso, posso dirlo con un certo orgoglio. Sono un tipo che lavora con dedizione, non si risparmia, disposto anche a fare gli straordinari. Tarde sere, sabati, festività. In più qualche rinuncia. Niente vacanze costose, poche spese per abbigliamento e ristoranti. Sacrifici che ho ritenuto di fare, e adesso guardatela qui. Grigia fiammante, interni in pelle, da zero a cento in sei e quaranta, spazio di frenata a ottanta orari; trentasette metri sull’asciutto. E poi che linee, eleganti e allo stesso tempo accattivanti.
Scusate, sono quasi commosso.
Quando si raggiungono dei traguardi, bisogna sempre sedersi un attimo, godersi l’istante e congratularsi con se stessi. Qualcuno che non capisce, tipo quel mio amico alto pelato un po’ anticonformista, mi ha chiesto una volta :- Ma quale sarebbe l’obiettivo che hai raggiunto con ‘sto ferrovecchio? Ferrovecchio? Bada a come parli! In effetti li per li mi ha preso un po’ in contropiede, non è che si hanno sempre le risposte pronte.
DISTINZIONE e VISIBILITA’, gli ho risposto dopo aver tentennato un filino, quando mi sono finalmente ricordato le parole stampate bianco su nero sul depliant della concessionaria. Lui ha fatto un sorriso che non ho capito, sembrava un misto fra delusione e sconforto. Ma magari ho interpretato male.
Avevo ancora da fare per una buona oretta con gli interni quando mia madre si è affacciata sul poggiolo. Aveva messo su la giacca di mio padre perché lei è sempre una molto attenta agli sbalzi di temperatura. In effetti in famiglia siamo tutti abbastanza sensibili agli acciacchi e abbiamo imparato a premunirci.
:- Piccoletto! Vieni su ad indossare una ventina, non senti l’aria in sottofondo? Poi domani sei bloccato!, ha vociato con severità dall’alto.
Toccato chinare il capo al solito. In effetti erano gia le tre del pomeriggio e iniziava a fare freschino. Ho chiuso bene la macchina e sono salito su in casa. Ero un tot indeciso davanti all’armadio, fortuna è arrivato mio fratello che ha scelto per me.
:-Metti quella che ha i bottoni sui polsini, mi ha detto. Ho fatto come mi consigliava, d’altronde è mio fratello, mica il primo che passava. Attraversando il corridoio, seppur mi fossi ripromesso di evitarlo, ho verificato nella specchiera dell’appendiabiti lo stato dei miei capelli. Li sto drasticamente perdendo e la cosa mi fa stare malissimo. Avrei accettato qualsiasi malattia, ma i capelli no. Così ogni volta che finisco per passare davanti ad una superficie riflettente, non posso trattenermi dal controllarli. Nella speranza di essermi sbagliato, di ritrovare la vecchia, forte e folta chioma di un tempo. Nella speranza che nell’ultima mezz’ora le gocce rinfoltente abbiano fatto effetto.
Questo taglio è il mio orgoglio. Capelli lunghi, pettinati all’indietro, cotonati. Lo ho copiato una decina di anni fa da un tizio, ai tempi un venticinquenne notissimo qui in città, di gran successo, molto invidiato. Faceva il rappresentante di bidoni aspirapolvere.
Mi sono passato una mano fra i capelli per saggiarne la consistenza. E’ stato come accarezzare il vento, me ne sono rimasti – li ho contati – cinque fra le dita. Ho sentito il morale prendere l’ascensore per il piano interrato. Ricordati di spegnere la luce quando esci!
Che effetto fa un tizio pelato sopra una bmw da quarantamila euro?
Mio padre dal soggiorno si è preso la premura di ricordarmi di sentire la mia ragazza Elizabeth. Elizabeth col th, mi raccomando, altrimenti se ne ha a male. In effetti avrei dovuto chiamarla per organizzare la serata, anche per un semplice saluto per la verità, se per caso nutrissi una qualche forma di sentimento nei suoi confronti. Ma la compagnia puramente visiva non credo sia computata fra la cerchia dei sentimenti umani. Con Elizabeth ci sto più che altro perché non mi piace entrare nei locali pubblici da solo. Sono timido, mi imbarazzo. Sentirsi tutti gli occhi addosso. Così tendo a fare entrare lei per prima. Per questo è molto utile. Elizabeth ha il culo grosso ed è assolutamente senza seno, piatta come l’aerodinamica della mia  macchina. Fortunatamente ha almeno dei bei lineamenti del viso; di tanto in tanto facciamo anche sesso, anche se l’ultima volta sono rimasto bloccato a letto per via di una contrattura alla schiena. Io è più o meno da quando ci siamo messi assieme tre anni fa che la vorrei lasciare, ma purtroppo le ragazze magre con le tette grosse, mi filano all’inizio ma poi, quando inizio a parlare, sembrano perdere subito ogni interesse. Le ragazze non sanno più cosa pretendere. Sono piacente, curato, con una bella macchina. A vent’anni credevo che questo sarebbe bastato per spalancarmi tutte le cosce che avrei voluto. Continuo a crederlo anche adesso. Però sto perdendo i capelli e forse avrò bisogno di rivedere le mie convinzioni. Sono già stato alla Cesare Ragazzi Company per un consulto. Sono entrato di soppiatto, stando ben attento che nessuno mi veda. Quel mio amico grosso pelato dalle idee alquanto franche mi ha detto che devo mettermi l’anima in pace. Mio nonno è stempiato, mio padre anche, passo la vita davanti ad un pc, la strada è segnata. Una larga striscia rosa nel centro del mio cranio.
:-Accorciali man mano per abituarti all’idea o rasali completamente di botto, mi ha suggerito. Io con diecimila euro mi incollo in testa dei capelli non miei invece.
In ogni modo Elizabeth nella mia scala di interessi e valori viene ad un posto x  sicuramente dopo la macchina, la palestra, i capelli e il lavoro. Già la palestra. Oggi è sabato, giorno di scarico e non ci vado; però è l’ora dello spuntino di metà pomeriggio. Una scatoletta di tonno senz’olio andrà benissimo. Mi raccomando. Sei pasti al giorno se volete stare in forma.  Ci vuole tenacia, rinuncia e allenamento. Io purtroppo non faccio molti progressi. Mi alleno, non mangio; uguale non faccio muscoli. Mi alleno, mangio; uguale mi cresce la pancia. La vita è complicatissima. Quel mio amico grosso pelato bevitore quando mi vede bere i succhi di frutta al sabato sera mi scherza. Io non capisco. Lui si concede tutti i vizi; grassi dolci e alcool ed è sempre in forma. Fortuna che è senza capelli. Comunque ho sentito Elizabeth. Bhe, ha telefonato lei. All’inizio era incazzata come spesso le capita. Non ti fai mai sentire! Però quando le ho detto che avevo tirato a lucido il veicolo è tornata tutta contenta. Le piace andare in giro a fare la signora dentro il macchinone. Dentro l’abitacolo sembra quasi una gnocca. Un giorno l’ho osservata da fuori. Ci sono i vetri fumè e fortunatamente quando è seduta non si notano il culone e l’assenza delle tette. Purtroppo mi ha detto che stasera vorrebbe andare in quella gelateria elegante in centro. Sono un po’ preoccupato e non le ho confermato. Non si trova mai parcheggio li, ho paura mi danneggino la macchina. E poi in quel locale la temperatura fa le bizze. Prima caldo, poi freddo. Mi si indispone lo stomaco. E poi quante calorie fa un gelato? E ci sono i faretti sul soffitto. Che problema sono i faretti sul soffitto? Quel tipo di illuminazione smaschera anche la più lieve fra le calvizie. Ma dove vivete!

7 Risposte a “UN PERSONAGGIO IMPERDIBILE.”

  1. Sono produttiva, con molti difettuoli di fabbrica. I Led .. e già. Avrei voluto esserci, chissà che non facciamo una tappa in Italia. Se ne vocifera. Vedremo.

  2. automobile, carrozzeria e tette, estensioni del Sé …forse poco dubitativi ma deleghiamo a loro di rappresentarci …buffo no?! pensieri schiavi di un oggetto

    …però quarantamila e passa euro fiiuuuuu

    😉 saluti cari monsieur Mart

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